Elementare Watson

Quando l’intelligenza artificiale si dimostra più sensata di quella naturale.
Le domande rivolte a DeepAI fanno parte di una serie di test sulla intelligenza artificiale.

ovvero dello scontro di civiltà e delle competizioni geopolitiche
di Gian Luigi Betti
ciao, sai fare una esposizione della recente politica americana nei confronti dell’Europa?

La politica americana nei confronti dell’Europa negli ultimi anni è stata caratterizzata da un cambio di approccio. Under Trump, gli Stati Uniti hanno abbracciato una visione più protezionista e nazionalista, attaccando le politiche commerciali dell’Unione Europea e criticando l’approccio multilaterale sulla globalizzazione. Inoltre, Trump ha annunciato la sua intenzione di ridurre il sostegno finanziario alle Nazioni Unite e alle organizzazioni internazionali, tra cui l’UE. Tuttavia, con l’avvento di Biden alla Casa Bianca, la politica americana nei confronti dell’Europa sembra essersi evoluta in direzione di un approccio più collaborativo e costruttivo, con enfasi sulla cooperazione sulla sicurezza, la tecnologia e la giustizia globale.

Ritieni che l’Unione Europa abbia di che temere dalla competizione con la Cina? e da quella con gli Usa?

L’Unione Europea deve essere consapevole delle sfide poste dalla competizione economica e tecnologica con la Cina e gli Stati Uniti, ma non necessariamente deve temerla. La Cina rappresenta una minaccia reale per l’UE in termini di concorrenza economica, soprattutto nel settore manifatturiero e delle tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale e il 5G. Tuttavia, l’UE ha già implementato strategie per affrontare questa sfida, come la strategia industriale europea e la creazione di un’Economia Unita. Riguardo agli Stati Uniti, la competizione tecnologica e digitale è più accesa, ma l’UE ha le sue stesse forze competitive come la tecnologia di punta, la ricerca e lo sviluppo. Inoltre, l’UE può beneficiare della cooperazione con gli Stati Uniti in alcuni settori strategici come la sicurezza e la difesa. Quindi, anziché temere la competizione, l’UE deve concentrarsi su strategie di innovazione, investimenti nella formazione e nell’economia sostenibile per mantenere la propria competitività.

Ritieni che sia possibile per l’Europa sostenere il confronto con i competitor internazionali Usa e Cina continuando ad adottare il liberismo economico e rinunciando ad una politica di interventi pubblici, nazionali e comunitari in favore delle aziende europee?

No, non credo che sia possibile per l’Europa sostenere il confronto con i competitor internazionali USA e Cina continuando ad adottare un liberismo economico e rinunciando ad una politica di interventi pubblici, nazionali e comunitari in favore delle aziende europee. Il liberismo economico può essere efficace in condizioni di equilibrio economico globale, ma in un contesto di intensificarsi della competizione economica e tecnologica, l’UE deve essere pronta a intervenire per proteggere le proprie industrie e lavoratori. La competitività dipende anche da fattori come la qualità dell’istruzione, la formazione professionale, la ricerca e lo sviluppo, nonché dalla protezione dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente.

Inoltre, una politica di laissez-faire non consente all’UE di rispondere alle esigenze specifiche del suo contesto economico e sociale, come la creazione di posti di lavoro stabili, la tutela delle piccole e medie imprese e la mitigazione delle disuguaglianze economiche. È necessario un equilibrio tra liberalizzazione e interventismo pubblico per sostenere la crescita sostenibile e inclusiva.

Ritieni che una politica di welfare, atta a tutelare i cittadini europei anche sul piano dei diritti quali l’assistenza sanitaria, il salario minimo, il reddito di cittadinanza, la piena occupazione, l’istruzione, la formazione permanente sia una condizione necessaria per l’attuazione di piani di intervento pubblico a sostegno delle imprese?

