Sulla CGIL del XXI secolo

La memoria collettiva se non coltivata con lo studio e l’approccio critico è spesso fallace esattamente come quella individuale.
La narrativa sul sindacato è fatta di rimpianti per gli anni 70 e 80. Dirigenti sindacali come Lama e Trentin sono elevati a simboli di un sindacato combattivo e contrapposti ai dirigenti attuali.
Invito a rileggere i documenti dell’epoca e a cercare di ricostruire i fatti. Esiste una vasta letteratura in materia sia di natura storica, che politica, che economica, partendo anche da punti di vista diversi e contrapposti.

Sia Lama che Trentin furono oggetto di contestazioni di massa (il primo sul finire degli anni Settanta da parte di ampi settori della gioventù scolarizzata (il movimento del 77) che avvertiva il venire meno delle conquiste della generazione precedente, ma anche fino agli anni Ottanta da settori di base del sindacato stesso per la sua tepidezza verso il primo Governo Craxi, il secondo dai lavoratori stessi per aver subito nel 1992 l’abolizione della scala mobile e avervi posto “rimedio” nel 1993 con un accordo che non godette dell’approvazione di tanta parte dei lavoratori sindacalizzati a partire dai metalmeccanici, nonostante il sostegno dell’intero gruppo dirigente). La linea sindacale di Lama , la cosiddetta politica dei “sacrifici”, comportava moderazione salariale e rivendicativa, la linea di Trentin preconizzava (l’alleanza dei produttori) un patto stabile e codeterminato tra capitale e lavoro.

Lo stesso Cofferati (anche egli oggetto di contestazioni di massa per l’accordo sulla “riforma delle pensioni del governo Dini) si caratterizzò per la linea della concertazione.
La line attuale della CGIL- che è il prodotto della svolta di Cofferati nel 2002 e che sia Epifani che Camusso hanno mantenuto sia pure con qualche incertezza, soprattutto da parte di Epifani – parte dal riconoscimento del fallimento delle politiche liberiste e della globalizzazione ed molto, molto, molto più di sinistra della linea precedente. La base della svolta fu la presa d’atto del carattere ultraliberista dei processi di globalizzazione. Tra il Forum sociale mondiale di Genova con la sua scia di sangue violenza e il Forum sociale europeo di Firenze, si srotola il filo rosso di questo passaggio.

Una svolta tutta politica che poteva fare solo la CGIL come soggetto autonomo sulla scena politica italiana. Come ebbe a dire durante i festeggiamenti del centenario, l’allora presidente della Fondazione Di Vittorio, Carlo Ghezzi (cito a memoria): “noi non abbiamo avuto bisogno né di cambiare nome, né di cambiare bandiere”:

La differenza vera tra ieri e oggi è che la CGIL del passato era forte, contava e aveva alle spalle un grande partito comunista (anch’esso moderato e dedito ad una politica di compromesso con la DC) che contribuiva a dettare pure dall’opposizione l’agenda politica del paese e scrivervi dentro anche le rivendicazioni e il punto di vista del lavoro.

Oggi quel quadro politico non esiste più. La capacità contrattuale del sindacato è stata colpita dalla crisi economica e sociale, da una legislazione sempre più antioperaia e antisindacale a partire dal Governo Berlusconi 1, ma proseguita via via da tutti i governi successivi fino alla mazzata del Jobs act del Governo Renzi, senza nessuna forza politica che riconosca la centralità del lavoro.
Il nostro problema è qui: organizzazione debole, colpita dalla crisi economica e sociale e assenza di una forza politica proletaria di riferimento.

Milito in CGIL dal 1978, prima come delegato, poi come dirigente dal 1992. Anche io rimpiango la CGIL della mia gioventù e della mia maturità, perché ero giovane, pieno di energie e sicuro dell’avvenire radioso del proletariato e dell’umanità e vedevo il socialismo dietro l’angolo (anche se la fine del muro si allontanava sempre impercettibilmente).
L’angolo oggi è ancora più lontano.

