Se son corretti non si vogliono!

Note di Anna Maria Guideri a margine de “L’era della suscettibilità” di Guia Soncini

Suscettibilità

In questo pamphlet Soncini affronta, con la brillante vis polemica che la contraddistingue, il tema della suscettibilità dilagante, prendendosela a morte con l’uso sempre più virale del “politicamente corretto”, una specie di neolingua edulcorata, addomesticata, ipocrita, censoria, sostitutiva del linguaggio diretto e autentico che si usava “ai bei tempi andati.” Insomma, a suo dire, c’è troppa suscettibilità in giro. La gente si arrabbia per un nonnulla, per i più futili motivi: non possiede il senso del ridicolo. Spesso non comprende le battute perché non sa contestualizzarle e attribuisce intenzioni malevole a persone che vogliono solo fare innocentemente dello spirito. La suscettibilità sembra, leggendo Soncini, l’altro flagello nazionale, dopo il covid. Ne vede i letali effetti – conformismo, isteria da caccia alle streghe in perfetto stile maccartista, attacco alla libertà di espressione, vittimismo identitario e pernicioso delle minoranze che si sentono sempre discriminate, spesso a torto – ma non accenna minimamente alle possibili cause. Il suo è un ragionamento, anzi, direi uno sfogo, a senso unico. Estremizzando se ne può dedurre che chi insulta ha sempre ragione, chi si difende ha sempre torto. L’autrice non si accorge, in questo – senz’altro divertente – cupio dissolvi della suscettibilità, di incorrere negli stessi eccessi che lei rimprovera ai suoi malcapitati e “stupidi umiliati e offesi.” Una reazione perfettamente simmetrica tipica anch’essa della “caccia alle streghe, se per essa si intende ogni sorta di fanatica generalizzazione.

Chi sono i suscettibili?

Tra i vari suscettibili – molti davvero spassosi – che l’autrice prende di mira, ce ne sono alcuni come Laura Boldrini, Matteo Santori e la “vittima delle vittime” Diana Spencer, che meritano una certa attenzione. Nel caso dell’allora Presidente della Camera, contro la quale Grillo incitava i suoi all’odio e allo stupro, l’invito a considerare le sue “uscite” come innocue prestazioni artistiche, non è credibile nemmeno sotto l’effetto ipnotico. Grillo – visto che Soncini cita sempre il contesto come alibi – quando insultava in modo sessista la Boldrini, non lo faceva in veste di comico, ma come leader del M5S, una forza politica eletta in Parlamento. In quel contesto Grillo non era un attore, ma un politico che, nella persona della Boldrini, insultava una delle massime cariche dello Stato. Per non parlare di Salvini – allora ministro – che, improvvisatosi bullo, praticava pubblicamente lo stalking a mezzo citofono ai danni di un ragazzo immigrato accusato ingiustamente di spaccio. Secondo Soncini il fatto avrebbe suscitato reazioni esagerate nell’opinione pubblica. In un eccesso di blasfemia satirica l’autrice equipara l’accanimento salviniano nei confronti di un inerme (ed innocente) minore, alle indagini giornalistiche fatte a domicilio: tutto è lecito in nome della “santa demolizione” dei suscettibili! E se Matteo Santori, leader delle Sardine, non ha avuto abbastanza presenza di spirito da sorvolare sugli attacchi personali che ha ricevuto, è altrettanto vero che la loro virulenza, così fuori dalle righe, era a sua volta totalmente priva di senso del ridicolo. Si minimizza la scorrettezza di Grillo e Salvini e si irride Santori perché “piagnone?”Mi pare che, tutto sommato, ci sia davvero più da piangere che da ridere! Sotto l’attacco micidiale della penna “avvelenata” della Soncini è finita anche la sfortunata e compianta principessa Diana Spencer che avrebbe usato la sua fragilità per