Funambolismi del Rampini
Il personaggio è davvero singolare, io ho letto quasi tutti i suoi libri in italiano ed ho apprezzato le sue doti di alto giornalismo e la capacità di cogliere aspetti fondamentali di paesi come l’India, l’America, la Cina con una documentazione esplicativa e scorrevole, manifestando rispetto ed apprezzamento per gli aspetti più positivi di culture non occidentali e “non democratiche”.
Ad un certo punto ha cambiato fronte: ha cominciato a scrivere dei pericoli provenienti dall’Est e dalla necessità di fare fronte comune con l’atlantismo di marca americana. La cosa strana è che ha continuato a dare lo stesso tipo di informazioni e valutazione su questi paesi, facendo di fatto solo un atto di fede a favore dell’Occidente. Non si tratta quindi di un fenomeno come quello di Pansa, che ricostruisce la storia riportando episodi particolari all’esplicito fine di falsificarne la comprensione d’insieme. No la sua scelta di campo è assiomatica, al massimo si limita a qualche peccato di omissione ma non esagera. L’esempio di questa sua condotta è stato palese nella trasmissione della 7 quando ha evidenziato i gravi mali di questo paese, anche strutturali, ma ribadendo la sua fede per una utopico capitalismo democratico di cui non ha saputo mostrare alcun aspetto positivo.
I concetti che si evincono dalla puntata
1- Sul piano politico generale quello cinese è un regime duttile e capace di imparare, in grado di formare élites competenti ed autoritarie, capaci di prendere decisioni anche impopolari ma anche di aggiustare il tiro e di essere apprezzate dal popolo.
2- Il capitalismo cinese è diventato competitivo a livello internazionale fino ad insidiare la supremazia americana grazie alla presenza dello Stato imprenditore e all’indirizzo politico esercitato nei confronti dei grandi imprenditori. E’ il caso del settori R&S Ricerca e Sviluppo e le nuove tecnologie, dal 5G alle energie alternative ed alla riconversione ecologica, fino al punto di rendere la Cina il paese più avanzato in questi settori ed indispensabile allo sviluppo del resto del mondo
3- Il modello sociale cinese è superiore a quelli occidentali perché ridistribuisce parte del surplus capitalistico in spesa sociale con risultati decisamente apprezzabili: eliminazione di 800 milioni di poveri, ceto medio e medio alto in crescita, in controtendenza rispetto alle società occidentali, modernizzazione tramite forti investimenti in ricerca e nelle nuove tecnologie (cosa che in Occidente non avviene perché si tratta di investimenti con prospettiva di guadagno solo a medio e lungo termine). Il tutto senza trascurare che la Cina sforna annualmente più miliardari di tutto il resto del mondo.
4- La società cinese è più civile, ordinata, e compatta, che riconosce le proprie culture nazionali e locali e la guida politica del partito comunista cinese. Il modello cinese è unico nel genere dei sistemi politici: si valorizza l’istruzione e le competenze, anche nella partecipazione alle decisioni politiche. Un modello confuciano che valorizza la gerarchia della competenza nell’ordinamento sociale senza puntare alla omologazione tipica dell’esperienza del cosiddetto socialismo reale, basti pensare al gran numero di startup, anche di grande successo, che nascono ogni anno.
5- Nei rapporti con l’estero la politica cinese è più efficace di quella occidentale: risulta rispettosa delle culture locali, investe in infrastrutture ed è sensibile all’apprezzamento delle popolazioni locali (ricordo io, ma non l’ha fatto il Rampini, il caso dei primi interventi strutturali in Africa. Le imprese cinesi intervenivano portandosi tutte le maestranze cinesi, anche perché a livello locale c’erano forti carenze. Appena sorsero le legittime rimostranze locali, cominciarono subito ad assumere i locali, curandone l’addestramento. Quello che non ha potuto omettere Rampini è il fatto che per gli africani il confronto con i secoli di presenza europea diventa penoso per l’occidente. Per non parlare della diffidenza verso gli americani, chissà perché?