Andrea Montagni, 18/10/2021

Commenti e note

Marco Mayer

Interessante, manca la strettissima collaborazione tra CGIL e Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Viminale per il social forum di Firenze.
Non fu un eccezione, non solo Guido Rossa contro le BR, ma dagli inizi degli anni 70 CGIL e PS hanno collaborato contro il terrorismo.
Marco Mayer

Roberto Fossi

Non fa una grinza la memoria di Montagni, ma “quella” CGIL non era solo combattiva, anzi era ragionevole e combattiva perché guardava alle cose con l’occhio concreto di chi deve muoversi all’interno di un quadro “possibile” non sulle fantasie. Erano altri tempi, tutto quello che vogliamo, ma quella CGIL non era populista anzi, la rappresentanza era vera ed efficace perché le famose tute blu della FIOM, la maggioranza del sindacato, erano numerosissime e rivendicavano modalità di lavoro più equo, più sicuro e più pagato ma, appunto in un quadro del “lavoro” in Italia che non era sicuro, non era equo, non era pagato!

Oggi chi rappresenta? Nelle fabbriche del NORD tanti, ma tanti lavoratori leghisti che forse non ce l’avranno più duro, ma nelle praterie di Pontida con due corni su un casco ne troveremmo dimolti, venendo un pò più in giù, 5stelle a gogo. Il grillismo falso, becero e incompetente nella CGIL! 

Riguardo a Cofferati, lui a mio avviso c’entra poco con la virata sindacale, che ci fu è vero, ma nobile e adeguata perché i tempi che mutano, ma chi ha distrutto la CGIL direi piuttosto la Camusso, il peggio segretario che io possa ricordare e questa banderuola di oggi di Landini, che se anche mette qualche volta la cravatta resta il solito ignorante beneficiato dalla fortuna (visti gli stipendi che girano nelle posizioni apicali dei sindacati).

Ma tanto per capire meglio chi sono oggi, proviamo a rileggere quello che la Francesca RE David segretaria Fiom dal 2017 ha chiesto a Landini: “ma se noi siamo sempre stati NO Green pass, perché ora facciamo tutto questo casino contro di loro!!!!!!!!!!!!!!!

Ma va’ia va’ia..…
con amicizia
Roberto

Gino Benvenuti

L’intervento di A.Montagni che cerca di spiegare l’evoluzione della Cgil dagli anni ‘70 fino ad oggi tramite le varie leadership potrebbe essere un invito alla riflessione su questo “segmento sociale imprescindibile” della società italiana. Detto ciò penso a quanto Montagni scrive all’inizio del suo contributo affermando che “la memoria collettiva se non coltivata con lo studio e l’approccio critico è spesso fallace esattamente come quella individuale”. Parole condivisibili che valgono, nella loro evoluzione, anche per altre entità quali “il quadro politico”, il “mutamento istituzionale” la “forma partito”, l’analisi dei vari movimenti e quella fondamentale dei vari cicli economici.

E’ un compito improbo ma se affrontato collettivamente potrebbe essere risolto a patto però che ciò si affronti senza motivazioni autoassolutorie né tantomeno autoflagellanti. Lo spirito critico non può fare sconti a nessuno nel rintracciare il perché oggi, come dice Montagni in chiusura “l’angolo oggi è ancora più lontano”; altrimenti sarebbe un lavoro inutile.

Gino Benvenuti

La notte

Più si avvicina la notte più si diradano gli autobus su cui salire.
Ormai e’ quasi buio e probabilmente non ne passeranno piu’.
Vuol dire che me ne starò a casa, forse con qualche rimpianto
ma nel complesso sereno.
In fondo quando il sole era alto e il cielo senza troppe nubi
qualche viaggio l’ho fatto!

