Memorie e pensieri di una prigioniera involontaria

di Rosella Di Bella

Andiamo a comprar qualcosa a Montespertoli, poi si passa a Gigliola per vedere se manca qualcosa in casa…. Mi dice Enrico.
Ma non si dorme lì, dico io, semmai ci torniamo domani o domenica.
Cielo buio, luci accese, freddino ed umido, Siamo ritornati a Firenze, in viale Belfiore, poco prima di cena. Al telegiornale la notizia del DMPC “io resto a casa”.
Saremmo rimasti in casa, o quasi, per i successivi due mesi.
Non avremmo visto nostra figlia, i nostri nipoti, piume delle nostre piume, per due mesi. Né i tanti amici, i parenti, le sodali della FIDAPA, i volontari dell’Unicef.
A conti fatti non avremmo visto neppure il pescivendolo o il fornaio, lattaio, vinaio o il farmacista e il medico di piazza San Jacopino.
Un sistema blindato di ordini on line e consegne a domicilio ci ha risparmiato quelle passeggiatine. Ci rimaneva il tour per conferire i rifiuti (si dice così) e la gita fuori porta dal giornalaio di viale Belfiore. Sempre rigorosamente mascherati, e con occhiali da sole. Si, perché il tempo si era fatto bello.
E poi, come sono stati i lunghi giorni di immobilità forzata?
Se c’è una cosa che ho imparato è che, in genere, ci si abitua a tutto. Dopo un po’ l’aria non puzza più, l’oscurità sembra chiarore, l’immobilità sembra riposo. Ma, fortunatamente, la nostra aria di casa è sempre stata fresca
Come sono stati questi giorni…?
Non credo ci possa essere una risposta uguale per tutti, né io voglio dare una risposta universale. La mia risposta riguarda me stessa.
In questo periodo i rapporti tra persone che condividono gli stessi spazi sono stati sottoposti ad uno stress test: se erano già solidi si sono ulteriormente rafforzati, se scricchiolavano non hanno retto.
Ci siamo appoggiati l’una all’altro, ed abbiamo scoperto che ci si può organizzare, scandire le giornate con gli impegni quotidiani e con quelli professionali, con le
scadenze amministrative, i contatti sociali, anche a distanza, il tempo per l’aggiornamento, letture, riposo ed esercizio fisico
Abbiamo scoperto che molte cose che sembravano indispensabili sono risultate superflue: non rimpiangerò né l’happy hour, né il black Friday. Anche il settimanale incontro con il parrucchiere è risultato superfluo. Anzi, ho preso una decisione che mi ha reso libera: adesso i miei capelli sono d’argento, e mi piaccio lo stesso
Abbiamo scoperto che molte cose, che sembravano strumenti superflui, sono state invece utilissime: Le piattaforme per le conferenze a distanza, che hanno permesso di partecipare alle assemblee UNICEF, scambiare opinioni, essere aggiornate, vedere facce amiche, le video chiamate con i familiari, che hanno lenito la nostalgia di vedere le persone amate, anche se non hanno sopito la voglia di toccarle ed abbracciarle.
I teatri, i musei, le biblioteche, i luoghi di cultura ci sono mancati.
Anche i non troppo amati turisti ci mancano ora. Non quelli stralunati gruppi che non sembra sappiano dove sono; ma quelli che guardano ammirati i monumenti, che accarezzano le pietre, che conoscono la storia delle città che visitano, ecco, quelli ci mancano.
Abbiamo scoperto anche i punti deboli ed i punti di forza di molte delle nostre strutture: anche le più importanti come la scuola; dove i punti di forza si identificano con le capacità del corpo docente e con l’utilizzo intelligente delle risorse tecnologiche, che hanno permesso di riparare alla mancanza fisica degli studenti, ed i punti di debolezza nelle carenze strutturali degli edifici scolastici, nelle aulette dove
si ammucchiano anche trenta alunni, e soprattutto nelle improvvisate soluzioni di adeguamento per l’immediato futuro, che si sentono ventilare. Mi piacerebbe che molti dei soldi che sembra arrivino da un Europa finalmente non più sorda, fossero spesi per nuove, moderne e funzionali scuole per i nostri ragazzi.
In questo periodo si è anche dovuto toccar con mano che chi ha di più è stato, e sta, meglio di quelli che questo di più non l’hanno. Chi ha più denaro, chi ha la casa più grande, chi ha un bel giardino, chi ha più salute, ma soprattutto chi ha una
famiglia più solida, chi ha una cerchia di amici più intimi, chi ha qualcuno che l’aiuti
La regola del di più non vale per chi ha più anni, ma anche in questa fascia la distinzione tra più e meno è forte.
Si dice che il Covid 19 lascerà un segno indelebile, e cambierà la vita nel mondo.
Il mondo è cambiato tante volte; anzi tante volte è cambiata la vita dell’umanità. Tutte le volte un nuovo sistema ha preso il posto del vecchio. Molte, troppe volte quelli che han tratto vantaggio da questi cambiamenti sono stati infinitamente di meno di quelli che hanno perso. Vediamo di cambiare strada.

Rosella Di Bella, venerdì, 10 marzo 2020.

Già nel Novembre ’19 erano comparse in Cina “polmoniti anomale, che poi sarebbero state attribuite alla Sars, cov. 19. Il 30 Gennaio 2020 l’OMS dichiarava lo stato di emergenza. Meno di un mese e siamo a Codogno. Ai primi di marzo il DPCM “tutti a casa”. Ora, dopo due anni e mezzo, ci siamo abituati: mascherine, gel sanificante, vaccino 1, 2, 3, n; si va avanti con una certa disinvoltura. Ma a Marzo del ’20 non era così. Come abbiamo vissuto quel periodo? Pubblichiamo una prima testimonianza. Forse ne potremmo avere altre.