Sì, credo che una politica di welfare atta a tutelare i cittadini europei sia una condizione necessaria per l’attuazione di piani di intervento pubblico a sostegno delle imprese. Un sistema di welfare robusto e equo può aiutare a creare un’atmosfera di stabilità e sicurezza per i cittadini, che a loro volta possono essere più produttivi e innovativi, aumentando la competitività delle imprese europee.

Inoltre, un sistema di welfare può anche aiutare a ridurre le disuguaglianze economiche e sociali, aumentando la solidarietà e la coesione sociale. Ciò può a sua volta contribuire alla crescita economica sostenibile e alla creazione di posti di lavoro stabili.

Specificamente, misure come l’assistenza sanitaria, il salario minimo, il reddito di cittadinanza e la piena occupazione possono aiutare a garantire che i cittadini europei abbiano le condizioni per lavorare e consumare in modo sostenibile, aumentando la domanda interna e il consumo delle merci europee. L’istruzione e la formazione permanente sono altrettanto importanti per assicurare che le imprese possano trovare le competenze necessarie per innovare e competitive.

In generale, una politica di welfare equa e solida può essere un fondamento solido per l’economia europea, permettendo alle imprese di prosperare in un contesto stabile e sociale equo.

Europa si Europa no

Ci viene suggerito questo articolo di Marco Mayer apparso su Il Riformista. Lo pubblichiamo con le annotazioni di Gian Luigi Betti (sono i paragrafi con allineamento al centro). Chi volesse partecipare alla discussione può scrivere una mail a obizzo2000@gmail.com

Un articolo di Marco Mayer commentato da Gian Luigi Betti

Stati Uniti d’Europa, da lista elettorale a prospettiva di riforma bipartisan: il fallimento nel voto non deve cancellare il federalismo europeo

di Marco Mayer

La bruciante sconfitta della lista “Stati Uniti d’Europa rischia di cancellare il tema del federalismo europeo dall’agenda politica italiana. Ma senza Europa politica (soprattutto se Trump dovesse vincere le elezioni), il nostro futuro immediato rischia di essere sempre più in balia di Russia, Cina ed Iran.

e gli Usa  (anche se Trump non vincesse le elezioni)

In un mondo dominato da grandi potenze politiche, tecnologiche e finanziarie, il federalismo è un imperativo per il nostro continente. Le sfide globali in materia di politica estera, difesa, intelligenza artificiale, energia e ambiente impongono che la Ue possa agire con gli strumenti propri di una grande potenza.

Francamente il peso della lista “Stati uniti d’Europa” mi pare sopravvalutato. Rispetto a quello che sta succedendo in Francia e Germania e soprattutto rispetto alla prospettiva realistica di qualche cambio di fronte e quindi disfacimento dell’Unione stessa se si dovesse proseguire nella corsa alle armi contro la Russia, forse avrebbe avuto più successo se avesse assunto il nome di “Il regno che non c’è”, tanto per citare un’espressione gramsciana.

Per questo è auspicabile che la formula “Stati Uniti d’Europa” da lista elettorale si trasformi in una prospettiva di riforma istituzionale bipartisan. Il federalismo è un assetto in cui si struttura il potere; in quanto tale di per sé non è né di sinistra né di destra. Il federalismo non cancella, anzi, valorizza le identità nazionali così come le diverse tradizioni linguistiche, religiose e culturale. Il federalismo tutela i diritti di tutti i popoli e di tutte le minoranze. Dopo le elezioni europee la politica dovrebbe rilanciare il dibattito sulle diverse forme di federalismo con lo sguardo rivolto non solo agli Stati Uniti, ma anche all’India, al Canada nonché ad altre grandi democrazie. Oltre alla formula ricorrente degli “Stati Uniti d’Europa” si può considerare anche l’ipotesi una Federazione delle Nazioni d’Europa”. Quello che conta è la sostanza.

