relatività

Andrea Bagni da Facebook propone un bel ricordo in occasione del suo 70mo compleanno

Grazie di cuore a tutte le amiche e gli amici che mi hanno scritto per festeggiare i miei primi settanta anni. Con mio fratello sono 140 anni.
Le cifre tonde fanno un certo effetto, sembrano soglie, momenti di passaggio. Anche perché ricordo perfettamente i settanta anni di mio padre, la festa a sorpresa che gli facemmo. Io che avevo 36 anni pensavo che mio padre era ormai proprio vecchio – anche se un grande vecchio. Grandissimo.
Mi torna in mente adesso che da bambino rimasi colpito da lui una volta che si trovò a discutere a casa (a Ponte a Signa abitavamo), con un fornitore che aveva portato un dondolo per la terrazza: non era più d’accordo col prezzo concordato alla Mostra dell’Artigianato di Firenze. Credo lo sconto gli sembrasse troppo alto. Litigò per telefono con la sua ditta. Poi mio padre alla fine scrisse senza dire una parola una cifra sul libretto degli assegni e firmò con quel gesto rotondo che faceva sempre. Il commerciante allora disse che lui era un signore. Un Signore. Non avevo mai sentito quella parola usata in quel modo, con quel tono. E forse non avevo capito benissimo che volesse dire, però fui orgoglioso di lui. Non c’era dubbio che era una bella cosa.
Un’altra volta, ma ero già grande, disse a un cliente che lui era un Gentiluomo. Mi sembrava lo dicesse sempre con la maiuscola e mi faceva anche un po’ sorridere. Però quelle parole così antiche, desuete, mi sono rimaste impresse.
Forse mi torna tutto in mente adesso perché mi piacerebbe invecchiare – anzi essere invecchiato – un po’ alla sua maniera, da signore-gentiluomo. E artigiano fino alla fine, felice del suo lavoro, come appare nel video che gli ha dedicato un amico gentile.
Quello che ho di sicuro è una bella scia di affetti alle spalle: una valanga di persone ormai adulte che mi scrivono cose dolcissime chiamandomi ancora Prof. Forse vale il verso “Amor ch’a nullo amato amar perdona”: io gli ho voluto molto bene e l’amore non va mai sprecato, in qualche modo ritorna.
Allora penso che forse si resta professori per tutta la vita. E anch’io continuo a sentirmi felice del mio lavoro. Forse non è essere Signori, ma qualcosa è.
Grazie di nuovo a tutte e tutti.