Er boja de Roma
In fatto di condanne in nome di Dio, lo Stato Pontificio non andava tanto per il sottile. Soprattutto tra il 1796 e il 1864, quando ebbe ai suoi ordini il boia più “produttivo” della categoria: Giovanni Battista Bugatti (1779-1869), detto Mastro Titta, che in 68 anni di onorata carriera totalizzò ben 516 esecuzioni tramite cappio, quartamento, mazza, ascia e ghigliottina, tutte registrate sul suo taccuino.
tratto da Focus Storia n. 172
Un Amico Ritrovato
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022
Un uomo di robusta costituzione, precocemente incanutito si trascinava con difficoltà, nel tardo pomeriggio di una giornata piovosa, in una strada di periferia con un sacchetto in mano ed uno zaino pesante sulle spalle. Per tutto il giorno aveva cercato un luogo diverso in cui passare tranquillamente la notte a seguito di un’aggressione subita una settimana prima, nel pieno centro della città messa in atto da un gruppo di giovani teppisti armati di mazze e catene. Era rimasto circa un’ora dolorante sul selciato fino a che una macchina della polizia lo aveva scoperto e provveduto a farlo trasportare in ospedale per le cure del caso.
Una volta dimesso, con qualche centinaio di euro in tasca, frutto di una colletta tra il personale dell’ospedale ed una scorta di alimenti dono di un’associazione benefica, decise di cambiare luogo.
Abbasso Ursula von der Leyen
da Facebook by Alessandro Orsini
A un anno dalla guerra, il grosso è fatto. La maggioranza assoluta degli italiani è contraria all’invio delle armi perché ha capito che l’intento del blocco occidentale è di trasformare l’Ucraina in una nuova Siria utilizzando un intero popolo come carne da macello per far avanzare la Nato ai confini con la Russia ed estendere il territorio degli Stati Uniti in Europa. Senza basi all’estero, gli Stati Uniti sarebbero un Paese isolato tra due oceani: loro punto di forza (è difficile sbarcare sul territorio americano) e di debolezza (è difficile per gli americani sbarcare sui territori altrui). Ora si tratta di lavorare per ricompattare il movimento pacifista in Italia e rendere sempre più evidente la totale illegittimità in cui operano le nostre istituzioni e la mancanza di consenso democratico su cui basano le loro politiche disumane in favore dello scoppio delle guerre nel mondo e del loro sostentamento dall’esterno. Abbasso Ursula von der Leyen, traditrice dei valori dell’Unione Europea. Nessuna Siria nel cuore d’Europa. Avanzi l’Italia, avanzi la pace.
Alessandro Orsini
La guerra che verrà
Bertold Brecht
La guerra che verrà
La guerra che verrà
non è la prima. Prima
ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima
c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente.
Der Krieg, der kommen wird
Der Krieg, der kommen wird
Ist nicht der erste. Vor ihm
Waren andere Kriege.
Als der letzte vorüber war
Gab es Sieger und Besiegte.
Bei den Besiegten das niedere Volk
Hungerte. Bei den Siegern
Hungerte das niedere Volk auch.
Guernica 2015
di Jovcho Savov
In attesa del Gran Botto -2
Ucraina, 26/02/2023 di Corrado Cirio
Nota x anziani.
Ad un giovane l’argomento certamente non interessa. Ma a molti della mia generazione si, a giudicare dalle discussioni in cui vengo coinvolto ogni giorno.
La guerra in Ucraina è comparabile a quella in Vietnam? Se sostenevamo il popolo vietnamita contro gli americani invasori, perché ora abbiamo problemi a mandare armi agli Ucraini invasi dai Russi?
Ebbene, suggerisco di “pensare”.