diventare il simbolo del vittimismo universale, la portabandiera del sestessismo, la fondatrice del dianaspencerismo, della lagna virale con ricadute devastanti sul senso dell’autoironia trascinando nella sua valle lacrimosa, mezzo mondo. Si può anche convenire che la “perfidia” di Soncini, in questo caso, non sia del tutto campata in aria, ma un briciolo di giustizia vorrebbe che un pensierino “affettuoso”fosse indirizzato anche a Carlo! Che la fragilità – vera o presunta – sia spesso usata come arma ricattatoria e che sia (al pari dell’aggressività), un buon investimento, è senz’altro vero: “Non c’è peggior tirannia di quella che i deboli esercitano sui forti”, diceva Oscar Wilde, ma qual è il rimedio? Negare che esistano la discriminazione, le gogne mediatiche, la violazione dei diritti fondamentali? Se il vittimismo è una messa in scena, le vittime non lo sono; non sono né un’invenzione, né un’imitazione … Non tutte sono principesse come Diana, anche se, con tutti i distinguo dovuti al suo rango, anche lei fa parte di questa nutrita schiera. Insomma, cos’è più importante? Lottare contro gli stupidi suscettibili o contro i razzisti, i sessisti e gli omofobi? Forse eliminando i secondi anche i primi avrebbero meno motivi di piangersi addosso … chissà!? In una società imperfetta tutto non si può avere e, come è preferibile un colpevole libero piuttosto che un innocente in galera, così sono meno pericolosi i suscettibili privi di senso del ridicolo che i fascisti redivivi ora e da sempre, pericolosamente ridicoli! Giusto allarmarsi per la “caccia alle streghe” del politicamente corretto, doveroso insorgere contro le “crociate puritane” purché, a nostra volta, non si inneggi al politicamente scorretto e alle contro-crociate in nome della barbarie che fa tabula rasa delle buone pratiche del rispetto della persona. E’ troppo scontato, noioso, serioso, censorio, retorico appellarsi a questi principi? La Costituzione è passata di moda? Cosa facciamo, la sostituiamo con il “liberi tutti”, con “la libera gogna in libero Stato” usata più contro chi si difende che contro chi offende? Se siamo contro gli intolleranti dobbiamo esserlo anche contro chi è così “intelligente” da non poter tollerare gli “stupidi.” La stupidità non è solo una prerogativa dei suscettibili, ma anche di chi fa del facile umorismo usando stereotipi sessisti, razzisti ed omofobi. Come è probabile che siano un po’ isterici i suscettibili che insorgono al minimo accenno di attentato alla propria identità, è altrettanto probabile che lo sia Soncini che ravvisa in ogni vivace difesa – più o meno fondata – delle minoranze, una esternazione della stupidità e un attacco pericoloso alla libertà di parola. I cervelli all’ammasso mediatico sono sempre meno in grado di distinguere il vero dal falso e di usare il buon senso. Questo sia per gli esagitati aggressivi – comici e no – sia per i seriosi suscettibili. Forse, più che di era della suscettibilità si potrebbe parlare di era della stupidità, dato e non concesso che ci siano state epoche immuni da questo flagello. “Vaste programme”, disse De Gaulle, “liberare il mondo dai cretini.” Sembra che per Soncini, la stupidità e il conformismo siano più pericolosi della stronzaggine … ma la distinzione non è così semplice. Nell’abile pamphlet dell’autrice c’è il ribaltamento dei ruoli: le vittime sono i carnefici e i carnefici, vittime senza operare alcun distinguo tra chi qualche ragione di dolersi ce l’ha e chi no. Per amore di satira questo e altro. Tutto le viene sacrificato: il senso umano, il senso etico, il senso del vero, il senso del limite. I suscettibili non ce l’hanno? E Soncini ce l’ha?

