4 gatti e un cane anzi 2
Vinco la mia senile ritrosia per le perdite di tempo in stronzate e mi accingo ad osservare con lo spirito e le tecniche dell’etologo il comportamento rituale di un gregge leghista. L’occasione è ghiotta: in quel di Campi Bisenzio officerà la cerimonia il maschio alfa e capo supremo: l’onorevole, si fa per dire, Matteo Salvini. Il grande capo l’ho osservato alla televisione, come riuscire ad evitarlo? Mi è sempre parso odioso per quel che dice e antipatico a pelle, ma non privo di un certo carisma e di una furba abilità politichese: un capetto insomma in grado di fidelizzare e trascinare il proprio gregge, di facile palato, ma ce ne sono di tipo diverso?
Il ritrovo è nella piazza Dante, quella del Comune che si vuole espugnare, alle 10 del sabato 22 aprile 2023. Alle 10,10 arrivo nella piazza: a quanto pare la mobilitazione esterna, dei fan in gita permanente effettiva a supporto del capobranco, pronti ad osannarne qualsiasi stravaganza, a partire dai costumi istrioneschi, è ridotta ai minimi termini. I locali sono ancor meno: in tutto non si arriva a cento capi. Alcuni oratori tra cui il candidato sindaco si avvicendano al microfono spiegando agli astanti come sarà bello il comune strappato ai comunisti (annoto le affermazioni e mi riprometto di chiedere loro dove hanno visto i comunisti, così, tanto per avere un po’ di compagnia). I cordoni delle forze dell’ordine e le troupe televisive soverchiano il pubblico: arriva il capo ed il gregge si divide: più della metà dei presenti si affolla attorno a Salvini con lo stesso eccitato accorrere della anatre quando getti loro del pane nello stagno. Salvini impavido rilascia interviste, dirige le telecamere, esorta, con cenni della mano, gli oratori a continuare a parlare al solo fine di garantire un sottofondo sonoro realistico ad uso del futuro telespettatore. Poi finalmente sale sul palco: sono attento a cogliere i segreti del capo: le frasi ad effetto, la postura, i toni enfatici, insomma tutto il repertorio del buon oratore. Grande delusione: dal vivo la sciarada delle banalità mostra la scarsa convinzione di chi le pronuncia, il tono non è quello di un capo, piuttosto quello di un avventore del bar di paese e di quelli piuttosto scarsi, la postura è rassegnata, tesa più a confondersi che a imporsi. Se qualcuno si fosse aspettato un epigono della grande tradizione oratoria occidentale, nata nelle assemblee dell’antica Grecia e perseguita nel corso dei secoli dai grandi personaggi che hanno occupato un posto nella Storia, si sarebbe facilmente accorto che Salvini non è di quella stoffa. Semplicemente non esiste un personaggio Salvini capo-popolo: esiste il suo avatar mediatico frutto di un demiurgo che ritaglia e cuce in maniera sapiente espressioni e frasi che, se seguite in sequenza naturale e dal vivo, mostrerebbero la loro vacua futilità ed inefficacia comunicativa.
Anche il gregge sembra cogliere la stanchezza della diretta, reagisce appena e senza convinzione, agli ordini dei capi claque.
Ai margini, appoggiati al muro delle case prospicienti il comune, ben distanziati per non essere confusi con i leghisti, una siepe di pensionati si gode il sole ed osserva compunta e silente. Molti sono usciti col cane. Ad un appello più vigoroso del Salvini, risponde uno dei cani con un ululato lamentoso e prolungato. L’intero pensionato si agita e dà segni di approvazione, anche da parte del gregge si avverte un qualche apprezzamento per il diversivo. Poi, concluso l’ululato, l’altro cane prosegue nel suo uggiolio lamentoso e la colonia felina torna al suo pacato ronfare.
Gian Luigi Betti, Campi Bisenzio, 22 aprile 2023
Stupendo!!
ma cosa ha detto di concreto?
L’articolino è bellino.
La prima parte si può appiccicare a quasi tutti i politici.
Certo un Renzi dei momenti migliori avrebbe avuto più ‘appeal’ nel vendere fumo.
La parte più simpatica e colorita è quella dei pensionati e dei cani.
Specialmente laddove si scopre, se non ho capito male, che i cani e le greggi, sono felini.
Mi è sembrato di esserci. Ho visto i cani. Che avrebbe fatto il mio? Lo immagino a zampetta alzata nella potenza dei suoi 35 centimetri… e mentre, idealmente, torno verso casa rifletto sull’importanza dei curatori d’immagine, quanto ormai sia più importante sembrare che essere. E resto immobile a guardare il cane che annusa la cantonata.
Mao sei grande!
…se eravamo più attenti nel sapere dell’avvenimento, potevamo accodarci al gruppo dei pensionati, essendo noi pensionati DOC !!!!
Un abbraccio,
Meris e Massimo