La strage di Bologna

La strage di Bologna. Bellini, i Nar, i mandanti e un perdono tradito / di Paolo Morando (Autore). Feltrinelli, 2023 EAN 9788858855737

Di seguito: Una descrizione tratta dal sito IBS, una Recensione di Gianni Gianassi su Facebook

Descrizione da IBS

La strage di Bologna. Bellini, i Nar, i mandanti e un perdono tradito – Morando, Paolo – Ebook – EPUB3 con Adobe DRM | IBS

Il 2 agosto 1980 Anna Di Vittorio perse il fratello Mauro. In quei giorni conobbe Gian Carlo Calidori, poi divenuto suo marito, che nella strage aveva perso invece un amico. Una quindicina d’anni fa, dopo un lungo percorso di corrispondenza e conoscenza con Mambro e Fioravanti, Anna e il marito scrissero la lettera di “perdono” che consentì alla Mambro di ottenere la libertà. Poi però il fronte innocentista iniziò a sostenere che a trasportare la bomba, rimanendone vittima, era stato Mauro Di Vittorio, vicino a Lotta Continua. All’ipotesi aderirono senza imbarazzi proprio Mambro e Fioravanti. La vicenda rientrò, anche per via giudiziaria, ma permette di fare il punto definitivo sulla storia processuale e sulle novità emerse dalle sentenze su Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, entrambi condannati all’ergastolo. Lo sfondo di quest’ultimo processo riguardava, infatti, per la prima volta, mandanti e organizzatori della strage. E passi per Gelli e Ortolani, ma sono rispuntati nomi che sembravano appartenere a una stagione precedente, come l’ex capo dell’Ufficio affari riservati Federico Umberto D’Amato e il giornalista Mario Tedeschi, già senatore missino e direttore del “Borghese”. Oggi la lettura della strage di Bologna è cambiata: non più l’opera di un gruppo di ragazzetti esaltati (i Nar), bensì un’operazione lungamente studiata, quanto in alto ancora non si sa, ma sicuramente organizzata e finanziata dalla P2, insieme a pezzi dello Stato e saldando le sigle della galassia dell’eversione nera. Tutto questo in una logica di continuità con gli anni settanta: quell’aspra stagione della strategia della tensione, insomma, che nell’agosto del 1980 l’Italia sembrava aver definitivamente archiviato, ma che – per chi ne reggeva i fili – non era invece affatto conclusa. Il 2 agosto 1980 Anna Di Vittorio perse il fratello Mauro. In quei giorni conobbe Gian Carlo Calidori, poi divenuto suo marito, che nella strage aveva perso invece un amico. Una quindicina d’anni fa, dopo un lungo percorso di corrispondenza e conoscenza con Francesca Mambro e Valerio Fioravanti, Anna e il marito scrissero la lettera di “perdono” che consentì a Mambro di ottenere la libertà. Poi però il fronte innocentista iniziò a sostenere che a trasportare la bomba, rimanendone vittima, era stato lo stesso Mauro Di Vittorio, vicino a Lotta Continua. All’ipotesi aderirono senza imbarazzi proprio Mambro e Fioravanti. La vicenda rientrò, anche per via giudiziaria, ma oggi permette di fare il punto sulla storia processuale e sulle novità emerse dalle sentenze su Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, entrambi condannati in primo grado all’ergastolo. Lo sfondo di quest’ultimo processo riguardava, infatti, per la prima volta, mandanti e organizzatori della strage. E passi per Gelli e Ortolani, ma sono rispuntati nomi che sembravano appartenere a una stagione precedente, come l’ex capo dell’Ufficio Affari riservati Federico Umberto D’Amato e il giornalista Mario Tedeschi, già senatore missino e direttore del “Borghese”. Oggi la lettura della strage di Bologna è cambiata: non più l’opera di un gruppo di ragazzetti esaltati, i Nar, bensì un’operazione lungamente studiata, quanto in alto ancora non si sa, ma sicuramente organizzata e finanziata dalla P2, insieme a pezzi dello Stato e saldando le sigle della galassia dell’eversione nera. Tutto questo in una logica di continuità con gli anni Settanta: quell’aspra stagione della strategia della tensione che nell’agosto del 1980 l’Italia sembrava aver definitivamente archiviato, ma che – per chi ne reggeva i fili – non era invece affatto conclusa. Oggi, per la prima volta, la strage più grave della storia italiana ha mandanti e organizzatori. Ma nella vicenda di Anna Di Vittorio rivivono tutti i veleni di una stagione che anc