Alberto Brasca. 5 ottobre 2020

Ricordando Enzo

Enzo Mazzi non è stato solamente il principale animatore della comunità parrocchiale, divenuta poi comunità di base, dell’Isolotto e quello che più di altri/e l’ha rappresentata all’esterno, in Italia e nel mondo, con i suoi scritti.
In diverse occasioni ha avuto un ruolo importante nel dare visibilità e parola alla Firenze dell’accoglienza e della solidarietà, ai soggetti discriminati ed emarginati, alle realtà impegnate a costruire “un altro mondo possibile”.
Ricordo che durante una delle ricorrenti campagne contro la popolazione Rom fu organizzata dalle associazioni antirazziste un’iniziativa pubblica che rendesse evidente l’esistenza di una città diversa, disponibile a contrastare i sentimenti di rifiuto e di ostilità alla base di tali campagne.

Alcune centinaia di cittadini/e si ritrovarono in piazza Strozzi per dare questo segnale in controtendenza rispetto ad un senso comune che stava divenendo sempre più diffuso.
Ad un certo punto, insieme ad Enzo Mazzi, arrivò un nutrito gruppo di donne ed uomini Rom del campo del Poderaccio, situato in zona Isolotto, e questo rese ancora più valida la manifestazione, in quanto condivisa da quanti/e erano discriminati/e e da chi si mostrava solidale con loro.

Il rapporto di Enzo con il popolo Rom del Poderaccio non era nato improvvisamente in tale occasione, ma aveva le sue radici in un susseguirsi di incontri, di presenze Rom alle assemblee/messe domenicali in piazza, di partecipazione a vertenze con l’Amministrazione comunale perchè si uscisse finalmente dalla logica dei cosiddetti “campi nomadi”.
Gli organizzatori della manifestazione in piazza Strozzi (Piero Colacicchi dell’ADM – Associazione per la Difesa delle Minoranze – e Riccardo Torregiani – della Rete Antirazzista -) non nascosero la loro soddisfazione per quell’arrivo inaspettato e per quell’incontro in piazza della Firenze solidale con i Rom.

Certo, non fu così eliminata l’ostilità nei loro confronti, ma si dette un piccolo contributo a creare degli anticorpi nei confronti del clima di intolleranza alimentato dalla stampa cittadina (in questa direzione andò anche il bel libro di Antonio Tabucchi “Gli zingari e il Rinascimento”, che uscì in quel periodo).
In occasione del Social Forum Europeo che si svolse a Firenze nel 2002 – e che dette un segnale di ripresa e di rilancio dei movimenti solidali e pacifisti dopo le tremende giornate dell’anno precedente a Genova (quando il potere aveva cercato di annientare con la violenza le molteplici realtà che si battevano per “un altro mondo possibile (e sempre più necessario)”) – fu dato ad Enzo Mazzi l’incarico di dare il benvenuto in città alle persone provenienti da tanti paesi europei, e non solo, portatrici di esperienze diversissime, ma accomunate dalla comune volontà di volere profondi cambiamenti.

Enzo parlò in piazza Santa Croce e le sue parole fecero uscire Firenze dalla nebbia che l’aveva avvolta nelle settimane precedenti a causa di un’indegna campagna che prospettava violenze e saccheggi a causa del Social Forum (tanto che molti negozianti commissionarono lavori straordinari per proteggere le loro botteghe, che tennero rigorosamente chiuse durante la manifestazione conclusiva del Forum– su diverse di loro i manifestanti appesero dei cartelli che dicevano “Chiuso per ignoranza -).

Enzo e la Comunità dell’Isolotto avevano preso parte, in precedenza, alla stesura di un libretto, in italiano ed in inglese, che cercava di contrastare il clima ostile al Forum presente in città, presentando a chi arrivava da fuori il volto solidale ed accogliente di Firenze – le molte esperienze che in tempi diversi l’avevano caratterizzata in tal senso, dalla Società di Mutuo Soccorso agli organismi di autogestione sorti durante l’alluvione ai movimenti sviluppatisi successivamente nei quartieri – (un libretto stampato in 20.000 copie su finanziamento della Regione).

