L’egemonia dell’ignoranza

Piccola provocazione suggeritami dalla lettura dell’articolo di Lorenzo Castellani apparso su Domani venerdì 26 Maggio dal titolo Quel delirio di destra e sinistra
Anna Maria Guideri

(cultura sì, cultura no…)

Visto che l’egemonia culturale non ha mai portato la sinistra a conquistare l’egemonia politica, che invece l’egemonia dell’ignoranza ha fatto conquistare alla destra, chi glielo fa fare alla destra di voler scippare alla sinistra questo primato, visto che non serve a molto? E chi glielo fa fare alla sinistra di allarmarsi tanto per i goffi tentativi della destra di strapparle l’egemonia culturale, visto che la cultura non fa vincere? Se con la cultura non si mangia – come diceva Tremonti – e nemmeno si vincono le elezioni – come dimostrano i fatti – tanto varrebbe che la destra e la sinistra si sfidassero per conquistare l’egemonia dell’ignoranza anziché quella della cultura! Ma forse questa radiosa eventualità non è poi così lontana ….

Anna Maria, 27-05-2023

La caduta

L’irresistibile discesa di Mr. B.
di Anna Maria Guideri

Mai avrei immaginato che sarebbe arrivato il momento in cui avrei provato un moto di umana pietas per Silvio Berlusconi. Per una persona come me, da sempre saldamente ancorata a sinistra, che dalla sua lontana discesa in campo non ha mai cessato di meravigliarsi e di indignarsi per il fatto che ad un personaggio così poco democratico fosse permesso di farsi beffe della nostra democrazia usandola per farsi eleggere e governare l’Italia, questo sentimento non era affatto scontato. Fin dall’inizio della sua resistibile ascesa ho sempre rifuggito, per quanto mi era possibile, l’impatto ossessivo – un vero e proprio stalking – con la sua immagine cartellonistica replicata all’infinito e il suo sorriso virale stampato su un volto di cartapesta ad uso e consumo di un popolo ormai sedotto e ridotto all’irrilevanza dal più abile manipolatore di cervelli che la storia ricordi. Non c’era niente di più insopportabile – per chi avesse a cuore le istituzioni democratiche – del suo conflitto d’interessi, delle leggi ad personam, della compravendita dei parlamentari, della sua dismisura economica, mediatica, politica, erotica ostentate con la grossolana protervia di chi si crede investito, grazie al denaro, di una sorta di onnipotenza divina. Poi però, per una Nemesi fatale, quanto letale, è iniziato il declino e Silvio da burattinaio è diventato burattino. Con la condanna ai servizi sociali, le dimissioni dal Senato, le inchieste giudiziarie, la radiazione dal titolo di Cavaliere della repubblica e, infine, i problemi di salute, si sta chiudendo il cerchio di un’esistenza emblematica che molto può farci riflettere sul senso del potere e della vita. Il suo mito è stato sfatato, prima che dalle sue grane giudiziarie, da lui stesso anche se un branco di cani famelici si ostina a tenerlo in vita per salvare la propria. Ancora una volta la caduta di un potente squarcia il velo del vero. Durante la campagna delle attuali elezioni amministrative Berlusconi è apparso per l’ennesima volta in TV dall’ospedale dove era ricoverato da più di un mese – questa volta per motivi gravi e non per marinare i processi – per lanciare, come un disco rotto, l’appello a votare Forza Italia. E’ apparsa una maschera clownesca, inguardabile, pietosa. L’eloquio era lento, impacciato, il respiro affannoso, lo sguardo fisso, inespressivo da automa, a sostegno della solita retorica propagandistica ripetuta come un mantra, degna delle sue più trite barzellette, incapace, ormai di suscitare ilarità, ma solo pietà. Prigioniero del suo personaggio di cui non è più lui l’autore, ma un fantoccio tenuto artificialmente in vita con un accanimento terapeutico commisurato all’entità degli interessi di cui è ancora portatore e dispensatore. Berlusconi da qui all’eternità, condannato ad un infinito futuro senza la compensazione della tragica grandezza dell’olandese volante che non può morire o della struggente, patetica umanità del compositore Von Aschembach di Morte a Venezia che insegue il sogno della giovinezza perduta. Il corpo malato del re-reo viene esibito come uno strumento di lotta politica, oggi oltre il limite della sua fragilità, ieri, della sua invincibilità. Silvio, il barzellettiere seriale, il satrapo indecente, il clone dell’omino di burro del Paese dei Balocchi è incompatibile con l’idea di tragica grandezza che spesso viene associata alla caduta di un potente. La caduta, non riscattata dalla dignità, merita la nostra compassione e forse, il nostro rispetto.