1)la guerra Ucraina è in primo luogo una guerra di confine. La geografia non è solo segni su una carta: è popoli coinvolti, motivi di sicurezza essenziali, argomenti forti(e non vuote ideologie)per ambedue le parti, soprattutto il confine è un dato stabile nel tempo. Se, cacciati gli invasori, i Vietnamiti hanno ripreso il loro cammino nel mondo, non è mai così tra paesi confinanti, serve un grande accordo politico globale(vedi UE, pensando ai confini tra Francia e Germania) per sperare in una conclusione abbastanza stabile.
Le guerre imperiali/coloniali si svolgono a prescindere dai confini, e sono altra cosa .
2) La guerra in Ucraina è tecnicamente una guerra simmetrica. Le due parti hanno in campo eserciti che si confrontano esattamente con le stesse tipologie di armi e con le stesse modalità di combattimento .La narrazione mediatica dei ragazzi ucraini a Kiev che riempivano le bottiglie di benzina è persino imbarazzante, di fronte a un esercito (2021, fonte IISS) con 856 carri armati, 1184 VCF, 622 blindati, 547 blindati da ricognizione, (totale corazzati circa 3200) 1120 pezzi di artiglieria, 354 lanciarazzi. Aviazione e alleato “forte”.
Non proprio guerra di guerriglia e di resistenza, insomma.
3)Il governo vietnamita chiedeva ai popoli del mondo solidarietà, e noi davamo solidarietà al popolo vietnamita. Non ci pensavamo neppure a inviare armi, quel traffico è appannaggio degli stati, per interessi sempre pelosi.
La gente, i popoli, sa benissimo che è comunque un traffico di morte e non ha mai ragioni nobili.
Chi combatte certamente cerca ovunque armi, e per averle è disposto a tutto. In un mondo con pochi soggetti realmente autonomi, a decidere i flussi di armi sono i soggetti principali, le superpotenze.
3) Le superpotenze. La guerra in Ucraina è una guerra di confine, ma è soprattutto una guerra (quasi diretta) tra Usa e Russia. Dopo pochi giorni dall’invasione del 24 febbraio, Usa e Nato hanno definito ufficialmente termini e obbiettivi della guerra: non solo e non tanto respingere l’invasione, ma distruggere la potenza della Russia.
Per chi fa il paragone assurdo con il Vietnam, sarebbe come se gli alleati del Vietnam (URSS e Cina) avessero dato ai vietnamiti, in cambio degli aiuti, l’obiettivo di distruggere la potenza USA.
Mi scuso con chi legge per la totale inutilità di questo post fuori dal tempo. Ma sentir continuamente settantenni che presi da furore antirusso e da spirito atlantista sognano di tornare giovani partigiani di Ho Chi Zelinsky mi cuoce il fegato.
Corrado Cirio, 26/02/2023
Costituzione e vecchi merletti
attimi e tempo
“La lezione sulla Costituzione si fa a scuola, ma dai…” sono queste le parole pronunciate dal filosofo Massimo Cacciari durante un’intervista da lui rilasciata come ospite a “Otto e mezzo”, programma televisivo, tenuto da Lilli Gruber che va in onda ogni sera sul canale La7. Il filosofo, molto schiettamente, si riferisce, con le parole sopra riportate, all’intervento d’ apertura per il festival della canzone italiana 2023 tenuto da Roberto Benigni sulla Costituzione. Il professor Cacciari, in una nota marginale del suo discorso, ci ha fornito del materiale su cui possiamo strutturare una riflessione, basata sulla domanda: la cultura è figlia di soli attimi, o del tempo?
