Gun Democracy o della democrazia e della libertà americana a colpi di arma da fuoco

Un classico caso di dittatura delle minoranze, quella dei possessori di armi e quella dei costruttori di armi

Molte sono le pecche del paese che governa il mondo (sempre meno speriamo). Una del tutto incomprensibile per noi europei è la questione delle armi.
Negli Stati Uniti, il possesso di armi da fuoco è non solo un diritto costituzionale, ma anche una parte integrante della cultura nazionale, e quindi un fatto di democrazia, così almeno ci dicono,

Il fondamento legale di questo diritto poggia sul Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti che garantisce il diritto di portare armi, un diritto che molti americani considerano essenziale per la loro libertà e sicurezza anche se quando fu promulgato era ai tempi dei coloni che dovevano difendersi da indiani inglesi banditi orsi e lupi, ma ora? Oggi tutte queste armi servono soprattutto ai fuori di testa per le loro esercitazioni di caccia all’uomo.

Guardiamo i numeri

USA

393 milioni di armi su una popolazione di 331 milioni
120 armi ogni 100 persone (1,2 armi pro capite) il più alto tasso pro capite al mondo
Tra il 35% e il 42% delle famiglie americane possiede almeno una pistola
Distribuzione geografica: Le armi da fuoco sono più diffuse nelle zone rurali rispetto alle aree urbane
I possessori di armi sono più spesso maschi e repubblicani

un confronto con l’ Italia

numero armi da fuoco – 8 milioni
Numero abitanti – 60 milioni
Numero armi pro capite: circa 13 armi ogni 100 persone (0,13 pro capite: un decimo degli americani)

Distribuzione

77 milioni, circa il 30% degli adulti americani (che sono c.a. 262 milioni) possiede almeno un’arma da fuoco.
In Italia Solo il 10% delle famiglie italiane possiede un’arma da fuoco, circa il 4% della popolazione totale.

Ma il dato più rilevante è che il 3% degli adulti americani possiede il 50% delle armi in circolazione cioè ci sono 7,8 milioni di americani che detengono oltre 50 armi a testa.

Inoltre circa 12 milioni di americani hanno una o più armi da fuoco senza licenza o senza iscrizione

Dai numeri appare evidente che la maggioranza degli americani non è fanatica delle armi e che i politici acquiescenti non seguono l’opinione pubblica ma i ricchi finanziamenti erogati dalle lobby delle armi.

Il che aggiunge un altro tassello alla comprensione della natura della democrazia americana.

Gian Luigi Betti

Appello degli storici israeliani

La guerra di sterminio intrapresa da Netanyahu nei confronti del popolo palestinese ha avuto sin dal suo insorgere forti opposizioni. Pubblichiamo la dura condanna degli storici israeliani fatta già nel Novembre 2020

LETTERA DEGLI STORICI
Novembre 2020

Indirizzata ai membri del governo israeliano da parte di storici israeliani dell’istruzione superiore

Copia al Presidente dello Stato d’Israele e al Presidente del Parlamento

Noi, i sottoscritti, storiche e storici israeliani, seguiamo con dolore e preoccupazione il processo di distruzione delle istituzioni pubbliche dello Stato di Israele nei settori del diritto e della giustizia, dell’economia, dell’istruzione e della cultura, della sanità e della protezione sociale. Siete voi a condurre questo processo.

Il Primo Ministro di Israele è stato incriminato per tre capi d’accusa. Anche voi dovrete rendere conto alle generazioni future per il vostro sfruttamento di una crisi sanitaria mondiale a fini politici.

La storia non è scritta dai vincitori. Da duemilacinquecento anni, è scritta dagli storici. È soggetta alle norme della ricerca scientifica, alla raccolta, analisi, documentazione e valutazione delle testimonianze, al fine di comprendere i processi, le evoluzioni e i fenomeni storici e di scoprire le forze motrici dietro di essi. La storia è il nostro mestiere. Noi stessi, insieme a quelli che verranno dopo di noi, torneremo ogni pietra e sfoglieremo ogni pagina per svelare gli interessi che sottendono le vostre decisioni e le vostre azioni e le ragioni per cui conducete lo Stato di Israele e la società israeliana sull’orlo del baratro.

La catastrofe che prende forma non è la vostra prima preoccupazione. Alcuni di voi potrebbero anche non averla percepita. Ma, in quanto eletti dai cittadini, dovete preoccuparvi anche del modo in cui le generazioni future, quelle che studieranno i vostri atti a partire dalle ricerche storiche, vi giudicheranno.

