Un Venerdì sera intorno alle 18 il televisore di Federica, tornata da pochi minuti in casa insieme al figlio, cominciò a lampeggiare. Le immagini si alternarono ora sfuocate ora più luminose, con frequenze sempre più lunghe fino a che un secco zac, preluse ad uno spegnimento totale; la luce elettrica in casa continuò invece a funzionare. Dopo un paio di minuti sul video annerito comparve un messaggio in inglese che si dipanava come se fosse stato scritto da una telescrivente ed al termine del quale si rese noto che sarebbe stato tradotto.
Lei che conosceva l’inglese aggrottò la fronte ma al momento, per non allarmare il marito ed il figlio, tacque.
Sbiancando in volto guardò i familiari ed il marito le chiese:
-Allora? – .
-Allora cosa, Tito ! – rispose guardandolo preoccupata.
-Di’ qualche parola- .
-Stanno arrivando gli alieni- chiarì la moglie.
-Quando?- chiese allarmato il marito spalancando gli occhi.
-Fra due giorni- .
-Evviva così avrò qualcuno con cui giocare- esultò Mattia il figlio più piccolo come fa un tifoso quando la propria squadra segna un gol. Di corsa andò nella sua stanza e mise in evidenza i suoi passatempi mentre il padre cominciando a sudare copiosamente, lo seguì chiedendogli perché tirava fuori i giochi dall’armadio e da uno scatolone.
-Se arrivano gli alieni potrò giocare con loro almeno mi divertirò; sono sempre solo davanti alla televisione nel pomeriggio- .
-Non è vero perché ci sono anche i nonni- .
-Loro la televisione se la vedono in camera- ribatté il piccolo.
Il telefono cominciò a squillare: erano familiari ed amici che espressero il timore per la notizia, ed ovviamente si formò una catena telefonica dove le persone cercavano di rassicurarsi reciprocamente.
-Chiudiamoci in casa e pensiamo a fare delle provviste alimentari… non si sa mai; magari teniamoci in stretto contatto- fu la linea di condotta che presero i familiari di Federica.
Conseguenza di ciò fu il precipitarsi al vicino supermercato, più affollato del solito, da cui lei tornò con tre carrelli di spesa.
Il padre di lei, Felice, una volta in cucina dove erano stivate temporaneamente tutte le vettovaglie, rimase stupito nel vedere tanta mercanzia:
-Perché avete portato così tanta roba? Si sfamerebbe un reggimento- commentò venendo rinforzato dalla moglie.
-Se arrivano gli alieni potremmo essere bloccati non si sa per quanto- spiegò il suo genero.
-Bene così rimarremmo un poco insieme…ci vediamo solo la sera a cena- disse soddisfatta sua suocera.
-A tavola non s’invecchia mai- aggiunse Tito.
-È vero a patto che si mangi però. Io avrei anche fame si può fare uno spuntino adesso? Ho fatto colazione stamani alle cinque- obiettò Felice.
-Ma che sei sfondato nonno?- sbuffò il nipote.
-Mi tengono a stecchetto per risparmiare- si lamentò il vecchio.
-Smettila! – brontolò sua moglie- non ci fanno mancare niente- proseguì alquanto infastidita ricevendo il plauso della figlia.
-Meglio evitare di portare la roba in garage. Che ne dite? – suggerì Tito proponendo l’utilizzo degli spazi vuoti negli armadi al punto che tra abiti e maglioni fu possibile notare qualche confezione di spaghetti o delle bottiglie di conserva.
Durante la cena squillò il telefono. Era la sorella di Federica che propose di tenersi in contatto con un collegamento Skype e tramite i cellulari.
-Giustissimo così ci vedremo a distanza e potremo parlarci- .
-Ottima idea- commentò Tito .
-Passami mia sorella- chiese lei e fu accontentata.
-Senti Federica se avrai dei problemi per il collegamento mi potrai chiamare e ti spiegherò come fare. Lo sai io lavoro in questo settore- disse con tono spocchioso.
-Non lo sapevo- rispose la sorella -ora sto preparando da mangiare. Parliamone domani dopo pranzo- precisò la sorella.
Chiuso il contatto rivolgendosi al marito sbottò gesticolando con un “hai capito Tito, lei ora tiene a dirmi che è un’esperta in informatica” .
-Non lo sapevi? – domandò stupito lui.
-Come facevo! Sono cinque anni che non ci incontriamo né ci sentiamo- tagliò corto lei.
Il giorno seguente come convenuto si concretizzò il contatto e ciò dette la possibilità di vedersi dopo tanto tempo tra due gruppi familiari. Si sprecarono, in quella occasione, i “fatti vedere”, “mamma mia come sei cresciuta!” o “che scuola fai Mattia?”. Ognuno dei membri delle famiglie sventolò la mano davanti al video come in una passerella da reality show.
Recuperare tante notizie e situazioni portò via diverse ore e fu possibile mostrare anche con un video la propria abitazione, con le spiegazioni delle migliorie e le novità nell’arredamento.
-Non vivono con te i tuoi genitori? – chiese Federica al cognato Alvaro- eppure lo spazio non vi manca- proseguì con una punta di perfidia.
