(ovvero come liberarsi dall’abbraccio soffocante delle multinazionali)
di Moreno Biagioni
L’influenza delle multinazionali in Toscana
In Toscana, in particolare nell’area Firenze/Pisa, si sta verificando sempre più spesso quanto sia nefasta l’influenza, il potere, la possibilità di incidere sulla vita delle persone che abitano un determinato territorio, da parte delle multinazionali, cioè di questi modernissimi “padroni del vapore” che risultano lontani e inafferabili – in quanto privi di quella “corporeità” che caratterizzava in buona parte le controparti padronali di un tempo.
Soffermiamoci, a titolo esemplificativo, su alcuni casi.
La vertenza GKN innanzitutto
Le sue maestranze hanno come avversaria la finanziaria Mellrose, che ha licenziato con una mail, dalla sua sede inglese, senza alcun confronto preventivo, oltre 400 lavoratori (soltanto una dura lotta, che ha coinvolto l’intera società, non solo fiorentina, e su cui torneremo in seguito, ha impedito i licenziamenti immediati).
La ragione di questo comportamento è che Mellrose ritiene opportuno delocalizzare la produzione in un paese in cui le retribuzioni e i diritti di chi lavora sono minori. E’ necessario quindi opporsi alle delocalizzazioni (e nel contempo, con una visione “internazionalista”, sempre più necessaria, sostenere l’impegno dei lavoratori del paese in cui si vuole delocalizzare per maggiori retribuzioni e diritti).
La Corporation America Italia e gli aeroporti di Peretola e Pisa
Un secondo esempio ci viene dai lavoratori e dalle lavoratrici degli aeroporti di Peretola e di Pisa: si trovano di fronte, nelle loro vertenze, la Corporation America Italia, che, in effetti, è il socio di maggioranza della Toscana Aeroporti, con oltre il 62% delle azioni (mentre le istituzioni, che pure sono presenti all’interno del Consiglio di Amministrazione, sono nettamente minoritarie e quindi non in grado di determinarne le scelte, ammesso che abbiano davvero la volontà di condizionare quelle della multinazionale), e manifesta in pieno, con i suoi comportamenti, la sua cultura predatoria e intollerante.
Certo, il potere forte lontano (la Corporation America Italia) ha come alleati ed emissari i poteri forti locali (imprenditori, banche, finanza), un mix che costituisce il nucleo essenziale del Consiglio di Amministrazione della Toscana Aeroporti e che ha assunto questo ruolo con la complicità della politica.
L’arroganza della multinazionale
Attualmente la Corporation America Italia intende ridurre ulteriormente la rappresentanza pubblica, modificare lo statuto, investire sull’aeroporto di Pisa e sulla nuova pista di Peretola, svendere l’handling (su questo i lavoratori e le lavoratrici aeroportuali stanno conducendo una dura lotta, nonostante i ripetuti tentativi di intimidazione ad opera della controparte).
Va sottolineata, inoltre, l’incredibile arroganza di Corporation America Italia, che ha querelato per diffamazione Ciccio Auletta comunale a Pisa e Diego Petrucci, consigliere regionale, e Massimo Torelli, di “Firenze città aperta” – avevano osato criticare le scelte della multinazionale – ed hanno insistito per procedere nell’azione giudiziaria anche dopo che il magistrato aveva affermato trattarsi di posizioni legittimamente espresse nell’ambito del dibattito politico. Un’arroganza che ricorda quella ottocentesca dei “padroni delle ferriere” (o del Marchese del Grillo, nel film omonimo, quando dice “Io so’ io e voi non siete un cazzo”).
Un’arroganza che ha determinato nel 2020 l’attacco di Toscana Aeroporti al Consiglio Comunale di Pisa, che aveva approvato una mozione in cui si dichiarava contrario all’ampliamento dell’aeroporto di Peretola.
Si rileva, peraltro, che Toscana Aeroporti, a cui la Regione Toscana ha dato un contributo di 10 milioni di euro senza porre condizioni collegate a serie indicazioni programmatiche, intende svolgere anche il ruolo di immobiliarista – in quanto sostiene a Pisa una variante per la cittadella aeroportuale che permetta di realizzare residenze, centri commerciali, alberghi -.
Il Consiglio di Amministrazione dei 2 aeroporti
Nel Consiglio, oltre le figure introdotte direttamente da Renzi, ve ne sono altre comunque legate a lui – in quanto hanno sostenuto la Fondazione Big Bang, che è stata finanziatrice della sua campagna elettorale e della “kermesse”annuale alla Leopolda.