Federazione o Stati Uniti d’Europa non sono la stessa cosa e comunque nessuna di queste ipotesi è al momento minimamente contemplata de jure. De facto e politicamente la cosa è del tutto improbabile soprattutto dopo che il pesante intervento americano contro le forniture energetiche russe ha compromesso fortemente il potenziale produttivo europeo, facendo esplodere le contrapposizioni tra i vari paesi.

Su questo argomento consiglio la lettura di Matteo Bortolon: Incubo UE: dal “pilota automatico” europeista a quello atlantista (sinistrainrete.info) , non è un saggio lungo e l’esposizione è piana ma accurata facilmente accessibile anche ai non specialisti.

Quando la Russia invade l’Ucraina deve esserci chi il giorno dopo (e in nome di tutta l’Europa) ha il potere di spedire in Ucraina i più efficienti sistemi di difesa aerea in grado di intercettare missili e droni prima che colpiscano i bersagli.

Quando la Nato effettua un colpo di Stato in Ucraina per provocare la Russia, ci deve essere qualcuno che il giorno prima glielo impedisca.

Quando la Cina punta ad invadere con le sue auto elettriche il nostro continente a Bruxelles deve esserci chi ha il potere di rallentare le importazioni e difendere i nostri posti di lavoro, come accade negli Stati Uniti. 

Quando sul mercato appaiono prodotti e tecnologie avanzate come il 5G, l’auto elettrica, pannelli solari ad alto rendimento … deve esserci una sola autorità che contrasti i veti Usa che non sono competitivi in questi settori e che impongono un fermo in attesa di sviluppare essi stessi questi prodotti.

Il bel libro di Vittorio Parsi Madre patria. Un’idea per una nazione di orfani”, dovrebbe ricordare anche ai sovranisti più miopi che l’Europa federale è l’unico scudo in grado di difendere sul serio e non a parole il futuro della nazione.

Quello di Parsi è un tentativo di rivalutare il concetto di Patria Italia spogliandola dai cascami nazionalisti ma rinvigorendola con i richiami ad una passata grandeur da spendere nelle nuove sfide della globalizzazione. Resta difficile pensare come questo modello italocentrico si possa conciliare in una Europa dove ogni paese pensa lo stesso di sé.

IL FLOP DEL PAPA POP

Una riflessione di Anna Maria Guideri

(In audio veritas)

Non ci si può credere, anche LUI, anche il PAPA ce l’ha coi froci! LUI che si era umilmente chiesto chi sono io per giudicare’, LUI che aveva benedetto le coppie gay attirandosi le aspre critiche dell’establishment ecclesiale, ma suscitando nelle minoranze diverse la speranza di poter finalmente vivere in un mondo tanto normale da ritenere normale la diversità. LUI, citato dai pacifisti come il massimo testimone vivente di pace in un mondo dilaniato da interminabili guerre, LUI, il grande maestro in grado di indicare all’inetta classe politica la via del superamento dei conflitti… LUI, il papa umano, il papa dei diseredati, capace come nessuno di scaldare il cuore dei popoli … LUI il papa pop! Ma ecco che, come nel solco della migliore tradizione letteraria, si comporta come il Mr. Hyde di Stevenson e sbotta emettendo un conato omofobo – frociaggine – evocando la chiesa dei tempi bui della discriminazione e della persecuzione dei diversi: omosessuali, streghe, miscredenti … Quanto devono essere profonde le radici della discriminazione nell’anima cattolica nei confronti di coloro che si discostano dalla visione di un mondo presunto, tanto convenzionale, quanto irreale e disumano se, un papa come Francesco, si lascia andare ad un’espressione già grave per tutti, gravissima per LUI! E quanto bisogno abbiamo noi di sperare e quanto, per questo, è facile illudersi! Quella frase infelice e così distopica è piombata come una pietra tombale sull’icona di Francesco deturpandola irrimediabilmente. Il generale Vannacci non poteva trovare un emulo ed uno sponsor più efficace per la sua campagna elettorale! Sulla scia della santa accoglienza il papa finisce – suo malgrado, spero – per dare una mano alla santa inquisizione accogliendo l’omofobo Vannacci ed escludendo le sue vittime: bella trovata, non c’è che dire! Una perversa eterogenesi dei fini? Siamo consapevoli che anche i papi sono soggetti alle contraddizioni e alle debolezze di tutti i comuni mortali … però … almeno un santino ce lo potevano lasciare … Francesco, così umano, giusto, aperto al dialogo … chissà quanti atei saranno stati folgorati sulla sua via … Purtroppo però nessuno è perfetto, a tutto c’è un limite, per esempio, ai gay, sui gay non si può dare di più. I preti froci sono cattivi soci, anche se la loro esclusione dal seminario può suonare autolesionista visto il numero elevato dei richiedenti asilo. L’imperversare delle parolacce sui social, sui media, nelle sedi istituzionali è una chiara espressione del degrado culturale, etico, civile e politico della nostra società al quale nemmeno il papa è riuscito a sottrarsi dimostrando così di essere sì, un uomo del nostro tempo, ma anche di altri tempi il cui lascito oscuro e limaccioso si allunga fino ad oggi condizionandoci pesantemente. Nella chiesa, la difficile coabitazione fra orientamenti sessuali più o meno diversi e il dovere della castità – di fatto difficilmente praticabile – crea corti circuiti che possono esplodere, come nel caso del papa – horribile visu! – in modo devastante riducendo sensibilmente la sua credibilità e mostrando impietosamente la sua nudità. Dunque, anche il papa, come il re, è nudo? A quanto pare sì, ma non è un bello spettacolo!