-Loro hanno fatto un’altra scelta- chiarì lui.
-Guarda questa stanza; l’abbiamo ristrutturata ed ha il bagno comunicante. Io ci tengo ai miei genitori! – affermò Federica che chiese notizie della zia Luisa una donna nubile e di mezza età.
Le fu risposto che “l’abbiamo invitata ma lei ha preferito all’ultimo momento restare a casa perché gli alieni mi potrebbero rapire per la strada”.
Ce ne faremo una ragione- commentò Alvaro.
Ma chi vuoi che la rapisca quella lì- commentò sua moglie -è più facile che si spaventino loro- terminò suscitando ilarità. Dopo questa frase Fedora chiese di salutare i suoi genitori, sottolineando che “anch’io ci tengo ai miei genitori”, ma ci volle del tempo perché Felice e la moglie si erano assopiti in attesa della cena.
Tra sbadigli e sorrisi si consumò un saluto tra genitori e figlia e la nonna chiese di vedere la nipotina. Alla presenza di Martina sul video lei si commosse e con un “come sei bella” strozzato chinò la testa. Anche suo marito si mostrò turbato limitandosi a rispondere, ad un “ciao nonno come stai?” con un “bene grazie; e tu?”.
Felice, non volendo mostrarsi intenerito, pose una mano sulla spalla della moglie che gli fece un cenno di ritornare in camera tra lo stupore di tutti. Il loro congedo fu il preludio alla chiusura del collegamento nonostante vi fosse la voglia di continuarlo.
Per i vecchi coniugi il problema dell’arrivo degli alieni non si poneva in quanto non rientrava nelle loro preoccupazioni ed un commento di Felice lo dimostrò:
-Si parla degli alieni che vengono da fuori ma di quelli di casa nostra non se ne parla- borbottò rivolgendosi alla moglie.
-Anch’io la penso come te. Contano di più gli affetti- sospirò Assunta con rammarico che propose di stare un po’ a riposo sul letto.
Tito e Federica invece si sederono sul divano davanti alla televisione e Mattia tornò nella sua cameretta a giocare; cinque persone, tre generazioni e tre risposte diverse. Era tutti a cena quando la televisione si oscurò di nuovo e subito per scrupolo Tito si alzò e volle controllare l’altra televisione in camera constatando però che anch’essa era abbuiata mentre la luce elettrica non era andata via.
I coniugi rimasero tutti in silenzio fino a quando comparve un jolly ghignante sullo schermo annerito dicendo che “stiamo sorvolando la città e potremo scendere quando vogliamo. Quindi a partire da adesso fino alle ore 20 di domani l’astronave, appena individuata una zona alla periferia della vostra città, potrà atterrare. Arriveremo, aspettateci- .
-Madonna noi siamo in periferia- disse Tito.
La minaccia cominciava a prendere consistenza.
Egli andò subito verso la finestra e guardando il condominio di fronte scorse la chiusura di molte tapparelle; in breve su quella facciata non si notò più alcuna luce. Sua moglie volle scendere a piano terra e da lì, scostandosi in mezzo alla strada, vide, in una via deserta e su tutta la facciata del proprio stabile, un angosciante buio. Rientrò immediatamente in casa avvisando la famiglia mentre Mattia stava confezionando un modello di astronave con il Lego.
-Questo lo regalerò agli alieni- affermò quando la madre entrò nella sua cameretta.
La cena appena interrotta fu ripresa ed ovviamente l’atterraggio dell’astronave riempì i loro discorsi.
-Queste tartine devono essere veramente buone- commentò Felice dopo averne ghermite un paio- se le assaggiano gli alieni non tornano più sull’astronave. Chi ve lo dice che non ci sia un altro mondo dove si mangia e si beve e hai tutti i servizi necessari? – aggiunse nel silenzio totale.
-Se sono più intelligenti di noi ci imbrogliano- disse Mattia.
-No; al contrario se ne vanno subito!- intervenne Assunta che fino ad allora era stata in silenzio.
-Ci scommetti che non ci sarà alcun politico ad accoglierli? – .
-Per forza essere alieno vuol dire pagare le tasse e non le mazzete- borbottò Tito.
-Ci vorrebbero davvero Mazinga e Goldrake – affermò Felice -te li ricordi Federica? – .
-Sì, ma preferivo altri cartoni animati- .
-Chi sarebbero? – domandò Mattia.
-Già lui non era nato- ridacchiò suo padre -appena finito di mangiare ti scriverò i nomi e così potrai farti un’idea con il tuo computer- .
-Grazie papà- .
Fu così che dopocena Mattia si catapultò nella sua cameretta e con il computer iniziò a navigare sui siti che fornivano notizie su quei personaggi fantasiosi. Man mano che procedeva si incuriosiva sempre più e chiese alla mamma se poteva stampare ciò che aveva rintracciato. Venne accontentato ed al richiamo di lei di non andare a letto tardi rispose “domani è Domenica e non devo andare a scuola”.
La mattina seguente non rimase a poltrire nel letto e subito di buon mattino fece colazione con il pacchetto di fogli stampati accanto alla tazza, per farli vedere al nonno.
