Il sor Matteo e la bestia
è or la bestia che tormenta
il sor Matteo e la congrega
che più ormai non s’accontenta
chè quasi vuota è la bottega
Quarantotto bei milioni
posti, onori e bei soldoni
non è roba da accattoni
si direbbe … me cojoni !!!
La sua verve è levantina
giunge a sera da mattina
monotòno è il suo eloquio
giunge spesso allo sproloquio
Capitàn di lungo corso
capitano dal grande fiuto
tanta polvere per strada
vola via con lo starnuto.
Capitano sempre in pista
capitano mai s’attrista
la sua clacche è un po’ bislacca
tanto corse … oramai l’è stracca
El paròn de la filanda
cambiar vole el capobanda
“pussa via che d’imbriagòn
ne ghavemo sui cojòn”
Triste è la sorte del burattino
che credeva d’esser burattinaio
e si svegliò un triste mattino
scoprendo d’essere solo un parolaio.
Volea tirar i fili da per sé
e si trovò come quel re
che vestito si credea. ma nudo era
e più non valse ogni sua tiritera.
Nudo a tutti sembrava e nudo era.
Se trar vuoi una morale della storia
è che tutti posson far baldoria
ma pur un limite si pone:
essere non dèi troppo coglione.
E questa non par s’addica la lezione
al nostro nazionale Matteone.
Troppa arroganza e troppa sicumera
portan l’inverno e non la primavera.
Il Baffo Aretino, 4/10/2021