SENZA FINE (amg)

(Il tormentone del politicamente corretto)

Ritorno, dopo un po’ di tempo, sul luogo del delitto, quello del dibattito sul politicamente corretto che il dramma epocale della guerra avrebbe dovuto fortemente ridimensionare, ma che invece sta mostrando una insospettata vitalità forse degna di migliori occasioni. Già la definizione che Putin ha dato della sua feroce aggressione allo stato ucraino – operazione speciale – non osando pronunciare la parola guerra, ma osando invece infliggerla mietendo vittime innocenti fra la popolazione civile inerme, ripropone il tema annoso del linguaggio verbale e del suo ambivalente potere di informare o di manipolare i fatti a seconda di come, perché e da chi venga usato. La polemica esplosa fra le opposte fazioni dei cosiddetti pacifisti e guerrafondai – l’una contraria, l’altra favorevole all’invio delle armi all’Ucraina – ha riproposto, insieme al dilemma della scelta politica più opportuna da fare, il tema di come definire correttamente i sostenitori delle rispettive correnti di pensiero. Putiniani o antiputiniani?, Pacifisti o guerrafondai? E gli ucraini che non si arrendono, resistenti o combattenti non paragonabili ai nostri mai troppo rimpianti partigiani? Non mi interessa inoltrarmi in sottili disquisizioni, più degne dell’Accademia della Crusca che del conflitto armato in atto, ma di quanto questo approccio alla situazione serva più a confonderla che a chiarirla e quanto riveli l’inadeguatezza umana e culturale di chi se ne fa portavoce. Di quanto la radicalizzazione dello scontro verbale nei vari talk show costituisca una vera arma di distrazione di massa de-viando l’attenzione dei cittadini dalla guerra vera alla guerra finta, dalla guerra delle armi alla guerra delle parole, dal sangue alla salsa di pomodoro delle fiction. Inavvertitamente, le grandi calamità che da sempre hanno funestato il genere umano, grazie al magico potere della tecnologia digitale e della manipolazione verbale, non sono più quelle di una volta. Si trasformano prodigiosamente da mostri che erano, in topolini quasi inoffensivi dei quali si può parlare tranquillamente stando seduti sul divano davanti alla TV . Il reale e il virtuale vengono percepiti confusamente e assorbiti inconsciamente come un magma indistinto dal quale è difficile estrapolare sia la realtà dei fatti che la loro devastante ricaduta nella nostra vita. Che sia guerra, che sia fiction, la reazione emotiva è quasi la stessa, è più da telespettatori che da cittadini, anche perché la scatola che trasmette le immagini – sia reali che virtuali – è sempre la stessa. Insomma, se le bombe non ci cadono proprio addosso, è facile pensare che sia tutto un film! Per questo usiamo le parole per dire parole e non per dire cose.

Anna Maria Guideri, 11-06-2022

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Un commento su “SENZA FINE (amg)”

  1. La spettacolarizzazione di una tragedia, le parole usate per manipolare, con il chiaro intento di demonizzare uno dei contendenti , è la faccia di un sistema di controllo delle coscienze. La realtà è una fiction, la verità è solo quella che hanno scelto “loro” i potenti e i servitori. Una sola voce isolata di condanna si è alzata e non per parteggiare ma per mediare , perché il dialogo fosse tra uomini e non tra armi. Ora la verità si affaccia a piccoli passi, una verità che viene da lontano e che risponde alla logica del dominio e sopraffazione. Triste la passerella dei rappresentanti dell’Europa e vergognosa quella dei “migliori “. Inquietante è la scomparsa del significato profondo della parola Pace degenerata in tanti “ismi”. Non si è evoluta l’umanità nonostante lo sviluppo della tecnologia che permette di esplorare nuovi mondi . Ci vuole la capacità di tornare alle origini per percorrere il lungo e difficile cammino di rifondazione quei valori che permettono di abitare la Terra umanamente, da uomini umani ma non troppo umani.

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