da Facebook una riflessione di Gianpasquale Santomassimo
La confusione continua tra “ebrei” e “israeliani” è stupida, come in un Maestro della banalità alla Gramellini, ma il più delle volte non è innocente, come in professioniste della lagna sull’antisemitismo come la Loewenthal. Io trovo giusto che i cittadini israeliani avvertano tutto il disprezzo da cui sono circondati nel pianeta. Che vengano respinti dagli alberghi, ad esempio. C’è il rischio di discriminare, di annullare differenze tra fautori e oppositori del governo criminale di quel paese? Francamente è molto improbabile che questo sia eticamente rilevante, perché salvo rarissime eccezioni la dialettica politica israeliana prevede distinzioni anche molto vivaci su questioni di politica interna, ma vede fautori e oppositori uniti nella insensibilità rispetto alla sorte dei palestinesi e li vedrà concordi nell’approvazione della soluzione finale della questione.
Danzava un tempo la democrazia come la Salomè con i suoi veli, sfiorare osava gl’infiniti cieli indicando all’umanità la via della giustizia e della libertà: era possibile un’altra verità.
Rendere più abitabile la terra; vincere contro l’odio e la violenza, eliminar l’enorme sofferenza dei popoli oppressi dalla guerra: restituire loro dignità ed abolire fame e povertà
distribuendo meglio la ricchezza per realizzare il ben delle persone affinché di sé stesse sian padrone e di questo sempre abbian certezza sapendo che l’umana condizione non prevede la discriminazione.
Ma col passar del tempo quella danza per propiziare il bene e l’armonia da un vento nero fu spazzata via e s’interruppe il volo e la speranza: caddero come i veli, gl’ideali e la democrazia perse le ali.
Ieri sera, per cena, ho preparato una deliziosa zuppa della cucina tradizionale ligure, lo Zemin a base di bietole, ceci e funghi secchi. Da noi in Toscana è conosciuto come Zimino ed è considerato un piatto della cucina “povera”, con quello che può significare oggi una simile denominazione. Zemin deriva dall’arabo e vuol dire “cottura lenta in acqua” (per altri, invece, cibo grasso). Molte delle nostre ricette derivano dalla continua contaminazione tra diverse culture; centinaia di anni di contatti, guerre e scambi commerciali hanno fatto del Mediterraneo un bacino di confronto continuo tra differenti originalità. E anche nel diritto ci sono state parecchie contaminazioni. In fondo, siamo tutti figli di Sem e Iafet, la discendenza di Abramo. Oggi arabo è sinonimo di islamico, senza dubbio con ottime ragioni. Il diritto dell’Islam, però, è anche molto interessante. Le fonti immutabili del diritto musulmano sono il Corano, la legge divina, la Sunna, la condotta tradizionale di Maometto, l’Iǵmā, l’accordo unanime dei sapienti, e il Qiyas, il ragionamento per analogia. Per i riti giuridici ortodossi o sunniti hanafita, malikita, shafita e hambalita, l’Iǵmā di riferimento è quella dell’Università del Cairo. Ci sono, poi, i riti eretici o sciiti, dominanti in Iran (Paese non arabo) e in Iraq. E, infine, i riti minori: wahhabita e agirita. I riti sono tanti e si differenziano in molti particolari, ma i principi del diritto seguiti sono comuni. Le interpretazioni della legge divina si modulano sul taqlid, il riconoscimento dell’autorità dei dottori delle generazioni passate. Insomma, il fiqh, la scienza del diritto musulmano, è una sorta di commistione tra Common law e Civil law con una forte predisposizione al principio dello Stare decisis. Molti giuristi occidentali si sono chiesti quale fosse il livello di adesione spontanea delle popolazioni al millenario fiqh. Non c’è una risposta precisa, però si è portati a credere che l’Iǵmā, la dottrina giuridica per capirsi, sia la base sociale delle mutazioni di gradimento nei diversi ordinamenti dove il fiqh è applicato. In alcuni Paesi, come il Marocco, la dottrina è sensibile ai lenti cambiamenti sociali mentre in altri, come l’Afganistan, l’applicazione del Corano, e in particolare della Sunna, è molto rigida. Il velo islamico per le donne è un metro di valutazione utile a capire come l’interpretazione del diritto musulmano cambi da paese a paese. Altri studiosi hanno operato perfino una comparazione tra il diritto canonico della Chiesa Cattolica e il diritto musulmano riscontrando parecchie analogie nell’applicazione del metodo interpretativo. Chiudendo questa disamina mattutina, è doveroso fare un riferimento alla dhimmitudine. Con questo termine s’intende l’attitudine, o l’avversione, di cristiani ed ebrei a sottomettersi al diritto musulmano. Ecco, pensate: tutta ‘sta roba è partita con lo Zemin ligure! Beh, stasera per cena una bella spaghettata alla carrettiera non me la toglie proprio nessuno… Augh!