Si tratta di un esempio significativo di “malapolitica”, dell’intreccio stretto cioè tra poteri forti, multinazionali e locali, e personaggi politici, da cui consegue la subordinazione della politica agli interessi privati.
Le multinazionali e l’emergenza covid
Tutto questo viene fuori con grande evidenza anche dall’attuale emergenza covid, dove sono le multinazionali farmaceutiche a dettare legge, imponendo che non venga fatta la sospensione dei brevetti dei vaccini, come richiesto da India e Sudafrica, e ricavando ingenti profitti dalla vendita delle dosi vaccinali ai paesi “ricchi” (e pensare che le grandi industrie farmaceutiche si sono avvalse, per le loro produzioni, della ricerca effettuata nelle istituzioni a ciò preposte ed hanno pure usufruito dei contributi pubblici per quella fatta in proprio!).
Si può dire che vengano inoltre favorite – perché continuino a produrre sempre più vaccini e quindi più profitti per i propri azionisti -, in quanto non vengono avviate, da parte in primo luogo dell’Europa e degli Stati Uniti, politiche efficaci per porre fine, prima che sia troppo tardi (cioè prima che si vada verso il suicidio dell’umanità in nome del mercato e del profitto), alle crisi climatiche e ambientali, cause prime della pandemia. Ed è talmente forte l’ideologia imperante – con al centro dell’esistenza il mercato ed il profitto, appunto – che si prospetta di quotare in borsa un bene comune primario come l’acqua, essenziale per la vita delle persone e per la cura dell’ambiente, un bene comune di cui buona parte dell’umanità è carente, senza che questa prospettiva di estrema privatizzazione (forme di privatizzazione “soft”, che sottraggono comunque la gestione dell’acqua agli enti locali a cui dovrebbe competere, sono in atto da tempo e saranno ulteriormente ampliate se va in porto la normativa sulla concorrenza attualmente in gestazione) susciti lo scandalo e l’opposizione che dovrebbe scatenare, anche perché in Italia vi è stato un referendum che ha definito l’acqua un bene comune (un referendum di cui si è tenuto ben poco conto successivamente e che oggi sembra completamente dimenticato).
Va sottolineato, fra l’altro, che, in proposito, l’ENEL, un soggetto forte italiano che si muove a livello internazionale, ha un ruolo negativo in vari paesi, con la realizzazione di dighe e simili, relativamente all’accesso all’acqua ed alla sua utilizzazione da parte della popolazione locale (in nome della modernizzazione si sottrae alle persone un bene primario, o se ne limita il suo utilizzo).
Urgenti cambiamenti di rotta per le politiche energetiche e ambientali
Sarebbe estremamente, e urgentemente, necessario cambiare radicalmente rotta per quanto riguarda le politiche energetiche (non più quelle basate sui fossili, sui gas, sul nucleare, ma quelle rinnovabili, su cui andrebbero fatti investimenti adeguati – mentre invece si cerca, anche da parte del cosiddetto Ministro della Transizione Ecologica Cingolani, di rimettere in pista l’energia atomica, nonostante i referendum che l’hanno sonoramente bocciata -) e quelle ambientali, il che comporterebbe un deciso rilancio del trasporto pubblico, un drastico ridimensionamento dell’uso dell’auto – anche di quella a trazione elettrica -, il porre fine ai disboscamenti ed alla cementificazione diffusa di ogni spazio disponibile, una revisione profonda degli stili di vita, a partire da quanto riguarda l’alimentazione (anche in questo campo vi sono precise responsabilità delle multinazionali per quanto riguarda il passaggio dalle diete tradizionali a quelle basate su cibi confezionati e su bevande zuccherate e gassate), lo sviluppo di luoghi di incontro e di socializzazione che permettano di organizzarsi nei diversi territori per far fronte alle crisi incombenti.
Il rilancio della sanità e della scuola pubbliche
Ciò andrebbe immediatamente accompagnato da un rilancio della sanità pubblica, ponendo fine al processo di privatizzazione in atto e incrementando i presidi sanitari sul territorio – gli unici che possano attivare misure di prevenzione – e della scuola, anch’essa pubblica, naturalmente, per cui occorrerebbe una sollecita individuazione di nuovi locali ed il reclutamento massiccio di personale scolastico, con la possibilità, quindi, di procedere allo sdoppiamento delle classi, un’innovazione che dovrebbe rimanere anche nel post covid (perché permetterebbe di “fare scuola” in modo diverso).
La vertenza GKN
E’ possibile, comunque, anzi estremamente necessario, anche in assenza delle necessarie azioni a livello nazionale, opporsi territorialmente allo strapotere delle multinazionali.