La ricerca storica non perdona. Presenterà le sue conclusioni senza timore e senza favoritismi. In quanto cittadini preoccupati che sono anche responsabili del lavoro di memoria storica, vi chiamiamo a cessare di distruggere le istituzioni pubbliche, di mettere in pericolo la democrazia, di compromettere la libertà di espressione, di infrangere la solidarietà sociale, di attaccare, minacciare e brutalizzare le donne e gli uomini che sono sotto la vostra autorità.

Non partecipate a un governo la cui condotta annienta i valori morali, il potere e la società in Israele, e non prendete parte a tali azioni. La ricerca storica non permetterà di far passare sotto silenzio i fatti. Svelerà agli occhi di tutti chi si è schierato dalla parte dell’Uomo, della sua dignità e dei suoi diritti, e chi si è schierato contro di lui.

SEGUE I FIRMATARI

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Crimen laesae maiestatis

Lo storico Luciano Canfora querelato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Attendiamo con ansia il confronto diretto tra le parti.
Fonte: La Repubblica 07 Luglio 2024

Luciano Canfora: “Con Meloni tornano gesti neonazisti ma io vengo accusato di un reato d’opinione”
di Concetto Vecchio
Il filologo e grecista Luciano Canfora querelato dalla premier: “Stupito, non l’ho insultata, ho solo usato quel termine come categoria politica. Il suo avvocato mi ha definito stalinista”
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Elites e società – il paradosso di Condorcet

«La società che non viene illuminata dai pensatori, finisce ingannata dai ciarlatani. Noi non potremo combatterne qui che una specie: i ciarlatani politici.
In questo campo non tutti sono Cesare o Cromwell, ma bastano anche un mediocre talento e un minimo impegno per fare disastri. Tutti percorrono la stessa strada: blandire il popolo, per tiranneggiarlo. Tutti diffamano le virtù che non possono abolire. Tutti odiano i talenti che non si avviliscono a servirli. Tutti temono che si faccia luce, perché non possono vincere che combattendo nelle tenebre.
Mostrare al popolo le trappole in cui questa gente vuole attirarlo, è dunque uno dei primi doveri di coloro che abbiano a cuore la causa della verità e della nazione.»
Marie – Jean – Antoine – Nicolas de Caritat, marchese di Condorcet
( Giornale di istruzione sociale , 1793)

Citazione ripresa da: La democrazia non esiste : critica matematica della ragione politica / Piergiorgio Odifreddi. Rizzoli, 2018.

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Il paradosso di Condorcet

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L’ultima guerra contro l’Europa

da Sinistrainrete la presentazione del libro:
L’ultima guerra contro l’Europa. Come e perché fra Russia, Ucraina e NATO le vittime designate siamo noi di Gianandrea Gaiani (Autore) Il Cerchio, 2023 EAN 9788884746320

di Redazione (Sinistrainrete)

Gianandrea Gaiani: L’Ultima guerra contro l’Europa. Come e perché fra Russia, Ucraina e NATO le vittime designate siamo noi, Il Cerchio ed., Febbraio 2023

La guerra in Ucraina sta modificando radicalmente gli assetti e gli equilibri del Vecchio Continente. L’Ucraina è devastata dal conflitto e comunque vada sul campo di battaglia la Russia ne uscirà indebolita mentre l’Europa perderà il suo primato economico e ha cessato di esistere come soggetto geopolitico con aspirazioni di autonomia strategica, relegata al ruolo di vassallo sempre più debole degli Stati Uniti.

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2024 Esame di Immaturità /1

dal sito Ἐκβλόγγηθι Σεαυτόν Asocial Network riportiamo il tema propostoci da Riccardo Venturi, noto ed apprezzato asocial

Ἐκβλόγγηθι Σεαυτόν Asocial Network

Prima di tutto, nell’affrontare questa difficile prova che -così almeno mi hanno detto il babbo e il nonno- segnerà il mio ingresso nella vita adulta, mi corre l’obbligo di elevare una vibrante protesta nei confronti delle autorità scolastiche, dal ministro della pubblica istruzione (e del merito) fino al bidello sig. Olderico, che peraltro, quest’anno, è riuscito finalmente a andare in pensione all’età di 97 anni e potrà quindi godersi una sana e proficua vecchiaia con i 432 euro mensili che gli sono stati riconosciuti dopo aver sopportato per settant’anni intere generazioni di ragazzini a cominciare da quelli che berciavano per Trieste italiana. Ché, poi, non ho mai capito che cosa volesse dire, visto che, anche se in geografia non sono certo una cima, mi risulta che Trieste, in Italia, c’è di già anche se è vicina al confine con l’Impero Austroungarico.