(aforismi trumpiani ed oltre)
di Anna Maria Guideri
1 – Hanno ammazzato Lincoln, hanno ammazzato Kennedy … ora c’è Trump … finché c’è Trump c’è speranza! 2 – All’indomani delle elezioni americane si riprende il solito Trump Trump. 3 – La gente vota il peggio perché E’ il peggio! 4 – Perché il male vince? Perché il male ha il coraggio di essere sé stesso fino in fondo; il bene, no. 5 – L’America è un esportatorenon sano di democrazia. 6 – Perché ci si meraviglia della vittoria di Trump? Perché non ci si conosce! 7 – Il bene conosce bene i valori; il male conosce bene la gente. 8 – The Washington Post non si è schierato contro Trump: dalla STAMPA alla STAMPella!! 9 – La debolezza e la forza della democrazia risiedono nel fatto che può votare anche contro sé stessa. 10 – Perché ha vinto Trump? Harris ha promesso riforme, Trump, miracoli: i miracoli tirano di più. 11 – Divisioni nella sinistra: come odiano la sinistra i sinistri! 12 – La sinistra, cedendo al capitalismo, ha tradito se stessa … no, finalmente ha scoperto chi è! 13 – La squadra non è all’altezza della Meloni … Quale altezza? 14 – Salvini: Io almeno ci metto la faccia! Ma ti sei visto? 15 – Dal però al perciò. Mussolini ha sbagliato ad allearsi con Hitler, però ha fatto anche cose buone … No, si è alleato con Hitler, perciò non può aver fatto cose buone! 16 – Il comunismo è morto, il fascismo è morto (?) … ma anche la democrazia non sta troppo bene. 17 – Salvini: Se non dico la verità vi autorizzo a spernacchiarmi… Non c’è mica bisogno dell’autorizzazione! 18 – Meloni, per un ruolo di super partes, voleva fare eleggere un giudice della sua parte. 19 – Su Berlusconi è calato un silenzio trombale. 20 – Renzi sa quello che dice, ma sbaglia quel che fa, come l’arabo felice, dove gli conviene va. 21 – Meloni ha detto “infami” perché non conosce bene la lingua italiana … però conosce benequella fascista e mafiosa! 22 – Nordio fa la caccia alle streghe? No, alle toghe! 23 – Società moderna: tutto si può dire tranne che ci manchi il senso “cinico.” 24 – Sinistra al bivio: unire le varie anime o le varie animosità? 25 – Come Benito crea Giorgia conserva. 26 – I diritti civili non sono né di destra, né di sinistra … solo se la destra non li disconosce! 27 – La democrazia è un sistema imperfetto nato dalla necessità di rimediare agli orrori dei sistemi perfetti. 28 – L’estremista è un moderato che vede in pericolo i propri interessi. 29 – La società ideale è quella che valorizza le differenze e combatte le disuguaglianze. 30 – DESTRA: chi ha più bisogno di te viene dopo di te. SINISTRA: chi ha più bisogno di te viene prima di te. Facile, per la destra vincere! 31 – Salvini al processo: Potete arrestare me, ma non potete arrestare un popolo … a meno che non sia il popolo dei migranti! 32 – Putin: bandiera russa non è bandiera rossa. 33 – Netanyahu: l’ebreo errante. 34 – Il PD non ha partecipato alle nomine RAI: L’OTTIMO FUGGENTE. 35 – Opposizione: mi si nota di più se mi unisco o se mi divido? 36 – Meloni: Noi facciamo la Storia! No, la ri-fate!
La carta d’identità reca la foto di un vecchio con la barba bianca e il naso storto, quello sono io, accanto c’è il mio nome infatti, e c’è perfino il giorno in cui sono nato, almeno così mi hanno detto, e che ancora per fortuna ricordo. Ma quella che mi terrorizza è la data di scadenza: fra pochi anni non saprò più chi sono
Una città di vecchi, che invecchia in un Paese di vecchi Mio nonno si lamentava con suo figlio, mio padre, che la Firenze degli anni Sessanta non era più quella che lui aveva conosciuto da giovane. Mio padre si lamentava della stessa cosa con suo figlio, cioè io, trent’anni più tardi, nella Firenze degli anni Novanta. Io, per fortuna, ho interrotto la catena del lamento, e non me ne pento. Le città cambiano volto, mutano nel tempo caratteristiche e benevolenza. E cambia anche la nostra percezione, il sentimento che ci mette in relazione al luogo in cui si è vissuto per tanti anni. È normale che accada. Mi ritrovo però a vivere in una città, Firenze, che ha la popolazione tra le più anziane d’Italia, in un Paese, l’Italia, che è secondo solo al Giappone per vecchiaia. L’anziano è conservatore per definizione, spirito, natura e antropologia culturale. Che cosa volete che possa partire da Firenze? La rivoluzione dei pannoloni? Via, non ci meravigliamo che l’unica risorsa rimasta a questa città è l’industria turistica! La svendita della città.