Anna Maria, 01-06-2024

RIDERE

Si ride un po’ di tutto,
del bello e anche del brutto.
Del bello abituato
ad essere lodato,
che si sente un apollo
e non è che un pollo …
Del brutto se è egoista,
falso ed opportunista.

Si ride del potere
che non vuol far vedere
la propria debolezza
e ostenta sicurezza.
Ridiam dell’ignoranza
che mostra tracotanza;
si spaccia per cultura
e fa brutta figura.

Si ride di noi stessi
se siamo un po’ malmessi …
Viva l’autoironia
che il pianto porta via,
medica le ferite
ancora non guarite.

Ridere con misura
per scacciar la paura,
evitare gli eccessi,
far coraggio a noi stessi …
Contro le avversità
usar l’ilarità …
anche contro la morte,
la nostra triste sorte.

Ed infine si ride
anche di chi deride,
si sente superiore
a chi crede inferiore …

Ma anche se io spesso
so rider di me stesso
certo non mi è permesso
ridere di chi è oppresso,
di chi ha un destino avverso
solo perché è diverso,
di chi è perseguitato,
straniero, emarginato,
o libero non è
di essere com’è.

Ridere ci protegge
da ciò che non si regge;
ci dona leggerezza,
protrae la giovinezza …
ma non ha la libertà
di usar la crudeltà.

