Tennis e non solo

Da Facebook queste considerazioni sul caso di Sinner e altri tennisti con residenza a Montecarlo

Alessandro Volpi

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Gli italiani residenti a Montecarlo sono oltre 8000 su un totale di 39 mila abitanti, distribuiti in una superficie di meno di 2 chilometri quadrati. Si tratta della componente “straniera” più numerosa presente nel Principato dove non si paga alcuna imposta sul reddito delle persone fisiche. Per essere in regola con i controlli del fisco italiano, bisogna dimostrare di avere lì il centro dei propri “interessi vitali”. Naturalmente in quei due chilometri ci sono tanti campi da tennis; così è altrettanto naturale che abbiano la residenza, e non paghino le imposte, Sinner, Medveded, Dijokovic, Zverev, Berrettini e numerosi altri grandi artisti della racchetta. L’assunto è formidabile: Montecarlo è la capitale del tennis, abitata da tennisti che, per effetto di questa peculiarità locale, non pagano imposte. Bisogna aggiungere che questa regola non vale per tutti i tennisti…. Infatti per chiedere la residenza nel Principato bisogna avere un conto in una banca locale di almeno 500 mila euro e possedere una casa che, in genere, costa 50 mila euro al metro quadro. Del resto, non confondiamo lo sport con le tasse, che sono un tema davvero disdicevole per i raffinati club monegaschi. Magari quando il presidente Mattarella riceve la squadra di Davis composta in larga misura da residenti di Montecarlo dovrebbe, a mio modesto parere, parlare in francese. Mi scuso per l’improvvida ironia.

Sempre da facebook

Lucia Mascalchi

Franco Fava, mezzofondista italiano degli anni Settanta nonché storico collaboratore del Corriere dello Sport, scrive al Corriere della Sera – alla rubrica delle lettere di Aldo Cazzullo – sul caso Sinner e residenza fiscale a Montecarlo.

“Caro Aldo, la sua riserva circa la scelta di Sinner di eleggere a Montecarlo la residenza fiscale, mi fa riflettere su come la morale nello sport, tanto più se si è grandi campioni, a volte possa stridere con il senso civico. Da ex atleta olimpico sono sempre stato convinto che l’etica non sia solo quella espressa in campo, in piscina o su una pista, ma anche nel compiere alcuni doveri imprescindibili, come pagare le tasse nel proprio Paese anche se gran parte del reddito è prodotto all’estero. Del resto la lotta all’evasione continua a restar fuori dall’agenda di governo. L’impresa di Sinner ha riscosso anche l’elogio di papa Francesco, che ha ricordato come «il tennis può dare lezioni di vita». Bene. Per questo non vorrei che questa estate ai Giochi di Parigi, il portabandiera azzurro fosse un italiano con residenza fiscale nel Principato. Basterebbe una piccola norma del Coni: convocazione olimpica a chi paga le tasse in Italia. Altrimenti mi dice lei perché ad esempio il poliziotto Tamberi dovrebbe pagare l’Irpef sui 150.000 euro e passa del premio Coni per l’oro (ci auguriamo) e Sinner nemmeno un centesimo?”