Leggi tutto “Costituzione e vecchi merletti”Movimente
(Manifesto dell’anima pensante)
I pensieri non sono problemi son creature
Cercare il fuori luogo e l’oltre modo
Lo scrittore è uno scritturato
C’è un tempio tra le tempie
Infinire
Che l’Occidente si orienti
Non avere coraggio per sapere, tenerne per non capire
Non credere nelle radici ma allungarsi coi rami
Captare allucinazioni sempre in perfetto stato di lucidità
Scoprire se sulla terra c’è vita
Immedesimarsi
Coltivare desideri preterintenzionali
Intercettare l’invisibile
Indossar corpi altrui
Inaudito avulso astratto
Non posseder ma essere posseduti
Lasciatevi incontrare in continuazione
Smarrire la strada (così la troverà qualcun altro)
Nevicatevi
Reincarnare reincarnarsi
Baciare a strascico
Meno pazienza e più trascendenza
Predirsi prima dei futuri
Farsi portare dall’invento
Eventualità estreme e illimitate, contemporaneamente
Se si è fuori di sé avvertire il dolore
Differir tra religione e spiritualità
Non sperare in faccia a nessuno
La passione sia energia, mai solo una giustificazione
Rubarsi
Guardare le tv ma non accenderla
Invidiar sè stessi
Abbassare di molto i toni della tradizione
Imitare solo in caso di nulla
Pilotare l’indiscusso
Porre le basi per avere altre altezze
Fare il mare
Rammentare che parodiare è da parodiabili
Elevarsi alle ennesime potenze
Smetterla di sentirsi un Dio ma cominciare ad esserlo
Mai confondere velocità con fretta
Cantar solo incantando
Aprimi cielo
Prendi paura (e portala via)
Un figlio nasce, non “si ha”
Prima del cittadino e dell’uomo viene l’essere
Meno orgogliosi più rigogliosi
Conosci tre stesso
Usare solo bombe boomerang
Prevenire le metastasi culturali
Aver cura del proprio metafisico
Basta sfide
Ogni giorno fare detestamento per non accontentarsi
Essere “capaci” (nel senso di contenere il più possibile)
Saper cosa dire quando si deve tacere
Entrarsi
Cogliere la differenza tra scienza e coscienza
Morti si nasce vivi si diventa
Uscire dal Curassico (epoca dell’unica medicina)
Il genio non ha patrie
Lasciare l’ironia a chi non ha altre doti
Complesso non vuol dire complicato
Bisogna potere
Inasprire l’appena
Salviano il baleno
Detonare
Volarsi molto bene
Cosmo universo terra
Provare ad essere stranieri
Più sovraumani, non più umani (dobbiamo diventare)
Meno creanza più creato
Usare il cavallo di Gioia per entrare
Ribellarsi (rivolere il bello)
Alessandro Bergonzoni
Lettera di Silvia a Luigia
Dalla Serie: Missive impossibili di Sandra Vegni
Lettera di Silvia (Teresa Fattorini)
a Luigia Pallavicini (caduta da cavallo)
Recanati, 18 maggio 1800
Carissima Luigia,
sol da poco mi giunse triste notizia de la tua caduta da cavallo in quel della spiaggia di Sestri Ponente. Così lungi, quella spiaggia, da questa mia che lambisce il basso mar Levantico e le sue scarse onde celate, ahimè, spesso alla vista dall’alta siepe che cinge la casa del ‘mio’ poeta.
Quanto diversi – e ‘ahimè’ qui non mi è bastevole a significar lo strazio del mio cuore – i due poeti! Le folte chiome e l’ardimentoso eloquio del tuo amico, lo sguardo fiero e l’eleganza dei suoi passi sebbene – ahi te! – lui se ne vada ognor sempre fuggendo e rare sian le occasioni per fugaci incontri. Ma quanto intensi e leggiadri! Io mi ti immagino, sia pur sofferente, adagiata su soffici cuscini dai leggeri ricami, la mano tremante che riposa fra quelle, calde e forti, del tuo Ugo.
Cuscini per me non ve ne son, salvo le stoffe caduche da disegnar con l’ago: opre femminili cui debbo intendere, sospirando – ahimé di nuovo, che altre parole non sorgono dalla mia mente stanca – mentre sogno agili destrieri scalpitanti e nubi di sabbia levarsi alle mie spalle.
Ben varrebbe una caduta e una gamba da risanare l’afflato del vento che scioglie le mie trecce.
Ma ciò non mi è dato, né mai mi sarà: così mi vuole il poeta e della sua malinconia – non altro – mi fa dono e non esita a far miei i suoi pensieri. Dove mai avrà visto un sorriso perduto dietro a quel vago avvenir che in mente par ch’io abbia?