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TUTTE LE FORTUNE DI TRUMP

da IN COMA È MEGLIO
parole, strisce e animazioni

È davvero stupefacente quanto Trump sia fortunato. È talmente fortunato che potrebbe essere usato come prova della non esistenza di dio, o perlomeno della non esistenza di un dio buono, mentre sarebbe un’ottima prova dell’esistenza di un dio bastardo (attenzione: qui “dio bastardo” non è una bestemmia, dal momento che non mi sto riferendo al dio cristiano, che è buono e inesistente, ma a un ipotetico dio bastardo di mia invenzione che invece potrebbe esistere). È da un bel po’ che ho notato che a quest’uomo gira sempre tutto nel verso giusto e ormai mi ero più o meno assuefatto a questa curiosa peculiarità del nostro universo, ma quest’ultima storia dell’attentato fallito è riuscita comunque a stupirmi. Mi sono detto: “ma com’è possibile? Ma cos’ha fatto di male la specie umana per meritarsi la longevità di Trump e la morte di Schubert a 31 anni?”.

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PERDERE PER VINCERE

Una riflessione di Anna Maria Guideri sulle elezioni francesi

(Elezioni francesi del 2024)

Anna Maria Guideri

Chi ha vinto e chi ha perso le elezioni in Francia il 07 Luglio 2024? I sostenitori degli opposti schieramenti – antilepenisti e lepenisti – si confrontano sul campo mediatico in singolar tenzone sfoderando con pari gagliardia argomentativa le armi, sul grande evento che ha visto cadere più di una testa reale o virtuale che sia. Gli uni per attribuire a Macron la vittoria in quanto è riuscito, almeno per il momento, ad arginare la resistibile ascesa di Marine Le Pen, gli altri per addebitare a Macron la sconfitta per essere stato sorpassato da Melanchon e per aver gettato la Francia nell’incognita dell’ingovernabilità. Dico la mia partendo da una banale considerazione: vince chi raggiunge il suo obiettivo; perde chi lo manca. Se Macron voleva la sconfitta della Le Pen e della sua destra neofascista, ha vinto. E anche se non aveva calcolato il sorpasso del leader dell’estrema sinistra Melanchon, possiamo dire che, vista la posta in gioco, poteva anche permettersi di pagare questo prezzo, per quanto salato sia. Se la Le Pen invece aveva puntato sulla vittoria, visto l’esito molto favorevole riportato al primo turno, è chiaro che ha perso nonostante i molti voti che ha preso. Ma colei che ha riportato una vittoria netta e inequivocabile è senz’altro la Republique dotata, per sua fortuna, di un sistema immunitario antifascista quasi a prova di bomba che si è mobilitato contro l’onda nera della Le Pen. Come giustamente è stato detto, i francesi sanno distinguere un avversario politico da un nemico della Repubblica. Molti hanno definito Macron un perdente di successo: ha perduto la sua corona, ma ha salvato la democrazia. La Francia, a differenza dell’Italia, può dividersi su molte questioni, ma non sull’antifascismo. Da noi, una desistenza così ampia e così eterogenea disposta a rinunciare alle proprie candidature per salvare la comune casa democratica sarebbe stato impensabile, visto che, cani e porci per biechi interessi di bottega, – non certo per l’antifascismo – si sono più volte uniti. Basti pensare allo sdoganamento dei post-fascisti di Alleanza Nazionale ad opera di Berlusconi: la madre di tutte le disgrazie che ha generato la vile progenie che oggi ci governa; in Italia, sì, in Francia, no. Questo perché fra noi e la Francia ci sono alcune differenze che spiegano i diversi risultati elettorali nonostante abbiano entrambe in comune destre nostalgiche forti e radicate. La Francia, pur avendo avuto secoli di monarchia, ha amato sempre più il regno del re, più l’impero dell’imperatore, più la Repubblica del suo presidente. I francesi amano lo stato perché si sentono stato. Sono citoyens, cittadini, non sudditi, tanto è vero che il re lo hanno ghigliottinato. Per quanto ciò non sia edificante, aiuta a far comprendere la natura profondamente laica di questo popolo refrattario al culto della personalità del capo, qualunque capo. Gli italiani invece non amano lo stato perché non si sentono cittadini, ma servi del padrone di turno. Tornando alla querelle sui vincitori e i vinti, chi sostiene la tesi della sconfitta di Macron giudica più grave la probabile – non certa – ingovernabilità uscita dalle urne che la certa perdita della democrazia nel caso in cui avesse vinto la Le Pen. Macron può essere criticabile per altre scelte politiche, non per questa: diamo a Cesare quel che è di Cesare.

Anna Maria Guideri 13-07-2024