Anna Maria Guideri, 20-05-2023

piove governo ladro

Sandra Vegni da Facebook
con una foto anche questa presa da Facebook

Tutti i partiti e gli schieramenti politici (nessuno escluso) che si sono avvicendati negli ultimi 30 anni hanno avuto ben fermo un obiettivo: apparire più che essere.
Perché investire risorse in difesa del territorio o nel ricondizionamento degli edifici scolastici? Chi si accorgerà mai che un argine NON è crollato, un territorio NON si è allagato, una scuola NON è crollata? Quanto può rendere il NON accaduto in termini di voti e di risultati elettorali? NON si vede, quindi niente.
Vuoi mettere il ponte sullo stretto, anche se non si fa per colpa delle opposizioni (fluttuanti ma un’opposizione si trova sempre), la cementificazione delle montagne per favorire un Olimpiade, costose e inutili costruzioni per eventi di risonanza mondiale?
Roba che si vede, testimonia il ‘fare’ del governo di turno, produce voti.
Questo conta. Inondazioni, crolli, terremoti? Ci si pensa sul momento, ministri che corrono, presidenti che benedicono, l’importante è farsi vedere.
Se non sei visibile non esisti e non produci rendite politiche. Amen.
Come la chiusura delle preghiere sui morti, le lacrime di coccodrillo, le medaglie sul petto dei superstiti.
Che schifo. Che immenso, profondo, vomitevole schifo.
Poi si mandano le frecce tricolori e tutti battono le mani. E gli amministratori politici tutti tronfi in prima fila a colori alterni.
Apparire. All’essere ci penserà qualcun altro.
L’importante è capitalizzare.

Sandra Vegni 18 maggio 2023

relatività

Andrea Bagni da Facebook propone un bel ricordo in occasione del suo 70mo compleanno

Grazie di cuore a tutte le amiche e gli amici che mi hanno scritto per festeggiare i miei primi settanta anni. Con mio fratello sono 140 anni.
Le cifre tonde fanno un certo effetto, sembrano soglie, momenti di passaggio. Anche perché ricordo perfettamente i settanta anni di mio padre, la festa a sorpresa che gli facemmo. Io che avevo 36 anni pensavo che mio padre era ormai proprio vecchio – anche se un grande vecchio. Grandissimo.
Mi torna in mente adesso che da bambino rimasi colpito da lui una volta che si trovò a discutere a casa (a Ponte a Signa abitavamo), con un fornitore che aveva portato un dondolo per la terrazza: non era più d’accordo col prezzo concordato alla Mostra dell’Artigianato di Firenze. Credo lo sconto gli sembrasse troppo alto. Litigò per telefono con la sua ditta. Poi mio padre alla fine scrisse senza dire una parola una cifra sul libretto degli assegni e firmò con quel gesto rotondo che faceva sempre. Il commerciante allora disse che lui era un signore. Un Signore. Non avevo mai sentito quella parola usata in quel modo, con quel tono. E forse non avevo capito benissimo che volesse dire, però fui orgoglioso di lui. Non c’era dubbio che era una bella cosa.
Un’altra volta, ma ero già grande, disse a un cliente che lui era un Gentiluomo. Mi sembrava lo dicesse sempre con la maiuscola e mi faceva anche un po’ sorridere. Però quelle parole così antiche, desuete, mi sono rimaste impresse.
Forse mi torna tutto in mente adesso perché mi piacerebbe invecchiare – anzi essere invecchiato – un po’ alla sua maniera, da signore-gentiluomo. E artigiano fino alla fine, felice del suo lavoro, come appare nel video che gli ha dedicato un amico gentile.
Quello che ho di sicuro è una bella scia di affetti alle spalle: una valanga di persone ormai adulte che mi scrivono cose dolcissime chiamandomi ancora Prof. Forse vale il verso “Amor ch’a nullo amato amar perdona”: io gli ho voluto molto bene e l’amore non va mai sprecato, in qualche modo ritorna.
Allora penso che forse si resta professori per tutta la vita. E anch’io continuo a sentirmi felice del mio lavoro. Forse non è essere Signori, ma qualcosa è.
Grazie di nuovo a tutte e tutti.