Pare a lui, forse, ed io or l’osservo, seduta al piano superiore della casa onde liberar il guardo dalla folta siepe e respirar profumo marino. Eccolo, nascosto dalle fronde, in mano un libro consunto, consumar le pietre di un piccolo sentiero. Piccolo, curvo, dall’aria stantìa, la mente che vaga in insondabili pensieri. Sommo, il mio poeta? Non una rima mette insieme, non la musica e il ritmo del tuo Ugo. Evocate sponde, e mari, e lucenti battaglie … sinistri oblii, pallide lune … Oh Luigia, Luigia! Davvero questo è il mio destino?
Aspettar, ogni giorno, da questo balcone, mentre sorrido mesta al guardo di Giacomo, l’arrivo serotino di un peschereccio che affonda la prua nel verde polveroso di questa marina. Polveroso non è il pescator che scende, folti ricci usti dal sole, la pelle bronzea, novello figlio di Nettuno che sbarca balzando in su la riva, la rete colma di pescato stretta fra le ruvide mani.
Che mani, Luigia mia, che mani! Nemmeno tu lo sdegneresti, io credo.
Ma consumar devo i miei giorni, assisa in su questo verone, musa, mio malgrado, del bruttarello vate. E sogno giorni diversi, e cadute rovinose e poeti pugnanti e, se accontentar mi devo, pescatori esultanti vibranti di maschile ardore.
Or ti saluto che il vate mio risale, lento, in su le scale, per il saluto serotino: un casto bacio, tremante, legger calor di labbra su la mia fronte corrugata.
Davvero è questo il mio destino? E se fuggissi? Se il pescator con la sua rete mi raccogliesse? Che dici? Sparire: partire è un po’ morire. Ispirazion pe’ il vate, poesia immortal per colui, libertà per Teresa. Che questo è il mio nome, sai, mia cara. Troppo banale per l’immaginazion funerea del triste mio poeta.
E’ deciso. Silvia morrà. Prima che mani tremule incerte si posino su la mia pelle, che altro merita, io credo, in verità.
Silvia sen va, Teresa vive. Già feci cenno al bruno pescatore.
Addio, Luigia, d’ispirazion mi fu la tua caduta. Anch’io cadrò. In mani callose e ruvide; ruvide carezze mi risveglieranno.
Al tuo risanamento
Teresa (già Silvia)
In attesa del Gran Botto
Ucraina 24/02/2023
Zelinsky sta finendo la sua carne da macello in età 21/40. Ora sta per mobilitare i più giovani e i più vecchi.
(notizia di oggi sul TG 1!!).
Ma continua a chiedere armi per VINCERE. Chi vorrebbe mandare a riconquistare la Crimea? I ragazzini delle elementari o i pensionati?
In Europa si inizia a discutere di leva obbligatoria. (Come dicevo sarebbe successo un paio di settimane fa, vedi il Fatto di oggi e Linkiesta di ieri). Finiti gli ucraini in età di tenere un fucile, a chi toccherà? Per chi non capisce bene, significa che molte centinaia di migliaia di Ucraini nel fiore degli anni sono morti.
Le continue menzogne sulla sicura sconfitta della Russia cozzano con la realtà che chiunque può verificare sui siti americani dell’ISW (che fa spudoratamente il tifo contro Putin, ma fornisce un’accurata mappa quotidiana del fronte).
L’idea che Zelinsky sia sì eroico, ma anche un esaltato che trascina alla morte due intere generazioni senza alcuna prospettiva di vittoria (parola che mi dà il vomito, perché non vale cumuli di morti ed è pura retorica) forse dovrebbe farsi strada non solo nella vecchia testa di Berlusconi.
Cessate il fuoco subito, è l’unica cosa da chiedere ORA.
Il resto sarà oggetto di trattative (e chissenefrega, francamente).
Corrado Cirio 24/02/2023