Il Social Forum fu un grande successo: si protrasse per alcuni giorni, invadendo la Fortezza da Basso, lo spazio in cui si svolsero i molti suoi seminari, gruppi di lavoro, assemblee. I partecipanti, complessivamente, furono circa 70.000 e la manifestazione conclusiva, contro la guerra, vide la presenza in piazza di centinaia di migliaia di persone.

Le istituzioni locali, Comune e Regione, avevano dato un sostegno all’iniziativa (anche se successivamente non avrebbero tenuto granché conto delle indicazioni che dal Forum erano uscite)
Fu uno dei momenti più alti e significativi del movimento pacifista (che il “New York Times” definì “la seconda potenza mondiale”).
Ma la guerra contro l’Irak scoppiò ugualmente, pochi mesi dopo, e ciò causò la progressiva sparizione di tale movimento.

In uno dei momenti più alti e partecipati dell’esperienza dei Social Forum era stato Enzo Mazzi a rappresentare Firenze, l’altra Firenze, quella non racchiusa nelle cartoline turistiche e nelle logiche mercantili.
E’ opportuno ricordarlo in un momento in cui questa seconda sta prevalendo in modo netto.
La memoria di Enzo ci sia di stimolo a cambiare rotta.

Moreno Biagioni, 15/10/2021

NO-VAX, NO-PASS e i maiali di Orwell

(diritti e rovesci)

Marco Travaglio sostiene, con logica ineccepibile che, se lo Stato riconosce il diritto dei cittadini a non vaccinarsi, non li può obbligare a dotarsi di un attestato di vaccinazione per accedere ai luoghi di lavoro. Sarebbe una contraddizione in termini in quanto, chi non si vaccina, non può esibire, è evidente, nessun attestato a meno che non sia falso. Elementare Watson! Nella situazione data il GREEN-PASS è forse il compromesso migliore per far fronte, non solo all’emergenza pandemica, ma anche a quella babelica in cui ci troviamo, però è facilmente attaccabile per la sua ambiguità. In teoria i diritti non dovrebbero confliggere tra loro se ne rispettiamo l’ordine valoriale, ma in pratica le cose sono – o almeno si fanno essere – molto più complicate. Di fatto, in un sistema democratico, in assenza di una legge che imponga, in tempo di pandemia, l’obbligo vaccinale, si crea lo strano caso o almeno così pare – di due diritti, cioè, di due legittime libertà che si contraddicono e si escludono a vicenda. L’uso dei tamponi sembrerebbe offrire una soluzione al problema dell’incompatibilità tra questi due diritti, ma è una strada impervia e poco praticabile per più ragioni. L’enorme quantità dei tamponi necessari difficile da reperire; i costi elevati per lo Stato; la dilatazione dei tempi necessari all’immunizzazione di massa; la disparità di trattamento a danno dei responsabili e meno costosi vaccinati rispetto ai tamponati… Dall’impasse del conflitto fra i due diritti si può uscire solo – uovo di Colombo! – chiamando in causa il diritto dei diritti, quello primario della salute. Strano non averci pensato più convintamente!. Nel paese degli azzeccagarbugli le soluzioni più semplici sono sempre quelle più complicate. Tra i due litiganti – il diritto a non vaccinarsi e il diritto al lavoro – il terzo (ma di fatto è il primo), gode! Il diritto alla salute è il reagente chimico che rivela la mistificazione del NO-VAX in quanto abuso (o rovescio) spacciato per diritto. Il riconoscimento del diritto primario – la salute pubblica – rende possibile il recupero del diritto secondario – il lavoro – e smaschera l’intruso, o falso diritto facendolo fuori con l’obbligo vaccinale. Questa almeno sarebbe la soluzione migliore. I diritti non sono tutti uguali. Anche i maiali de La fattoria degli animali di Orwell erano uguali fino a quando si scoprì che alcuni erano più uguali degli altri.Non suoni troppo offensivo verso i diritti l’accostamento ai maiali orwelliani. Esso serve solo a chiarire un concetto semplice, ma poco ovvio a giudicare dalle scomposte reazioni dei NO-VAX. E cioè che la realtà, come la terra, non è una cosa piatta, ma articolata e complessa e che ogni situazione critica richiede la capacità di operare scelte mirate a realizzare il più ampio beneficio possibile per la collettività. Il diritto a rifiutare il vaccino non può essere più legittimo di quello di evitare il contagio, pena la degenerazione nel suo contrario, cioè, nell’abuso. Nessun diritto può essere un abuso. Il NO-VAX è uno pseudo-diritto con un margine di azione assai limitato. Non ha molto spazio a sua disposizione, gli basta poco per inciampare e trasformarsi in SI’- COVID! Si invoca tanto il contesto per giustificare comportamenti molto contestabili e non si ha abbastanza chiarezza e coraggio per far valere le ragioni imposte da un contesto pandemico che solo in Italia ha ucciso più di centomila persone.

