Era un giorno piovoso e freddo di fine Novembre quando Irene, tornata anticipatamente dal lavoro, entrando nella camera della suocera le comunicò: -Beatrice ora comincio a prepararti e così tra un’ora quando rientrerà Berardo andremo fuori- . Gli occhi della donna anziana, quasi inferma da tre mesi per una grave fattura al femore a seguito di una caduta provocata da uno scippo, si illuminarono e su quel visto triste e rassegnato, spuntò un sorriso radioso. Con cura la nuora cominciò a curarle il volto.
Ciglia, sopracciglia, labbra, capelli, fondo tinta le dettero un aspetto più gioioso ed alla fine, dopo averle sistemato la pettinatura, chiamò sua figlia chiedendogli di aiutarla per potere vestire la nonna. Beatrice fu sistemata sul letto e la nuora tirò fuori dall’armadio alcuni vestiti ed altri accessori chiedendole il parere: -Irene scegli tu per me- disse la donna. Anche la nipote volle dire la sua ed una volta esaurito il cambio degli indumenti intimi, madre e figlia iniziarono a vestire l’anziana che, dopo un quarto d’ora, afferrata sotto le ascelle dai familiari, poté guardarsi allo specchio restando qualche attimo su una gamba sola. -Che ne pensi nonna?- . -Va bene così- commentò l’anziana. Dalla cassetta del comodino la nuora estrasse un portagioie e Beatrice scelse una collana di perle autentiche e due orecchini anch’essi con una perla incastonata su una montatura di oro giallo. Vestita con un elegante maglione avana sopra un paio di pantaloni adattati alla sua condizione di inabilità, venne adagiata sulla carrozzina in attesa che arrivasse suo figlio allertato da una chiamata della moglie. Si dettero appuntamento nel garage ed appena l’ascensore si aprì egli era lì ad accogliere la famiglia. -Sta piovendo, l’avete portato l’ombrello?- domandò dopo aver dato un bacio sulla fronte alla madre ed alla figlia Cecilia. -L’avete coperta a modo?- . -Sì; le abbiamo anche messo il soprabito- rispose la moglie. -E il cane Irene, l’avete lasciato in casa?- . -È più di ingombro che altro- si giustificò lei. Sistemata la carrozzina dentro l’auto familiare si avviarono verso il centro commerciale e strada facendo Berardo illustrò il prosieguo della serata: -Io andrò a comprare delle batterie ed un copri-cellulare nel negozio accanto al supermercato e tu andrai a fare la spesa- disse alla moglie -e mi raccomando prendi due o tre carrelli- sottolineò puntigliosamente più di una volta. -E io che faccio?- disse la figlia. -Tu resti in macchina con la nonna e quando ti chiamerò ci raggiungerai. Dato che fa anche freddo è meglio se resterete al coperto- . -Allora potevo restare a casa!- borbottò la madre di Berardo. -Vuoi stare al freddo?- replicò il figlio. -No, ma ci sarà anche un bar per prendere un gelato o un negozio da visitare?- obbiettò infastidita la madre. -Bene, allora parcheggerò nel garage sotterraneo del supermercato così non ti bagnerai e dopo con l’ascensore saliremo a piano terra. Ognuno andrà per conto proprio salvo ritrovarsi allo stesso punto delle altre volte; però state nelle vicinanze così quando vi chiamerò non perderemo del tempo- spiegò Berardo. Salirono al piano terra ed i coniugi si diressero celermente nei rispettivi negozi, mentre nonna e nipote si mossero verso una gelateria. Cecilia, attenta a non urtare la carrozzina nella massa cospicua di gente che affollava il porticato, si fermò quando la nonna venne salutata da un’amica: -Ciao, sempre vestita con cura, eh!- . -Insomma; contentiamoci. Non ci voleva questo incidente- sospirò Beatrice -il fatto è che siamo vecchi. Vent’anni fa non mi sarebbe successo perché avrei reagito- . -Ma che dici! Siamo anziani e non vecchi eppoi i mascalzoni sono sempre in agguato. Senti verrò a trovarti in settimana prossima; il numero di telefono è sempre lo stesso?- . -Certamente! Mi farà piacere- concluse Beatrice. Il tempo di scambiarsi un abbraccio, dei baci ed ulteriori complimenti per il suo abbigliamento che nonna e nipote proseguirono verso la gelateria. Ordinarono due coppette una di stracciatella e cioccolata ed un’ altra con torrone e nocciola e si sederono una di fronte all’altra. Appena il tempo di finirle che Cecilia ricevette una telefonata sul cellulare dal padre venendo informata che a momenti le avrebbe raggiunte. La ragazza si mosse subito con la carrozzina e sulla porta della gelateria entrambe si ricongiunsero a Berardo che aveva con sé una busta di plastica. Egli chiamò immediatamente la moglie chiedendole ragguagli sulla situazione nel supermercato e lei si lamentò per il notevole flusso di persone che si attardavano anche a chiacchierare davanti agli scaffali. -Fra quanto giungerai alla cassa n°1?- chiese il marito. -Tra dieci minuti; piuttosto vieni subito a darmi una mano- propose la moglie -c’è una ressa incredibile. Vengono tutti adesso a fare la spesa- sottolineò stizzita. -Ti raggiungo subito- concluse Berardo iniziando a camminare velocemente dopo avere dato disposizioni alla figlia. Lentamente nonna e nipote si portarono su un lato del porticato perché la gente camminava velocemente ed il rischio che qualcuno potesse urtare la carrozzina era reale. Una volta dentro il supermercato si fermarono accanto alla solita cassa, in attesa dei propri familiari. Berardo ed Irene vi giunsero dopo poco con tre carrelli pieni stracolmi di cibo e subito si incanalarono tra le transenne libere della cassa riservata ai portatori di handicap. La cassiera, vedendo una persona in carrozzina in condizioni di palese inabilità, controllò la tessera ed anche se si accorse che essa era intestata a nome di Berardo, non obbiettò. Mentre Irene cominciò a disporre gli alimenti sul nastro scorrevole, suo marito dette uno sguardo ad altre casse dove la gente, formando lunghissime file in attesa, si accalcava stazionando con carrelli straripanti. Uscirono alla svelta e davanti alla porta scorrevole, voltandosi indietro, Irene toccò la spalla al marito: -Hai visto che code?- . Berardo le strizzò l’occhio e sorrise. Giunti a casa Beatrice venne rimessa nel letto salutata dalle effusioni di Maciste, un grosso San Bernardo che aveva approfittato dell’assenza della padrona per sdraiarsi al suo posto nel letto. Al momento mise le zampe sui braccioli della sedia a rotelle e cominciò a lavarle la faccia con la sua lingua fino a che non venne trascinato a forza fuori dalla camera, ma una volta sistemata la donna nel letto si sdraiò ancora accanto a lei che prese ad accarezzarlo. -Abbiamo fatto una spesa abbondante; vero Beatrice?- domandò Irene. -Soprattutto abbiamo fatto presto- interferì il marito -e la mamma si è presa anche un bel gelato- precisò ancora il figlio. -Peccato che io esca solo per andare alla cassa speciale- commentò scuotendo la testa Beatrice.