ESTINZIONE-SOSTITUZIONE

di Anna Maria Guideri qualche verso sulla vexata questio : Razza,-Etnia, la purezza della razza… e che qualcun li cacci via
glb

(Il piano etnico di Giorgia Meloni)

Giorgia, come Mussolini,
vuol far nascere i bambini,
ma ne nascon sempre meno …
Le famiglie arcobaleno

con il loro sesso empio
danno il cattivo esempio
ed in tale fattispecie
fanno estinguere la specie.

“Sono madre di una figlia,
credo in DIO, PATRIA e FAMIGLIA;
credo alla normalità,
odio le diversità!

I migranti con i gay
– vedi Soros con gli ebrei –
hanno ordito un gran complotto …
Dei diritti me ne fotto

e mi batto con passione
contro la sostituzione
della nostra razza bianca …
Io son Giorgia, sono franca.

Sono bionda, so’ romana,
forse sono un poco ariana!
Salverò la nostra etnia
contro questa anomalia

e ogni bimbo alfine avrà
una mamma ed un papà.
Che dei gay la minoranza
faccia fuor la maggioranza

degli onesti cittadini
che fan nascere i bambini
come ha stabilito Dio
– e modestamente … anch’io! –

non mi turba più di tanto,
io so’ Giorgia e me ne vanto:
la PATRIA ripopolerò
e alla STORIA passerò.

Ma poi c’è l’altra questione
dell’italica estinzione
minacciata dai migranti
che, anche se ne muore tanti

non fann’altro che arrivare
coi barconi in mezzo al mare.
Non li ferman le tempeste,
ma cos’hanno in quelle teste?

Più ne affoga, più ne arriva …
tanti sbarcan sulla riva:
non si mostrano educati,
mica son stati invitati!

So’ una grande, nera macchia …
cercan qui la loro pacchia
nell’impresa vana e pazza
di estirpar la nostra razza …

Ma li aspetta un’accoglienza
degna di tanta insolenza:
fermerà questa invasione
la finale soluzione!”

Anna Maria Guideri, 13-05-2023

Se questi sono uomini

Ogni giorno un caso. Un governo che schizza fesserie a getto continuo per nascondere la propria incapacità di dare una patina di rispettabilità alla propria subordinazione agli affaristi più biechi ed una sbiancata all’anima nera che gli rigurgita.
La censura a Rovelli, emerito fisico italiano, apprezzato a livello internazionale, è un evidente e cupo segno dei tempi.
glb
David Lognoli, da Facebook ci propone il caso e le sue considerazioni