La vertenza GKN manifesta con grande evidenza la possibilità di “insorgere” contro quel potere lontano e “invisibile” (“insorgiamo” è stata la parola d’ordine con cui i lavoratori di quell’azienda hanno caratterizzato la loro lotta, una parola d’ordine che hanno ripreso dalla Resistenza – con “insorgiamo” si dette il via, nel 1944, alla battaglia per la liberazione di Firenze dai nazifascisti –, volendo con ciò significare che è con quello spirito e con quella determinazione “resistenziali” che bisogna condurre l’azione contro le multinazionali che ci “invadono” sui nostri territori).
Le esperienze fiorentine degli anni ‘50
Diventa essenziale a tal fine non rimanere nella logica della vertenza aziendale, ma coinvolgere nell’azione altri soggetti, la società civile, l’intero territorio, riprendendo, in questo senso, le esperienze fiorentine degli anni ‘50, quando a difesa dell’occupazione si mobilitò l’intera città – oltre ai sindacati, ovviamente, ed alle forze politiche, si mossero tutti/e, dai livelli istituzionali (il sindaco La Pira in prima fila) alle case del popolo alle parrocchie all’associazionismo alle organizzazioni degli artigiani e dei commercianti alle singole persone -.
Una capacità creativa di relazionarsi
E’ questo il modo oggi per rispondere alle multinazionali: un’ampia opera di coinvolgimento che sappia intrecciare la difesa dell’occupazione alla lotta per l’ambiente ed alla proposta di nuovi modelli produttivi.
Infatti la lotta a questi poteri forti, che agiscono in ambito internazionale ed hanno alleati locali, può essere condotta soltanto con una capacità originale e creativa di relazionarsi a livello territoriale fra tutte le realtà che non si adattano all’esistente e vorrebbero cambiarlo nella direzione che indica la Costituzione, in parte ancora inattuata (il che vale anche per produrre i cambiamenti necessari per far fronte alla crisi climatica ed a quella energetica – strettamente collegate fra loro -).
Nuovi movimenti ed esperienze
C’è da tener conto anche dei nuovi movimenti che si sono sviluppati negli ultimi anni (mi riferisco in particolare a “Fridays for future”, a “Extinction rebellion”) e della necessità, per un’azione efficace sul territorio, che si relazionino con i soggetti di più lunga tradizione – i sindacati innanzitutto – , con le realtà di base, con esperienze solidali e alternative – qui a Firenze mi vengono in mente la “fattoria senza padroni” di Mondeggi e il Lebowski, un progetto sportivo alternativo basato sull’esigenza centrale della socializzazione -, con quanto si muove nella società sul terreno dell’antirazzismo, dell’antisessismo, dell’antifascismo.
Il movimento delle donne e le esperienze lgbt
Il movimento delle donne riesce ad essere presente in città con iniziative pubbliche relative ai diritti civili anche in un periodo difficile come questo.
Le donne in effetti sono le più penalizzate pure in ambito sociale, a causa della pandemia, e le più colpite dagli atti violenti maschili, che sono in crescita e giungono spesso al femminicidio.
Occorre una profonda riflessione degli uomini sul loro ruolo, sulla loro capacità di relazioni, sull’urgenza di una profonda inversione di rotta in una società impostata sul patriarcato e sul dominio maschile in ogni campo, una riflessione che tarda a venire avanti in maniera ampia e diffusa e rimane racchiusa, anche se condotta con passione, in piccoli circoli.
Si è verificata recentemente la nascita di nuove esperienze associative lgbtq, anche giovanili, ed è indubbiamente un segnale positivo.
Importante sarebbe riuscire a connettere gli impegni su obiettivi di carattere civile con quelli di carattere sociale.
La capacità di relazionarsi e di “meticciarsi”
Anche questo intreccio sarebbe un passo in avanti per contrastare dal basso i poteri forti multinazionali e locali. Perché è appunto dalla capacità delle diverse energie volte al cambiamento di relazionarsi, di confrontarsi, di produrre scambi, di influenzarsi a vicenda, di “meticciarsi”, in qualche modo, che può nascere una massa critica locale in grado di misurarsi con quanto cala dall’alto (ad opera appunto, delle multinazionali, ma non solo).
Sono da mettere insieme saperi, accademici e sociali, realtà associative e istituzionali, movimenti.
Anni fa ci fu un tentativo del genere con l’Associazione del Nuovo Municipio, che cercò appunto, di promuovere una tale unità d’intenti a livello territoriale.