Anna Maria Guideri, 20-05-2024

Il teorema della lumaca

dal web saccheggiamo questa bella riflessione del filosofo Giorgio Agamben

Il guscio della lumaca, di Giorgio Agamben

Quali che siano le ragioni profonde del tramonto dell’Occidente, di cui stiamo vivendo la crisi in ogni senso decisiva, è possibile compendiarne l’esito estremo in quello che, riprendendo un’icastica immagine di Ivan Illich, potremmo chiamare il «teorema della lumaca». «Se la lumaca», recita il teorema, «dopo aver aggiunto al suo guscio un certo numero di spire, invece di arrestarsi, ne continuasse la crescita, una sola spira ulteriore aumenterebbe di 16 volte il peso della sua casa e la lumaca ne rimarrebbe inesorabilmente schiacciata». È quanto sta avvenendo nella specie che un tempo si definiva homo sapiens per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico e, in generale, l’ipertrofia dei dispositivi giuridici, scientifici e industriali che caratterizzano la società umana.Questi sono stati da sempre indispensabili alla vita di quello speciale mammifero che è l’uomo, la cui nascita prematura implica un prolungamento della condizione infantile, in cui il piccolo non è in grado di provvedere alla sua sopravvivenza. Ma, come spesso avviene, proprio in ciò che ne assicura la salvezza si nasconde un pericolo mortale. Gli scienziati che, come il geniale anatomista olandese Lodewjik Bolk, hanno riflettuto sulla singolare condizione della specie umana, ne hanno tratto, infatti, delle conseguenze a dir poco pessimistiche sul futuro della civiltà.Nel corso del tempo lo sviluppo crescente delle tecnologie e delle strutture sociali produce una vera e propria inibizione della vitalità, che prelude a una possibile scomparsa della specie. L’accesso allo stadio adulto viene infatti sempre più differito, la crescita dell’organismo sempre più rallentata, la durata della vita – e quindi la vecchiaia – prolungata. «Il progresso di questa inibizione del processo vitale», scrive Bolk, «non può superare un certo limite senza che la vitalità, senza che la forza di resistenza alle influenze nefaste dell’esterno, in breve, senza che l’esistenza dell’uomo non ne sia compromessa. Più l’umanità avanza sul cammino dell’umanizzazione, più essa s’avvicina a quel punto fatale in cui progresso significherà distruzione. E non è certo nella natura dell’uomo arrestarsi di fronte a ciò».È questa situazione estrema che noi stiamo oggi vivendo. La moltiplicazione senza limiti dei dispositivi tecnologici, l’assoggettamento crescente a vincoli e autorizzazioni legali di ogni genere e specie e la sudditanza integrale rispetto alle leggi del mercato rendono gli individui sempre più dipendenti da fattori che sfuggono integralmente al loro controllo. Gunther Anders ha definito la nuova relazione che la modernità ha prodotto fra l’uomo e i suoi strumenti con l’espressione: «dislivello prometeico» e ha parlato di una «vergogna» di fronte all’umiliante superiorità delle cose prodotte dalla tecnologia, di cui non possiamo più in alcun modo ritenerci padroni. È possibile che oggi questo dislivello abbia raggiunto il punto di tensione massima e l’uomo sia diventato del tutto incapace di assumere il governo della sfera dei prodotti da lui creati.All’inibizione della vitalità descritta da Bolk si aggiunge l’abdicazione a quella stessa intelligenza che poteva in qualche modo frenarne le conseguenze negative. L’abbandono di quell’ultimo nesso con la natura, che la tradizione filosofica chiamava lumen naturae, produce una stupidità artificiale che rende l’ipertrofia tecnologica ancora più incontrollabile.Che cosa avverrà della lumaca schiacciata dal suo stesso guscio? Come riuscirà a sopravvivere alle macerie della sua casa? Sono queste le domande che non dobbiamo cessare di porci.

fonte: https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/28156-giorgio-agamben-il-guscio-della-lumaca.html

Il crollo di Luca Matti

da Facebook un’opera di Luca Matti ed una poesia di Massimo Palladini

Massimo Palladini

Giunse il tempo del crollo strutturale,
Della catasta di sconnesse parti.
Filagne, barre, qualche scala sale,
Rotte gronde, riseghe come arti.
Ma il coacervo, che alza bandiera bianca,
Quasi una torre nuova ripropone;
Quel che la destra tolse, la man manca
Ti rende. Ancor diventa costruzione
L’ accumulo dell’ urbano vissuto.
Così, tra la discarica e il riuso,
L’ artista si trasforma in architetto:
Ridona voce a ciò che è stato muto
Dentro lo stereometrico concetto.
Di cui in città va in scena, oggi, l’ abuso.