Se questi sono uomini

David Lognoli da Facebook

Carlo Rovelli, fisico esimio al mio contrario, pubblica da qualche anno dei libri divulgativi di un certo successo. Sovente raffinati, possono essere letti a più livelli. E anzi mi pregio di averne in passato, prima che la fama lo travolgesse, suggeriti ai miei studenti e alle loro famiglie.
Ora in questo complesso mondo contemporaneo in cui la tecnica è padrona disporre di un divulgatore di questo livello, capace per di più di intrecciare la scienza con la storia è davvero una gran fortuna.
Il professor Rovelli era invitato a rappresentare l’Italia all’apertura della Fiera Internazionale del Libro di Francoforte (Buchmesse 2024), fiera dedicata all’Italia. Solo che, solo che il professor Rovelli interviene in occasione di un evento pop, il concertone del Primo Maggio. Il concertone del Primo Maggio, sotto la sigla dei sindacati confederali, non è certo un evento di cultura alternativa, di contestazione al mondo presente. C’è la CISL tra gli organizzatori, non la Corea del Nord.
Il professor Rovelli da quel palco si pronuncia contro il commercio delle armi da guerra. E credo tutti noi non possiamo che essergliene grati, sia sia popolari, comunisti, socialisti, il commercio delle armi da guerra arricchisce pochi terribili ricchi e conduce alla morte la povera gente, i giovani per primi. Che, per di più, in una società con bassa natalità è tripla sciagura.
Solo che ora la guerra piace. Solo che l’Italia con un voto che andava dal PD a FdI ha approvato l’aumento delle spese militari, solo che al governo vi sono uomini che sono espressione dell’industria degli armamenti e altri dell’atlantismo più oltranzista. E pure in talune opposizioni.
Fatto sta che per la propria opinione, legittima, pacifica, pacata opinione il professor Rovelli viene censurato e un qualcuno che, ironia triste della sorte porta pure un cognome testimone di tanto impegno civile, trova il coraggio di attuare questa volontà politica e scrive una lettera con cui rimuove dall’incarico il professor Rovelli.
Qualcun altro pare che abbia già accettato quell’incarico. E magari gli editori italiani come nulla fosse andranno alla Buchmesse 2024.
Eh no. Quando si è uomini la censura non si pratica, si respinge. Quando si è uomini e la sorte ci ha posti in un ruolo di responsabilità certe cose si chiama a farle chi le vuole, non si fanno. Il quieto vivere non vale la libertà e la dignità. E non occorre essere eroi.
Chi avvallerà la scelta di questa censura, in qualsiasi modo lo farà, ne porterà la responsabilità.

La lettera dello scandalo
(di Ricardo Franco Levi: commissario alla Fiera del libro di Francoforte 2024: ove l’Italia è ospite d’onore)

Professore carissimo, è con grande pena che mi accingo a scriverle questa lettera. Con grande pena ma senza infingimenti.
Il clamore, l’eco, le reazioni che hanno fatto seguito al suo intervento al concerto del 1 maggio mi inducono a pensare, mi danno, anzi, la quasi certezza, che la sua lezione che così fortemente avevo immaginato e voluto per la cerimonia di inaugurazione della Buchmesse con l’Italia Ospite d’Onore diverrebbe l’occasione non per assaporare, guidati dalle sue parole, il fascino della ricerca e per lanciare uno sguardo ai confini della conoscenza, ma, invece, per rivivere polemiche e attacchi.
Ciò che più di ogni altra cosa sento il dovere di evitare – e di questo mi prendo tutta, personale la responsabilità – è che un’occasione di festa e anche di giusto orgoglio nazionale, si trasformi in un motivo di imbarazzo per chi quel giorno rappresenterà l’Italia. E non le nascondo la speranza che il nostro paese sia rappresentato al massimo livello istituzionale.
Sono portato a pensare che lei per primo avrà immaginato gli scenari che le sue parole avrebbero aperto. Questo non vale, certo, ad attenuare il peso di questa lettera. Lettera che mai avrei voluto scrivere. Spero, almeno, che possa contribuire a non farmi perdere la sua amicizia.
Con l’augurio di poter presto leggere un suo nuovo libro e, magari, di incontrarla di persona, le invio, caro professore, il migliore dei saluti.

Qualche nota di David Lognoli

Addendum numero 1. Quando vi narrano che occorre liberare la Russia dal proprio governo illiberale ricordatevi questa storiella. Che in Italia si può dire tutto quello che si vuole purché non si tocchino le cose che contano: oltranzismo atlantico, interessi industriali, liberismo economico. E se ho capito pure nel calcio ci sono dei limiti alla parola. Ma non lo seguo.

Addendum numero 2. In “Helgoland” Rovelli affronta la disputa scientifica tra Lenin e Bogdanov (la sinistra comunista). E’ un testo di un grande interesse culturale e di grande attualità. Si intreccia assai con la vicenda gramsciana, quella politica e anche quella umana, e spiega pure qualcosina circa la fine della Russia odierna.