Anna Maria Guideri, 15-10-2021

Motti da legare – 5

1 – Tartufi e coccodrilli: Meloni & C. contro la violenza fascista dopo averla ingrassata e allenata per anni …
2 –Il futuro di Salvini: deLEGAre a Meloni.
3 – Mimmo Lucano 1: il BENE ha bisogno di testimoni, più sono scomodi, più sono efficaci.
4 – Mimmo Lucano 2: le regole invocate, in certi casi, sono solo baluardi a difesa della propria nullità.
5 – Mimmo Lucano 3: non fanno scandalo le leggi ingiuste, ma chi le trasgredisce.
6 – Mimmo Lucano 4: a volte sembra che il BENE non abbia gambe. In compenso il MALE è un millepiedi!
7 – Meloni: Gli esami con la Storia li abbiamo già fatti … E gli esami con il presente quando li fate?
8 – Meloni: I nostalgici fascisti sono gli utili idioti che servono alla propaganda della sinistra … Chi l’avrebbe detto che una così amorevole “madre di famiglia” ripudiasse i propri figli?
9 – La visione politica di Calenda è così ampia che non entra nella sua testa!
10 – Il declino politico di Renzi: finalmente un non-genio compreso!
11 – Giornaloni: la STAMPella di Draghi.
12 – Sillogismo: I DRAGHI sono esseri fantastici. Mario è un DRAGO. Mario è un essere FANTASTICO!
13 – Renzi, ex arbitro di calcio fallito e politico decaduto: da fischietto a fischiato.
13 – Renzi: I voti della destra non ci snaturano … solo quelli della sinistra.
14 – Accoglienza dei migranti: prego, si scomodi.
15 – Quanto si deve arrampicare il MALE per essere visibile? Mica tanto. Vuoi mettere la fatica che deve fare il BENE?
16 – E se Silvio Berlusconi salirà al Quirinale, sia mafiosi che ladroni ne faranno un orinale.
17 – Meloni, Santanché, Concita de Gregorio … com’è difficile essere femministe!
18 – Dragomania: il vuoto delle idee si riempie con il culto della personalità.
19 – Oltre Gramsci: oggi impera l’ottimismo della superficialità e il pessimismo della depressione.
20 – Civiltà dell’immagine. La qualità dell’immagine tecnologica è così alta che non ci si accorge di quanto siano bassi, a volte,i suoi contenuti.
21 – Renzi strizza l’occhiolino alla destra: allusioni ottiche.
22 – I grandi edifici scolastici del periodo fascista erano veri monumenti al sapere? No, al potere!
23 – Renzi: Abbiamo sempre combattuto Berlusconi come avversario politico … Ma quando mai?!
24 – Questioni estetiche: Draghi non ci mette la faccia … (commento in TV). Come non capirlo!
25 – Bonomi: Non ci devono essere comportamenti punitivi nei confronti delle aziende … solo nei confronti dei lavoratori!
26 – Trattative Stato-mafia: lo sventurato rispose?
27 –A immagine e somiglianza. L’uomo si è fatto dio creando una cosa eterna: la plastica.
28 – Le tasse servono a pagare tutti i servizi, anche quelli che non vorremmo avere come Renzi, Salvini, Meloni … E’ la democrazia, bellezza!
29 – Paradossi dell’informazione à la page: non è lo Stato colluso con i mafiosi, ma sono i magistrati collusi con i grillini!
30 – Visibilità: è più facile farsi notare dicendo cazzate che cose intelligenti … soprattutto se le cose intelligenti non si sanno dire!
31 – Draghi, non solo giochi di parole. In una persona comune nessuna rilevanza è rilevante. Al contrario, in una persona di successo, ogni irrilevanza diventa rilevantissima.
32 – La BESTIA: LEGAmi pericolosi.
33 – Luca Morisi rischia il carcere: LA CELLA E LA BESTIA.
34 – L’uomo e la donna sono uguali di fronte a Dio … Sì, solo di fronte a Lui!
35 – Fotoshock: Berlusconi, il disfatto quotidiano.
36 – Il futuro è nelle mani dell’intelligenza artificiale. Si aprono grandi possibilità per Salvini.
37 – Gli eroi del nostro tempo sono coloro che rinunciano al lavoro in nome di alti ideali umanitari quali i NO-VAX e i NO GREEN-PASS.
38 – Deficit: SBILANCIO PUBBLICO.
39 – Cacciari: l’unica realtà è la mia mente.
40 – I manipolatori dell’informazione non speculano solo sull’ignoranza degli sprovveduti, ma anche sulla cultura degli avveduti come Cacciari, Agamben, Sgarbi … i diversamente labili del nostro tempo.

