Senza Parole

In un paese agricolo sviluppatosi nel corso del tempo lungo una strada provinciale, che sembrava una retta verso l’infinito, venne inaugurato in un appezzamento di terreno esterno ad essa, un locale di grandi dimensioni reclamizzato con un’insegna circolare nel cui centro campeggiava la scritta “tutto con il tuo smartphone” che lampeggiava di continuo con colori diversi; per chiunque passasse di lì fino a tarda notte era impossibile non notarla.
Era un giorno festivo e Matthias dopo aver fatto la doccia uscì di casa mentre la famiglia stava facendo colazione. Salutò con un cenno della mano e togliendo dall’attaccapanni il suo cappello da baseball, di cui era molto appassionato e praticante, si diresse verso il locale.


Scambiò un cenno di saluto con una sua amica e, dopo uno sguardo all’insegna, iniziò a percorrere un vialetto delimitato da una staccionata in legno, per arrivare all’ingresso dell’Internet Cafè. Qui si fermò per osservare un pannello disegnato come un fumetto, che rappresentava un dialogo come dimostravano i balloon tra un cliente giovane seduto al tavolo che chiedeva alla cameriera “posso ordinare?” e lei che rispondeva “non ti affaticare a parlare. C’è lui che parla per te” indicando un cellulare. Sorrise e superato l’ingresso, salutò con un cenno della testa il barista, che rispose toccandosi il cappello da cowboy, e si diresse verso una sala chiusa da una porta le cui ante avevano un cartello adesivo con la scritta Internet Cafè.

In quel locale ovviamente era possibile avere una connessione in rete, ricaricare il proprio cellulare e, a secondo della consumazione, si poteva avere in dotazione un computer in uso per il massimo di quattro ore.
Si posizionò vicino ad una presa elettrica dato che aveva portato con sé da casa una prolunga con la quale pensò subito di ricaricare il suo cellulare senza separarsi da lui.
Lì dentro contò dieci persone che pur conoscendolo, lo ignorarono disinvoltamente in quanto tutti presi dal proprio cellulare o computer. Una volta seduto, stabilì il livello della consumazione e prese contatto con il barista ordinando la sua colazione con il suo smartphone. In attesa aprì un videogioco e dopo cinque minuti arrivò la cameriera con il vassoio. Appena ebbe messo sul tavolo un bicchiere di latte, un uovo sodo ed un pasticcino, Matthias estrasse la carta di credito e senza parlare, dopo aver osservato la cifra, pensò a pagare la cameriera che in silenzio, alzando il pollice destro, rilasciò la ricevuta prima di tornare al suo bancone. Lui, notando un amico, cominciò a scambiarsi messaggi parlando di lavoro e dei loro svaghi pomeridiani.

Altrettanto fecero altri che pur avendo l’amico o l’amica a distanza di un tavolino preferirono di rivolgersi al prossimo solo con messaggi. Altri si dilettavano a giochi sul video contro un nemico immaginario con la speranza di battere il record per poi trasmetterlo ai suo amici; nella sala si sentivano perfino i segnali acustici dei messaggi ricevuti.

Quindi nessun rumore, nessun disturbo né risse, ma un pubblico ordinato e motivato, garanzia di laute consumazioni che fioccavano incessantemente su questo o su quel tavolo, e perciò nel giro di qualche mese il locale vide ingrandire il proprio giro di affari.
Verso mezzogiorno ci fu chi pensò di sostituire il pranzo con un panino ed un bicchiere di birra e chi andò invece a casa propria salutando con il suo cellulare.

Una ragazza abbastanza carina fece irruzione cantando allegramente e venne redarguita con un gesto e degli sguardi eloquenti. Lei ci rimase male e vista l’accoglienza ricevuta cominciò a berciare “siete degli zombi” fino a che la padrona del locale non la prese energicamente per un braccio buttandola fuori.
Matthias non tornò a casa perché nel pomeriggio voleva andare in una sala da ballo attigua all’Internet Cafè. Aveva già dato l’adesione a questo evento e, vedendo tutti i partecipanti dal cellulare, pensò bene di approcciarsi con una ragazza avendone un quadro completo perché disponeva grazie ai social di tutte le informazioni necessarie, immagine compresa.

Quella che poteva sembrare una trovata tutto sommato eccentrica, si estese con questa nuova modalità di comunicazione anche nella danza archiviando di fatto l’abitudine di invitare una ragazza al ballo con il rito preparatorio fatto di inchini, pedinamenti e sguardi intensi; adesso tutto questo armamentario veniva sostituito da una semplice chat.
-Vorrei ballare con te che sei seduta non lontano da me. Se non mi conosci ti mando la mia foto- .
-Ok- .
Dopo qualche attimo lui ricevé la risposta:
-Non mi piaci; rivolgiti ad un‘altra- .
A forza di tentativi riuscì a combinare un ballo con una ragazza che gli scrisse:
-Sei carino; dove ti trovi? – .
-Lo confermo alzando un braccio in questo momento; sono a due tavoli da te- scrisse insieme alla descrizione del suo abbigliamento; poco dopo la ragazza si portò al suo tavolo.

Tra un ballo e l’altro i due giovani entrarono in confidenza e cominciarono a mostrare i propri video fino a che lei disse:
-Guarda con attenzione questo- .
Matthias ebbe modo di vedere così la ragazza che mostrando il suo corpo in reggipetto e mutandine gli disse “il bello deve venire”.
Sempre più avvinto egli vide lei che a passo di danza tutta nuda si sdraiò sul letto esibendo pose sexy intriganti.
-Fammi vedere le tue- .
-Non ne ho come le tue ma sono deciso, se ci tieni, ad assemblarne alcune e te le invierò con un video- .
Dopo un paio di bevute la coppia si separò dandosi appuntamento in settimana e lui soddisfatto tornò a casa.

Verso l’ora di cena però Matthias la contattò informandola che stava preparando le immagini promesse e lei gli garantì “anch’io vado in camera e così ci trasmetteremo i nostri sentimenti” .
Lui non stava più nella pelle e dopo aver chiuso la porta a chiave della camera, cominciò a spogliarsi.
Una volta nudo si mise sul letto, facendo scorrere il cellulare sul suo corpo, e terminato il video lo volle rivedere. Non soddisfatto lo eliminò e ne produsse un altro, a suo giudizio, migliore.
Soddisfatto lo inviò all’amica che gli rispose con un plauso e con l’invito di avere un colloquio diretto con video.
Subito attivata questa modalità lei si esibì in contorsioni eccitanti chiedendogli: -Ti senti pronto? – .
-Che non si vede? – domandò sorpreso e compiaciuto Matthias.
-Allora facciamolo insieme- propose la ragazza e così detto lei mostrò il suo strumento.
-Va bene cominciamo; uno, due e tre. Via!- disse la ragazza.

Così lei con il suo vibratore e lui con le sue mani cominciarono una masturbazione in comunione di intenti ovviamente nell’isolamento totale.
-È stato bellissimo- commentarono entrambi al termine del loro solitario orgasmo e chiusero il collegamento promettendosi di ripetersi ancora in settimana.

Gino Benvenuti da Nero Beffardo

Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022

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