L’ovvieta’ è verità?

L’ovvio, il vero, il normale, il naturale: Giambruno, Vannacci e dintorni…
una riflessione di Anna Maria Guderi

Quando vengono rilasciate dichiarazioni indifendibili – più per la stupidità che per la scorrettezza – da personaggi noti al pubblico, si ricorre di solito ad un sostantivo minimizzante: ovvietà. Ma cosa avranno detto di tanto scandaloso? Solo ovvietà! E’ ovvio che se le donne si ubriacano rischiano di essere stuprate, è ovvio che i gay non sono normali e, discendendo per li rami potremmo aggiungere : che male c’è a dire che i negri sono diversi daibianchi? Non è forse vero? Che è colpa dei migranti se muoiono perché nessuno li obbliga a partire? E che sono sempre loro a minacciare la nostra Patria? Perché dunque ci arrabbiamo? Son cose ovvie e quindi, vere. Il ricorso all’ovvio (vero, normale, di buon senso) non è un’ innocente sottovalutazione del grave pregiudizio che esprime, anzi, soprattutto in ambito politico, ne è un consapevole uso al fine di fare breccia su un elettorato sempre più culturalmente disarmato e manipolato dal populismo becero di questa destra. L’ovvio è il logos del pensiero populista attribuito (magari con ragione) alla maggioranza degli italiani e pertanto, ritenuto (con meno ragione), inconfutabile. E quando mai una sesquipedale ovvietà come quella pronunciata da Andrea Giambruno a proposito delle donne che se bevono se lo cercano – lo stupro – sarebbe assurta agli onori della cronaca se fosse stata detta al bar da anonimi cittadini non imparentati con la presidente del Consiglio? Il problema delle stupidaggini non sta tanto nel fatto che sono diffuse tra la gente comune, ma che lo sono anche – e forse più – condivise e apertamente sostenute da chi , a vario titolo, conta qualcosa in questo paese. L’elenco delle ovvietà e dei luoghi comuni miranti a consolidare e a diffondere una mentalità pregiudiziale e discriminatoria, sarebbe lunghissimo soprattutto se riferito all’ultimo ventennio a conduzione berlusconiana. Più del senso e del luogo comune, prevale il vuoto comune, quello che ispirò nel 1979 un capolavoro assoluto del cinema interpretato da Peter Sellers: Oltre il giardino; una grande metafora della conquista del potere da parte della più ovvia banalità. La disarmante verità dell’ovvio non aggiunge niente a ciò che tutti già sanno e perciò è del tutto inutile. Solo ciò che va oltre l’ovvio ha qualche probabilità di accrescere la consapevolezza del reale e quindi di servire a qualcosa. L’ovvietà è lo strato più superficiale della superficie, quello più evidente, ma più inconsistente. Quello che occupa facilmente le nostre menti e che le orienta verso obiettivi apparentemente scontati, ma spesso sbagliati. L’ovvietà, più è banale e apparentemente innocua, più è pericolosa in quanto veicola messaggi sottintesi tutt’altro che innocui. Giambruno, pronunciando la sua innocua sciocchezza ha prodotto alcuni danni culturali ed etici di non lieve entità discriminando la vittima più volte: a) richiamandola paternalisticamente ad un comportamento più responsabile, b); invitandola a ridurre i propri spazi di libertà e quindi i propri diritti; c) non chiamando in causa la controparte: gli autori della violenza. Questo per dare un’idea di quello che può esserci sotto la banale, innocua ovvietà. A questo punto ritengo non sia del tutto ovvio cercare di chiarire il significato di alcuni termini usati spesso come sinonimi e perciò disavvedutamente o strumentalmente intercambiabili: ovvio, normale, naturale che del tutto intercambiabili non sono. L’ovvio è ciò che è sotto gli occhi di tutti e che viene comunemente accettato senza destare nessun sospetto. Per questo appare normale. Nella nostra visione culturale la maggioranza detta il criterio di normalità la quale, a prescindere dal merito, ha sempre ragione. Se l’ovvio è normale è anche naturale . Tutto ciò che non rientra nella triade ovvio-normale-naturale non fa parte della maggioranza , quindi è un diverso e in quanto tale, minaccia l’identità della nostra comunità. Pertanto i fantomatici nemici della normalità vanno combattuti a suon di stereotipi e di demonizzazioni da tutti i media terracquei. Ma se l’ovvio è evidente, non è detto che sia sempre il vero. Spesso l’ovvio e il vero si fanno coincidere artatamente per calcolo politico, ma è un’ingannevole semplificazione. Dire che i bianchi e i neri hanno la pelle di colore diverso è dire un’ovvietà del tutto inutile, a meno che non sia usata a scopo discriminatorio. Infatti, se è vero che sono diversi per il colore della pelle, non lo sono in quanto appartenenti entrambi al genere umano. E non è nemmeno detto che l’ovvio coincida con il normale. L’ovvio di per sé è una constatazione neutra che non presuppone necessariamente un giudizio di valore, al contrario del concetto di normalità che implica sempre la discriminazione di chi normale non è ritenuto. E non possiamo nemmeno sostenere che ciò che riteniamo normale sia anche naturale. La natura è il luogo in cui la diversità regna sovrana. Se la diversità è la cifra dell’universo, essa è la cosa più naturale e normale che esiste. Il fantasmagorico universo – unidiverso – riunisce tutti i termini: la diversità è normale, naturale, vera e positivamente … ovvia!

Anna Maria, 14-09-2023

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