6- Pericolo del controllo sociale tramite i social e l’uso della IA, dice l’esperta che è ottima cosa ma c’è il pericolo dell’oppressione del Grande Fratello, lo Stato, insinua il Rampini, ma omette che tutte le grandi aziende e tutti i social privati in Occidente ne fanno ampio uso tale da condizionare i nostri comportamenti e le nostre opinioni. Il Grande Fratello à già presente nelle nostre società, ma non possiamo nemmeno sperare di contenerlo … la proprietà privata è sacra.
Concludendo, quello che emerge dalla trasmissione, conforta l’opinione che mi sono fatto, dopo tante letture, sull’argomento: la Cina è attualmente più affidabile per la pace ed il progresso mondiali e la Cina è l’unico paese governato secondo i principi del Riformismo, quello stesso riformismo della nostra tradizione storica, quello dei Turati e della Rosa Luxemburg, lo stesso della via Italiana al socialismo di Togliatti un riformismo oggi indegnamente rivendicato da una banda di opportunisti senza idee e senza ideali che sbandierano qualche vessillo liberista, oramai sempre più logoro, ma che sono ben presenti come tarli o peggio termiti che hanno compromesso qual che resta della casa socialista italiana.
Gian Luigi Betti, 27 giugno 2023
Devo dire che il “viraggio” del giornalismo di Rampini in senso “ultra atlantista” e acriticamente filo occidentale risale ormai a qualche anno, precisamente al crescente allarme anti cinese dei media USA seguita dalla stragrande maggioranza di quelli occidentali. Sull’attuale superiorità del modello cinese non ci sono discussioni: i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Un pragmatismo che non ha eguali al mondo. La distruzione della democrazia, in occidente trasformata trasformata in una insensata competizione tra pubblicitari, viene sostituita da un più efficiente sistema di feedback controllato dall’alto che opera cambiamenti nelle situazioni che mostrano la possibilità di evolversi in criticità. Il tutto molto ammirevole ma anche molto simile all’organizzazione di un alveare o di un formicaio. Un modello al tempo stesso ammirevole e inquietante. Viene da chiedersi: davvero è la miglior proposta politica “sul mercato”? Nessuno ipotizza o ritiene possibili alternative in cui la dimensione della libertà abbia più spazio?
però se guardi i salari reali non crescono più di tanto, i consumi ristagnano e i risparmi sono a livelli record perché i cinesi non hanno ancora un welfare soddisfacente. Questo succede perché i sindacati sono in realtà sezioni del management aziendale: per il comunismo rimane molta strada da fare. Ciao Mao
giovanni gozzini (tra poco esce un libro mio su questa roba, te lo fo mandare)
grazie per questi “appunti”, concordo parola per parola; grazie anche per aver guardato la trasmissione sulla 7 e averla commentata, io non ce l’ho fatta… non riesco più a seguire Rampini da quando è iniziata la guerra in Ucraina, la sua difesa a spada tratta delle politiche criminali degli USA e della NATO e dell’Europa (ma c’è ancora l’Europa?) mi riesce insopportabile.
Laura Grazzini
Condivido molto di quanto scrive Gian Luigi Betti. Rampini è partito in maniera vergognosa, ma poi nel corso della trasmissione è stato costretto a fare varie affermazioni -vere- sulla Cina. Sul tema ho recentemente scritto delle considerazioni sul bel libro di Alberto Bradanini “Cina. L’irresistibile ascesa”. che ho condiviso con Ugo Barlozzetti ed altri. Sono cinque pagine su cui mi farebbe piacere una vostra opinione. Posso inviarle ? E come?
grazie per l’attenzione. Ci fa grande piacere il vostro saggio. Puoi spedirlo all’indirizzo: lagrandearinga@gmail.com
a presto Gian Luigi Betti