Vi furono alcune interessanti esperienze concrete, ma poi l’iniziativa, nata nel clima dei Social Forum e della democrazia partecipativa, man mano si spense. Oggi non ne rimane più traccia.
Libera circolazione per merci e danaro, ma non per le persone
Rischiano di scomparire quasi del tutto, soffocati dalla crisi pandemica, o di passare comunque in secondo piano, gli interventi per e con i/le migranti, per la loro accoglienza e inclusione, per l’affermazione dei loro diritti, contro le varie forme d’intolleranza e di razzismo presenti nelle istituzioni e nella società (quelle che portano a costruire muri ed a negare i soccorsi a quanti/e naufragano in mare nel tentativo di raggiungere le coste italiane).
Sappiamo infatti che fra i dogmi sostenuti dalle multinazionali vi è quello della libera circolazione ovunque nel mondo delle merci, del denaro, e la negazione di passare le frontiere per chi fugge dal proprio paese in cerca di un futuro migliore. O, meglio, coloro che arrivano da lontano devono comunque rimanere in una situazione di irregolarità (i cosiddetti “clandestini”) perché li si possa far lavorare in condizioni di semi-schiavitù.
In nome del profitto immediato
I poteri forti esterni che attaccano l’occupazione – per esempio, con le delocalizzazioni – sono gli stessi che impediscono i mutamenti necessari relativi all’energia (alla sostituzione dei fossili etc. con le energie rinnovabili) e continuano a “violentare” l’ambiente (con le deforestazioni, con nuove cementificazioni, con gli allevamenti intensivi, con continui interventi inquinanti …), in nome, naturalmente, del profitto immediato per una cerchia limitatissima di “potenti” – con una visione miope che non tiene conto della prevedibile fine delle risorse naturali – a danno della stragrande maggioranza della popolazione, che subisce, e subirà sempre di più, le conseguenze disastrose delle scelte e dei comportamenti dei pochi “eletti”.
La politica complice, o succube, dei potenti
La politica, in gran parte, diviene complice, o succube, dei potenti (del “mercato”, delle multinazionali etc.), perché in questo consisterebbe la modernità, secondo alcuni “rottamatori” delle vecchie modalità e forme della politica (fra i “teorici” di un pensiero del genere troviamo indubbiamente “innovatori” qualificatisi “di sinistra” come l’inglese Tony Blair e personaggi come il “guastatore” Matteo Renzi, che soltanto per un abbaglio quasi collettivo è stato per un certo periodo considerato “di sinistra” – non a caso ammiratore di Tony Blair -).
Sulla base di tale pensiero non solo vengono messe al bando le ideologie, ma vengono eliminati il conflitto e l’idea stessa di poter trasformare la società.
La politica per uscire insieme dai problemi
Mentre invece la politica dovrebbe essere un momento alto dell’attività umana che permetta, attraverso il confronto, e se necessario lo scontro – il conflitto, appunto, – di “uscire insieme dai problemi” (così veniva definita la politica, con grande semplicità ed anche precisione, in “Lettera a una professoressa” della Scuola di Barbiana … “ il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia …”).
L’importanza della partecipazione
Essenziale per ogni iniziativa sul territorio, volta a contrastare l’azione nefasta delle multinazionali, ad affermare nuove politiche energetiche e ambientali, a progettare un diverso modello di sviluppo, è la partecipazione – dei diversi soggetti associativi, delle varie esperienze, delle singole persone – (“la libertà – come diceva Giorgio Gaber in una sua canzone – è partecipazione”).
Restituire senso e ruolo alla politica
Cambiamenti incisivi nei vari campi indicati non si ottengono soltanto con provvedimenti di carattere nazionale, regionale, comunale, ma con l’impegno diretto nelle varie realtà territoriali – che portino, oltre alla rivendicazione di normative adeguate, all’adozione di nuovi comportamenti e stili di vita, non vissuti singolarmente ma messi in comune e socializzati in ambiti precisi (il villaggio, il piccolo paese, il quartiere, la zona …) con il coinvolgimento del maggior numero possibile di saperi, energie, realtà associative e produttive, singoli individui -.
La possibilità di far fronte alle multinazionali dipende quindi dall’azione sul territorio che si è cercato qui di delineare e dalla capacità di collegare fra loro alcuni obiettivi – quelli per la difesa, lo sviluppo, la qualificazione dell’occupazione con quelli per la difesa dell’ambiente, ad esempio -, il che, in altre parole, significa restituire senso e ruolo alla politica (e, per chi ritiene ancora necessaria una trasformazione radicale dell’esistente, alla sinistra).