(Nel senso scolastico del termine)
di Anna Maria Guideri
Anche la Pubblica Istruzione – tra le varie – non sfugge al saccheggio delle conquiste democratiche che, pur fra infortuni e inciampi, hanno segnato per circa cinquant’anni il cammino della scuola verso il rinnovamento e il superamento della riforma Gentile. Al diffuso disagio giovanile, sempre più preoccupante, figlio di una complessa crisi di sistema che richiederebbe visioni prospettiche e strumenti attuali più adeguati, i demagoghi di questo governo fanno la voce grossa ricorrendo a misure tanto repressive quanto inadeguate a mantenere sia l’ordine sociale che scolastico. Ricette facili per situazioni difficili che, anziché portarci avanti ci fanno tornare indietro in linea con il ripristino delle magnifiche sorti e regressive. Il ricorso al 5 in condotta per scoraggiare la crescente violenza nelle scuole, e una valutazione del merito espressa, per le scuole medie e superiori, solo con voti numerici senza un minimo di descrizione dei percorsi individuali, mi inducono a riflettere sul voto e sulla sua funzione valutativa in chiave pedagogica e politica.
Era un giorno piovoso e freddo di fine Novembre quando Irene, tornata anticipatamente dal lavoro, entrando nella camera della suocera le comunicò: -Beatrice ora comincio a prepararti e così tra un’ora quando rientrerà Berardo andremo fuori- . Gli occhi della donna anziana, quasi inferma da tre mesi per una grave fattura al femore a seguito di una caduta provocata da uno scippo, si illuminarono e su quel visto triste e rassegnato, spuntò un sorriso radioso. Con cura la nuora cominciò a curarle il volto.
Piccola vita, vita mia, devo a te la scoperta della mia inaspettata tenerezza; il piacere di arrendermi alla tirannia, la mia fiducia in un essere vivente che non doveva fingere di essere buono per farsi amare.
Non esistevano dispetti che la tua grazia non rendesse divertenti, né graffi che non fossero perdonati in cambio dell’irresistibile tremolio. della tua gola.
Piccola creatura d’amore e di mistero … di nascondigli segreti, di fantasmatiche apparizioni, di imperscrutabili sguardi e silenzi … di premeditate rappresaglie, di sommessi rimproveri, di contriti pentimenti …
Per arcane alchimie, ciò che negli umani è riprovevole, in te era solo incanto.
Dove hai nascosto la tua folta coda che ti tradiva sempre sbucando a tua insaputa da recessi impensabili?
Ti evocano ombre fugaci, soffici cuscini, indumenti raggomitolati sparsi qua e là , vibrazioni indefinibili, strani cigolii …
Ti vedo ancora danzare sul tappeto a far festa al mio ritorno offrendo tutto te stesso – dalla testa alla coda – al mio tocco amoroso.
Da ultimo, per pudore, ti rifugiavi in angoli remoti per nascondere il fiore malato della tua bocca e ti allontanavi senza un lamento in punta di polpastrelli, arreso, ormai, al tuo destino.
E mentre piangendo ti salutavo e ti spiegavo che non potevo fare di più, tu mi guardavi con tenerezza infinita e mi ringraziavi per l’ultima volta con tutto l’amore che potevi raccogliere dentro il mormorio impercettibile delle fusa.
Ora ti sei accoccolato sul mio cuore e stai lì e ancora mi fissi con i tuoi verdi occhi indagatori e mi incalzi per capire cosa mi passa per la mente.,
Rivivo ogni istante del tuo ultimo viaggio: la tua riluttanza verso i medici, ma poi la tua fiducia in me, il tuo commovente abbandono alla dolce fermezza delle mie mani, della mia voce.
Ti ho accompagnato fino alla fine raccogliendo il tuo ultimo respiro che conservo per sempre nel mio cuore..
La tua anima felina aleggia già oltre i confini dello spazio e del tempo tenera e corrucciata, permalosa e ruffiana, arrendevole e imperiosa, amorosa come un canto sommesso e segreto bisbigliato al mio orecchio solo per me, per noi.