(Il futuro è sempre dietro le spalle…)
Dalla lettura del bel libro di Antonio Padellaro –Solo la verità, lo giuro – ho tratto qualche motivo di riflessione sulla consuetudine, molto diffusa, di guardare con occhio benevolo – quando non nostalgico – al passato, anche a quello meno edificante della nostra storia: fatti, usi, costumi, personaggi … soprattutto personaggi. Nel caso di Padellaro che, al netto della sua avvincente prosa e della sua onestà intellettuale non fa eccezione alla regola, il personaggio ricordato con un filo di nostalgica ammirazione che l’attuale squallore sembrerebbe giustificare, è Bettino Craxi.
Da Mussolini in poi si è diffuso un comune sentire volto a riabilitare alcuni protagonisti della nostra scena politica poco meritevoli, a parer mio, di essere riabilitati. La memoria in generale – e quella storica non fa eccezione – è fatta della stessa materia dei sogni; è volatile, evanescente e se non poggia su robuste basi etiche e culturali, rischia di subire involontarie alterazioni che la distanza temporale, l’emotività personale e il divenire delle cose, tendono a favorire in modo determinante. Mussolini che ci ha portati alla rovina, Craxi travolto dallo scandalo di Tangentopoli, Berlusconi corruttore, evasore, mafioso, pidduista e puttaniere sono tutt’ora rimpianti da coloro che affidano ad uno sterile piagnisteo la propria falsa indignazione per le cose che non vanno. Poiché a questa generale lamentazione del si stava meglio quando si stava peggio non sfuggono nemmeno fior di opinionisti di notevole spessore come ad esempio Padellaro, mi preme toccare un punto a mio parere non banale. Di fatto, l’espediente argomentativo di rivalutare un passato – non rivalutabile – a fronte di un presente – impresentabile – sorte l’effetto di far risaltare di più il positivo che ci sarebbe stato piuttosto del negativo che c’è. Ed ecco che Mussolini ha fatto anche cose buone, Craxi è stato un grande statista, Berlusconi un benefattore dell’umanità e un moderato in grado di arginare la calata dei lanzichenecchi grillini. Tutto questo ci porta a tenere la testa voltata indietro e ad alzare l’asticella della tolleranza al peggio perché c’è sempre un peggio che ci fa rivalutare il peggio che c’era prima che finisce per diventare il meglio possibile e perciò, riciclabile. Ciò impedisce un vero cambiamento perché allo sguardo prospettico verso il futuro viene anteposto lo sguardo retrospettivo rivolto ad un passato che non passa e che oggi, a forza di rimpiangerlo, ci regala il governo Meloni, un concentrato del peggior passatismo che ci si potesse immaginare ed augurare. Ritornando a Bettino Craxi, la cui memoria gode ancora di un certo prestigio, non si capisce bene se il suo essere un delinquente facesse di lui un grande statista o se, essendo un grande statista fosse legittimato ad essere un delinquente. La grandezza che si identifica nel potere ne giustifica gli abusi e trasforma un grande reo in un grande uomo. Ma una grande corruzione fa un grane corrotto, non un grande uomo. Era meglio tenerci lui si sente spesso ripetere ricordando Craxi e anche Berlusconi senza riflettere sul fatto che se oggi siamo nella m … a è perché c’è stato prima lui! Il declino di una civiltà è opera di molti autori, spesso dei più rimpianti . I precedenti non sono innocenti, anzi sono i padri fondatori del degrado morale e civile in cui ci troviamo e di un popolo che ha subito la loro fascinazione in modo tale da ritenere degno di ammirazione e di emulazione colui che sottrae miliardi allo stato e disprezzabile chi ruba una mela. Il potere proietta il reato nella dimensione metafisica del superuomo che può agire al di là del bene e del male: la grandezza del potere diventa la misura della sua legittimazione a delinquere.
Anna Maria Guideri 05-09-2024