Anna Maria Guideri, 10/10/2021

Americana

Make Great America Again Again?

La politica di Biden e il ruolo della sinistra
Gaetano Lamanna, 12.10.2021 Il Manifesto

“Usa. Con la pandemia, la crisi ambientale e la disfatta afghana è cresciuta nel mondo la consapevolezza dell’insufficienza e della inadeguatezza delle ricette neoliberiste”

La collocazione del Partito Repubblicano all’estrema destra liberista e illiberale e i tentativi dei democratici di contrapporre il social liberalism.

FASCISMO IN AMERICA
Robert Kagan, 11 ott 2021 Il Foglio Quotidiano

E’ la sfida posta da Trump e dai suoi sostenitori. I liberal e i democratici dovrebbe distinguerla nella loro battaglia contro le politiche dei repubblicani. A poco servono le salvaguardie dei Fondatori

Crisi politica e istituzionale alle porte negli Stati Uniti. Donald Trump sarà il candidato repubblicano alle presidenziali del 2024 e si sta preparando per assicurarsi la vittoria con qualsiasi mezzo. Anatomia di una deriva antidemocratica, con qualche idea per porvi argine.

Cuore di Mimmo

(lo strano caso del Sindaco Lucano…)

La sentenza del tribunale che ha colpito così duramente il Sindaco di Riace Mimmo Lucano e che lascia molti di noi perplessi e smarriti di fronte alla sua – apparente? – sproporzione rispetto alla gravità dei reati contestati, ci riporta all’eterno mito di Antigone. Alla sottile linea d’ombra che a volte segna il confine che separa la legge dello Stato dalla legge della propria coscienza. Tra la legge imposta dall’esterno – che può essere inadeguata – e quella interiore che in alcuni casi estremi, può essere preferibile perché più giusta. Quando sono in gioco, in circostanze eccezionali, la vita e i diritti delle persone per i quali la legge vigente può rivelarsi inadeguata, chi ricopre ruoli di responsabilità pubblica può trovarsi, come nel caso del Sindaco di Riace, di fronte ad un bivio: scegliere il dovere legale o rischiare scegliendo il dovere morale. Lui, come Antigone nella tragedia di Sofocle, ha scelto la seconda via, mettendoci la faccia e rimettendoci la reputazione e la libertà. In tempi più recenti Don Milani affermava: L’obbedienza non è più una virtù rivendicando il diritto-dovere di seguire il dettato della propria coscienza nel caso in cui essa confligga con la regola.

