(Dal troppismo al trumpismo il passo è breve!)
La dismisura, non la grandezza, è la cifra del nostro tempo. Siamo tempestati da una miriade di input, da un’esagerata quantità di tutto: cose materiali e virtuali, visibili e invisibili, reali surreali, vere e finte: di tutto, di più. Siamo affetti dalla sindrome del troppismo ed anche – in perfetta linea ed assonanza – di trumpismo. Nel villaggio globale tutto si tiene e, come un battito d’ali di una farfalla può scatenare una calamità naturale all’altro capo del mondo, così il troppo che da tempo imperversa nell’occidente capitalista, può favorire la comparsa di un fenomeno mostruoso, davvero eccessivo come Trump con ricadute devastanti ovunque. Sbaglia chi crede che Trump sia un corpo estraneo al sistema, facilmente asportabile con un bisturi. Trump non è un caso anomalo se non nella misura in cui lo siamo tutti noi, cittadini del mondo globalizzato, opulento e misero, avanzato e arretrato, razionale e folle, umano e disumano oltre ogni limite. Avviato da tempo lungo la china dell’autodistruzione. Possiamo, come italiani, rivendicare il merito di aver anticipato i tempi della presa del potere democratico da parte dei tycoon eleggendo Silvio Berlusconi, l’uomo di tutte le dismisure che ha inferto picconate micidiali alle istituzioni, all’etica pubblica e privata, alla legalità, alla decenza … atteggiandosi a vittima della persecuzione dei magistrati comunisti. Un ribaltamento dei termini del reale che ha aperto crepe non facilmente riparabili nel tessuto già logoro del nostro sistema democratico e non solo. Trump è lo sbocco naturale, fisiologico, di un declino inarrestabile, la punta di diamante di un degrado etico e civile da lungo tempo annunciato, ma colpevolmente ignorato, o sottovalutato. Troppismo e trumpismo, due inquietanti fenomeni della nostra realtà attuale, due facce della stessa medaglia, espressioni di un “gigantismo normalizzato” di fronte al quale la balbettante democrazia europea si trova confusa e smarrita. Il troppo stroppia: dal consumismo compulsivo, alle parole agli estrogeni, ad ogni tipo di eccesso contro la realtà, contro la ragione, contro la morale, contro i diritti umani e civili, contro la giustizia … Dalla violenza sterminatrice di intere popolazioni che viene tranquillamente metabolizzata e quindi ritenuta inevitabile, il troppo è sempre poco, per chi se lo può permettere e l’asticella dei traguardi da raggiungere si alza sempre di più sotto la spinta dei media asserviti ai disegni deliranti di chi detiene l’85% della ricchezza mondiale. Ci si crede sani, ma siamo gonfi, cioè malati (da Berlinguer ti voglio bene). Si vive dentro una bolla creata ad arte da coloro che hanno interesse ad inventarsi una realtà a misura dei propri deliri e dei sogni impossibili degli sprovveduti e dei disperati in fuga da una realtà altrettanto impossibile. Un sogno di riscatto e di libertà che trova il suo compimento non nella forza del diritto (Cicerone), ma nella sua negazione, non nella ragione, ma nell’abuso e nella follia. Assistiamo a due aspetti sociali solo apparentemente contraddittori, in realtà interdipendenti e funzionali l’uno all’altro: la frammentazione e l’omologazione. A fronte di una frammentazione dovuta alla caduta libera dei valori democratici unificanti, risulta evidente una crescente omologazione intorno al vuoto delle idee e alla confusa percezione di interessi non meglio identificati e indotti. Quanto più la società si disperde e si disgrega, tanto più si riunisce sotto l’ombrello del demagogo di turno che promette miracoli. Insomma, una comunità non coesa composta da individui che hanno poco in comune tranne lo smarrimento. Più che una comunità, un’ammucchiata! Che le differenze che si riscontrano nelle società a livello valoriale siano più superficiali che sostanziali lo dimostra l’uniformità trasversale dei modelli comportamentali, del linguaggio, degli stereotipi. Credo che questa miscellanea indistinta si debba in buona parte anche a quel fenomeno ambiguo e ingannevole definibile come capitalismo populista. La mutazione genetica del sistema capitalistico nella variante populista rende verosimile l’assurdo e cioè, che lo storico nemico dei meno abbienti – il capitalismo selvaggio – sia diventato il loro amico più fidato!
Anna Maria Guideri 08-04-2025