Venne ripristinato il collegamento tra le famiglie e quella fu l’occasione per ascoltare i pareri più strani parlando, come per incanto, della esistenza della vita nell’universo, sulla veridicità della notizia, sulla forza di gravità, sulle notizie già comparse dei dischi volanti; tutti si trasformarono in astronomi, fisici e biologi.
-Io mi ricordo quando ero giovane delle fotografie dei dischi volanti- disse Felice -ma erano dei fotomontaggi- .
Dopo questa lunga chiacchierata entrambe le famiglie pensarono a preparare il desinare e si lasciarono con la promessa di risentirsi nel primo pomeriggio.
Il jolly fu di parola perché in anticipo rispetto a quanto previsto comunicò, con la solita modalità “atterreremo accanto allo stadio della città”.
-Hai sentito moglie? – gridò Tito.
-Cosa? – chiese la donna da sotto la doccia.
-Atterreranno vicino allo stadio- .
-Beneeee! – urlò Federica -a duecento metri da casa di mia sorella- . -Hai sentito Mattia? – chiese il padre.
-Si ho sentito, ho sentito- rispose deluso il figlio.
Appena uscita dalla doccia, lei chiese consiglio sull’opportunità di chiamare la sorella per fare un collegamento.
-Potrebbe essere letto come beffa; non so cosa dirti- .
A sciogliere questo dubbio arrivò la telefonata allarmata di Fedora.
-Vuoi fare il collegamento? – chiese alla sorella.
-Certamente! – rispose Federica immediatamente -ma devi decidere tu dato che sei l’esperta di informatica- proseguì modulando la propria voce.
-Ti vuoi divertire alle mie spalle? – .
-Non fare polemiche inutili- .
Dopo questa affermazione la chiacchierata continuò solo in viva voce per permettere ad ambo le parti di ascoltare ciò che veniva detto. Nel prosieguo della telefonata Fedora disse che “in lontananza si vede l’astronave ma ancora non è sceso nessuno. Noi, per sicurezza, abbiamo messo la mandata doppia in casa. Dagli sguardi dietro le tapparelle non si vede un’anima a giro per la strada” .
Dopo questa frase Fedora lanciò un urlo:
-Federica! Sono scesi gli alieni, sono vestiti con uno scafandro ed hanno una lampadina sul casco. Si stanno avvicinando agli appartamenti. Mamma mia ho paura- .
-Ma non c’è la polizia o l’esercito? – .
-No, non ci sono. Li abbiamo chiamati subito ma hanno risposto che ci sono cose più importanti di cui preoccuparsi- .
-Ci vorrebbero Mazinga e Goldrake- interferì il piccolo.
-Ma che dici bambino i robot sono frutto della fantasia- chiarì il babbo ora la questione potrebbe diventare seria- proseguì adombrandosi.
-Attiva immediatamente il collegamento così vedremo anche noi- propose Tito ricevendo l’assenso immediato della cognata.
In silenzio le famiglie seguirono l’evolversi della situazione in silenzio interrotto da un “Attenzione, attenzione. Stanno tirando fuori dall’astronave qualcosa. Cerchiamo di capire che cos’ è” – gridò Fedora.
-È uno striscione- puntualizzò suo marito -vediamo che cosa c’è scritto sopra- .
Il gruppo di alieni cominciò a marciare verso le abitazioni e giunto ad una trentina di passi da esse, uno di loro con un piccolo megafono annunciò:
-Siete sul set di un film e vi ringraziamo di aver collaborato alle sue riprese- e dopo queste parole gli alieni si tolsero lo scafandro.
Compresa la natura della messinscena le reazioni che seguirono furono diverse ed il primo a rammaricarsi fu Felice:
-Peccato poteva essere la volta buona. Se ci levavano di torno tutta la marmaglia che c’è a giro avrei sottoscritto per dare loro lo jus soli – .
-Meno male che l’abbiamo scampata. Non ci mancavano che gli alieni dopo gli sbarchi sui gommoni- affermò Alvaro.
-Tale padre, tale figlio; siete due razzisti. Diglielo al tuo babbino quando lo vedi- apostrofò Felice.
-Signor Felice perché ce l’hai sempre con lui? – domandò suo genero -mio padre è una brava persona- precisò.
-Quando dorme! – rispose irritato il suocero che poi si lasciò andare ad altre pesanti, anche se reali, affermazioni sul genero ed il consuocero lamentandosi che la storia non fosse stata reale perché almeno “se li avessero potuti rapire avrebbero fatto un favore all’umanità” . Ognuno volle dire la sua in difesa della propria famiglia e vennero così rispolverati in un crescendo astioso, vecchi rancori.
Gli unici che si sottrassero a questa atmosfera furono i cuginetti che si auspicarono di continuare a sentirsi.
-Ti farò vedere quello che avevo preparato con il Lego da donare agli alieni- .
-Bravo Mattia. Io invece ho ripescato due pelouche che erano in cantina. Un orsetto ed una gattina- specificò Barbara.
Gino Benvenuti da Nero Beffardo
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022