Luca Matti

Massimo Palladini non hai idea del regalo che mi hai fatto. Non ho parole per ringraziarti abbastanza per questi tuoi versi così esatti e calzanti e che aderiscono pellicolarmente al concetto che volevo esprimere. Sono molto onorato di questo tuo generoso contributo. Grazie di cuore.

MOTTI DA LEGARE 33

di Anna Maria Guideri

1 – I giornalisti a servizio di TELEMELONI: TELECONIGLI!
2 – Il regime fascista cade nel 1945; il governo Meloni si insedia nel 2022. 1945 – 2022 : ALLA RICERCA DEL FASCIO perduto. 2022 – 2024 … : IL FASCIO RITROVATO.
3 – Perché la sinistra non vince? Perché … non c’è! E se ci fosse? Sarebbe uguale!
4 – Perché Meloni piace? Perché è così fascistoide da sembrare un italiano medio.

Italiano medio

5 – Si deve votare la sinistra non perché ci piace così com’è, ma per poter fare di tutto perché ci piaccia.
6 – Meloni: “Io penso con la mia testa!” Si vede!
7 – Dopo i fochi! La destra neofascista vuole conquistare l’egemonia culturale … O non l’aveva già conquistata Berlusconi?
8 – Informazione manipolata: parlare un italiano corrotto.
9 – “L’errore di D’Alema fu quello di fidarsi di Berlusconi (vedi Bicamerale) …” No, fu quello di fidarsi di se stesso.”
10 – La fascinazione del fascio … Non è un gioco di parole, è un incubo!
11 – Mediaset è una televisione che privilegia il genere dell’evasione ….fiscale!
12 – “La bellezza salverà il mondo?” Forse … ma nessuno come i nazisti amava Beethoven.
13 – La DC era ipocrita, F.lli D’Italia è un partito sincero … Tutto sommato l’ipocrisia è da rivalutare.
14 – “Meloni non è fascista, lei non guarda a Mussolini, lei guarda ad Orban …” Bono quello!
15 – “Tutto sommato Berlusconi era meglio …” Non è rivalutando quello che a distanza ci sembra “il meno peggio” che sconfiggeremo il peggio attuale.
16 – UNIONE EUROPEA: siamo giunti all’EUROSIONE!
17 – La sinistra è dotata di un grande “senso di disorientamento.”
18 – I classici, come il vino, migliorano col tempo. La sinistra è un classico? Pare di no.
19 – Democrazia: il popolo può attaccare il potere. Dittatura: il potere attacca il popolo.
20 – Sullo scandalo del carcere minorile Beccaria di Milano: ai “peggiori” il personale peggiore, vale a dire “scarti agli scarti.”
21 – Cos’hanno in comune Mussolini, Berlusconi, Salvini, Grillo, Meloni …? La pancia … degli italiani!!
22 – Migranti: si parla di integrare e si agisce per disintegrare.
23 – Alcuni politici (vedi Il ministro Sangiuliano) pretendono di insegnare ciò che non sanno.
24 – Aspettiamo fiduciosi il momento di cantare alla Meloni : BELVA CIAO!
25 – Gli elettori del PD di fronte allo scandalo dei voti comprati in Puglia: “Il dispiacere dell’onestà.” (v. Pirandello Il piacere dell’onestà)
26 – Doppiezza: alludere a ciò che si pensa dicendo ciò che non si pensa.
27 – Se è bianco non può essere nero … ad eccezione del governo Meloni!
28 – Fra l’Intelligenza artificiale e la stupidità naturale …. Aiuto! Siamo circondati!
29 – Afascismo = Acostituzione.
30 – Renzi potrà sempre contare sugli AMMIRATI ARABI.
31 – Lottare contro un nemico che in Italia non ha mai governato – il comunismo – è servito ai fascisti ad occultare il vero nemico – il fascismo – che ha governato per vent’anni e governa tutt’ora.
32 – La convivenza col sistema mafioso contagia la classe politica più di quanto la classe politica onesta possa contagiare il sistema mafioso.

Anna Maria Guideri, 01-05-2024