Spezzeremo le reni …

da Facebook Pietro De Nitto


“Con le sanzioni spezzeremo le reni alla Russia”.
Dopo lungo penare, trovato un accordo sul sesto pacchetto sanzioni – il cui elemento principale era l’embargo del petrolio. Un accordo con tante deroghe, con Paesi che aderiscono a date diversificate; probabilmente aggirabile con triangolazioni con altri Paesi extra-accordo; data inizio tra 8 mesi. Ma è bastato il solo annuncio per una nuova fiammata dei prezzi al consumatore, di fatto senza motivo.
Nella sua relazione il governatore Visco ricorda che “l’aumento del costo delle materie prime sono tassa ineludibile per l’Italia” – e qualcuno la deve pagare. Non lo Stato, che ha accumulato un enorme debito, quindi i cittadini, con una inflazione non compensata da aumenti salariali. Se questo è, abbiamo capito che il governo si allinea alle sanzioni, la bolletta è la nostra!
Ma servono – stanno servendo questi provvedimenti verso la Russia? Per capirci: le sanzioni hanno un senso soprattutto lato export, quando non fornisci tecnologia a uno Stato che non è in grado di svilupparla in modo autoctono, inceppandogli le catene produttive; nel caso in specie, le sanzioni lato import dovrebbero servire a non “finanziare la guerra”. Hanno funzionato finora? Gli ottimisti occidentali dicono di sì, la realtà dice che Putin ha guadagnato di più vendendo meno gas. Se aggiungiamo che questo ultimo pacchetto parte dal 2023 (a guerra abbondantemente finita – si spera), l’unico risultato certo è l’inflazione che ci stiamo creando – cioè stiamo spezzando le reni, ma a noi stessi.
“C’è un aggredito e un aggressore”
Tre mesi fa siamo stato colti di sorpresa dalla colonna di mezzi militari russi che hanno valicato i confini ucraini. Immediatamente si è attivato il trust mediatico che ha iniziato a tambureggiare e pompare ansia ed odio verso il “pazzo, criminale, nuovo Hitler”. Una guerra nata da una mente debilitata e senile, “immotivata, senza giustificazioni”. Dopo tre mesi di narrazioni monocordi a reti e carta unificati – oggi circa il 70 % degli italiani pensa che questa guerra non è tutta in capo al Cremlino. Abbiamo avuto il tempo di appurare che un conflitto a bassa tensione già c’era; che conclude una costante pressione USA-NATO verso l’est Europa; che è la risultante anche di processi macro-economici che erano destinati alla collisione.
Per certi versi diventa anche difficile stabilire unitariamente il soggetto aggredito/aggressore. In una intervista del 2020 così si esprimeva Zelensky sul Nord Stream 2:” è stato completato per il 95% ? cosa possiamo dunque fare al punto in cui siamo? Semplice: impedire che venga completato l’altro 5%”.
La domanda da porsi è: cosa c’entra l’Ucraina col NS2? Perché vuole impedirne il completamento? Questi gasdotti – è bene ricordarlo – sono in qualche modo un cordone ombelicale tra Europa occidentale e Russia: non solo gas, ma anche interazione, cooperazione, scambi commerciali. A questo obiettivo si oppongono i paesi baltici, Polonia, Ucraina. Loro vorrebbero la Russia espulsa dall’Europa, un muro tra noi e loro. Si capisce che per costoro la NATO non è organizzazione difensiva, ma organismo di offesa, per saldare una volta per tutte i loro conti.
Vogliamo seguire quella NATO bellicista e rivendicativa?
In tanti indicano con abbondante sicumera chi è l’aggressore e chi l’aggredito, per conto mio vedo immagini molto più contorte e indecifrabili.

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