Principio questo che egli coerentemente mise in pratica subendone i severi provvedimenti che la Chiesa di allora gli inflisse. Un’altra interessante riflessione su questo tema me l’ha suggerito l’articolo di A. Spadoros apparso sul Fatto Quotidiano il 03 Ottobre a commento del Vangelo della domenica. Gesù, rispondendo alle domande relative al diritto di ripudiare la propria moglie, previsto dalla legge, pur non pronunciandosi apertamente a favore della sua violazione, ne giudica severamente il contenuto per la sua durezza di cuore che contraddice il volere della legge divina che unisce e non divide. Questo principio che afferma la supremazia delle ragioni del cuore sulle motivazioni egoistiche della legge arida e dura, credo possa essere tranquillamente esteso al caso Lucano. Infatti sembra proprio che la sentenza non abbia per niente tenuto conto della ragione umanitaria che richiede la dolcezza del cuore, quella a cui si riferiva Gesù esprimendosi sulla legge che consentiva ai mariti di ripudiare le proprie mogli.

Agire con il cuore significa agire per i diritti e la felicità di tutti gli esseri umani e quindi lottare affinché le leggi perseguano questo fine. Nella situazione data, di fronte a norme inadeguate a fronteggiare il dramma insopportabile dei migranti, Lucano-Antigone ha scelto di non sottrarsi al dictat della dolcezza del cuore. Si temono i vulnus inferti alla legalità dalle sue irregolarità, ma non si temono i vulnus che leggi inadeguate o ingiuste possono arrecare alla vita delle persone. Si calca la mano sulle norme violate, ma non sui diritti negati. Si vede il dito e non la luna. Si vede la trasgressione alla regola, ma non si vede il limite della regola, e quanto la sua violazione possa migliorare a volte, situazioni che il suo rispetto peggiorerebbe. Molte persone in perfetta buona fede credono di difendere Lucano riconoscendo le sue buone intenzioni – nonostante la trasgressione alle norme – e rammaricandosi sinceramente dell’eccessiva severità della sentenza. Credo che questo non sia il modo più corretto per affrontare il caso. Come a dire: “Poverino, tanto buono, ma un po’ coglione, andava capito e trattato con più indulgenza.”Questo atteggiamento pietistico non gli rende giustizia.

Mimmo Lucano non è un poverino, ma un grande: il suo coraggio e i risultati ottenuti, lo dimostrano. Oserei dire che questo approccio è quasi più offensivo degli attacchi frontali e durissimi degli avversari. I quali lo combattono a ragion veduta perché hanno pienamente compreso la pericolosa portata rivoluzionaria della sua esperienza. Il varco che poteva aprire a livello mondiale sulla questione dell’accoglienza e dei diritti umani. Chi lo combatte duramente ne ha compreso il valore più di coloro che lo compatiscono. La storia è piena di trasgressioni che hanno aperto la via a provvidenziali rivoluzioni. Una per tutte la vicenda di Rosa Parks che, rifiutandosi di obbedire alla legge che intimava ai neri di cedere il posto ai bianchi sull’autobus, fece esplodere la rivolta contro la discriminazione razziale in America.

La vita corre più veloce della legge, la quale , per essere autorevole deve rincorrere la vita, cioè, adeguarsi al cambiamento, non in modo pedestre e passivo, ma in modo dinamico e creativo, come ha fatto Mimmo Lucano salvando persone, dando loro un futuro, creando situazioni favorevoli al ripopolamento di un comune a rischio estinzione. Superando l’eterno dualismo tra forma e vita di pirandelliana memoria. Nella misura in cui la forma, costituita dalle leggi, dalle norme, dalle convenzioni, non sta al passo con i tempi, essa si riduce ad un guscio vuoto dal quale la vita è fuggita. Una maschera che copre il nulla. A volte serve gettare il cuore oltre l’ostacolo’. Infrangere la regola può essere, paradossalmente l’estrema, ma unica ratio per favorire l’indispensabile cambiamento.

Anna Maria Guideri, 07-10-2021