Recensione di Gianni Gianassi su Facebook

La strage di Bologna. Bellini, i Nar, i mandanti e un perdono tradito. Di Paolo Morando
Uscito da poco per i tipi di Feltrinelli la ricostruzione, aggiornata all’ultima sentenza Bellini, di Paolo Morando si legge come un romanzo avvincente ma senza che il lato umano, tragico della vicenda passi mai in secondo piano rispetto alla spy story.
Morando oramai, almeno per me, si colloca nel filone dell’analisi dura e puntuale, ricca di prove e documenti sui fatti più inquietanti della recente (!) storia d’Italia.
Il libro ripercorre, tra sentenze, testimonianze e storie vere e struggenti delle vittime e dei loro familiari il culmine della ferocia fascista in Italia. Sì, fascista, perché le sentenze convergono sempre e solo su quello: una galassia nera agì di concerto per infliggere al paese il colpo più duro che insieme all’assassinio di Aldo Moro doveva contribuire a cambiare il corso della politica e della società italiana. Fascisti protetti e accuditi dall’allora destra storica e da apparati da sempre nemici della democrazia.
Ma Morando, e non poteva essere altrimenti, ci racconta di come i giudici, e non partigiani politici, abbiano sentenziato chi e come abbia finanziato e coperto le mani omicide di Francesca Mambro (condannata a 9 ergastoli libera dal 2013), Giusva Fioravanti (condannato a 8 ergastoli libero dal 2009), Luigi Ciavardini (condannato a 30 anni in semilibertà dal 2009), Gilberto Cavallini (condannato a 9 ergastoli in semilibertà) ed infine Paolo Bellini (condannato all’ergastolo attualmente detenuto). E così sappiamo, anche se senza condanne per sopraggiunto decesso degli imputati, come dagli atti processuali emerga chiaro il coinvolgimento di Licio Gelli e Umberto Ortolani, così come di alti funzionari dell’intelligence nell’azione di depistaggio sistematicamente compiuta per decenni.
La P2, ancora la P2, quale crocevia dell’eversione più nera, dell’organizzazione del disordine sociale attraverso la violenza, dell’uso dell’Italia fascista e di funzionari traditori nel tentativo di destabilizzare il corso democratico del paese. Questo serva sempre a coloro che, immemori del passato o volutamente ignari si trovano a magnificare politici ed intellettuali che in quegli anni avevano in tasca la tessera del venerabile maestro.
Particolarmente innovativo, per chi non conosce nel dettaglio la vicenda giudiziaria, il racconto del tentativo perpetrato dalla destra in doppio petto, quella moderna, per attribuire la strage ad una fantomatica organizzazione palestinese per mano di un ragazzo vittima della bomba solo perché simpatizzante dell’estrema sinistra romana. Una vicenda triste ed inumana che ha riattizzato dolori e lutti nelle famiglie delle vittime perseverando nella bugia anche dopo che ogni ragionevole dubbio era stato fugato dalla storia e dalla giustizia e che ha palesato il tradimento della fiducia che a Mambro e Fioravanti avevano accordato i familiari di Mauro di Vittorio.
Infine la constatazione, da chi ha votato per l’eliminazione dell’ergastolo, di come tanti criminali comuni, meritori delle pene che stanno scontando, con difficoltà accedono alle previsioni di legge per il loro reinserimento civile mentre per le belve di Bologna, mai ree confesse e contrite per il fatto, le porte del carcere si sono spalancate senza grandi problemi consentendo loro di riprendere una nuova vita.

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