Il senso del ridicolo

Ridere si può? Certo, anzi, si deve e coloro che non sanno ridere – i suscettibili – peste li colga! All’era della suscettibilità si può benissimo affiancare – uguale e contraria – l’era del riso obbligatorio. Si può ridere di tutto e di tutti, dei “negri”, delle “zoccole”, degli ebrei, dei gay, dei disabili, delle minoranze in genere purché lo si faccia esibendo la carta del “contesto.” Chi è così ottuso e maldisposto da non voler autenticare questa carta è pericoloso per la democrazia come se facesse parte del tribunale dell’inquisizione. Il contesto ti assolve da ogni responsabilità, ti conferisce pieni poteri verbali in funzione discriminatoria e non importa se viene sbandierato a sproposito per difendere l’indifendibile. Ci deve essere posto sia per il riso che per l’indignazione e, come è giusto difendere il diritto di satira anche quando appare oltraggiosa – vedi Charlie Hebdo – è altrettanto legittimo difendere il diritto ad indignarsi anche quando le ragioni non appaiono sufficientemente “ragionevoli.” Questo per non rischiare, come nel caso di Grillo che istiga all’odio e allo stupro contro la Boldrini, di vedere la comicità dove c’è un reato.

Il contesto

Se è vero che ogni fatto deve essere inquadrato all’interno del suo contesto, è altrettanto vero che ogni contesto può e deve essere reinterpretato alla luce dei cambiamenti culturali, sociali ed etici che si sono verificati nel corso degli anni. Se così non fosse il contesto sarebbe una pietra tombale calata sul progresso umano. Ciò che un tempo era accettato oggi, alla luce dei cambiamenti avvenuti, non lo è più. Quindi, non per negarlo, il contesto, ma per valutarlo nella sua prospettiva storica, nel suo divenire. Invece si chiama in causa il contesto, non tanto per comprendere i motivi che hanno determinato i fatti, ma per giustificarli e reiterarli. Il contesto si addice più alla storiografia che alla democrazia. Soncini, per sostenere la causa della libertà di espressione – base fondante della democrazia – rimpiange il passato in cui la “pacifica convivenza” con espressioni oggi ritenute intollerabili erano frutto, non di una maggiore apertura mentale, ma di una minore consapevolezza dei diritti umani e civili, nonché di una ridotta libertà di espressione rispetto ad oggi. La “censura percepita”( o condanna sociale) agiva da deterrente sulle offese e, di conseguenza, sulle difese. Oggi, il potere deflagrante dei media usati in modo sempre più incontrollato e spregiudicato, ha resi pubblici comportamenti che un tempo erano riservati alla sfera privata, coperti dall’ipocrisia, dal buon senso e dalla buona educazione. Il contesto può essere un attenuante per la persona (in base al quadro valoriale di riferimento), non del suo agire. Ci si può appellare al contesto quanto si vuole, ma il “matrimonio” di Montanelli in Etiopia fu un abuso ai danni di una minore. Forse è stupido sporcare la statua di Montanelli, ma è meno grave che sporcare una bambina di 12 anni. “Via col vento” è un bellissimo film schiavista e “Lolita” è un indiscusso capolavoro che ha come protagonista un pedofilo. Riconoscere il contesto non equivale a stravolgere i criteri etici nel valutare i fatti.

La discriminazione

L’autrice insiste molto sulla pretesa dei “non meritevoli” di attribuire alla discriminazione la responsabilità dei loro insuccessi, pronti a sfruttare a proprio vantaggio l’ondata inclusiva che imperversa a tutte le latitudini veicolata dal politicamente corretto. Non prendere in considerazione anche il fattore discriminante nella mancata riuscita sociale di molte persone capaci, rivela una visione parziale e superficiale. Si sa benissimo che chi fa parte di minoranze discriminate, deve dimostrare di valere il doppio per essere considerato (quasi) uguale. Obama è diventato Presidente degli Stati Uniti nonostante sia nero? E’ stato l’unico presidente americano di colore: deve essere davvero molto bravo se ce l’ha fatta! Mi chiedo, ma con tutte le disuguaglianze che ci sono nel mondo, è così preoccupante “l’eccesso di inclusione?” E con l’aumento esponenziale dei femminicidi, non è un po’ surreale questa rivolta dei “politicamente scorretti” contro l’uso del politicamente corretto? Si può opinare che certe posizioni sono troppo radicali e possono nuocere alla causa della parità dei diritti più di quanto credono di favorirla, ma non si può, per questo, fingere che il problema della discriminazione non esista e che tutti coloro che lo denunciano lo facciano per ricavarne un tornaconto personale. In un clima surriscaldato dall’amplificazione mediatica, esagerano tutti coloro che generalizzano formulando giudizi sommari, sia chi si professa per l’inclusione e per la parità dei diritti, sia chi , senza guardare troppo per il sottile, rivendica l’assoluta libertà di espressione. Soncini sogna un mondo dove tutti si offendono liberamente, una società resa uguale dalla libertà di offesa: una società fondata sull’offesa egualitaria!

Il politicamente corretto

Se il “politicamente corretto”, con tutto il suo opaco e ambiguo conformismo non è la risposta più adeguata per combattere gli stereotipi che sono frutto di una distorsione più culturale che linguistica, non si può nemmeno dare per scontato che, togliendolo di mezzo, con il conseguente via libera alla gogna mediatica, le cose migliorerebbero. Certamente i professionisti del dileggio quotidiano, quelli che irridono tutti, tranne se stessi, non rischierebbero più il posto di lavoro. Le vittime suscettibili e lagnose del politicamente scorretto, difendendosi usando il politicamente corretto, suscitano nei loro detrattori tanto spiritosi e di ampie vedute reazioni analoghe a quelle che vengono loro rimproverate. A corrente alternata si può essere ironici sostenitori dell’offesa e fustigatori della legittima difesa, oppure censori dell’offesa e benevoli sostenitori della difesa. Tutto dipende dal fatto se siamo noi sotto tiro, oppure no. In questo continuo scambio da “gioco delle parti” è difficile stabilire chi sono gli umoristi intelligenti e chi i suscettibili stupidi. Nel villaggio globale e digitale della dismisura non può esserci il senso del limite. I confini sono labili e spesso confusi ed è risibile farsi la guerra tra parti così poco distinte e definite, rivendicando un qualsivoglia pedigree. Soncini si chiede a quando risale in Italia la perdita del senso dell’umorismo che ha portato alla drammatizzazione delle situazioni più “innocue” e alla demonizzazione delle battute più “spiritose.” Forse – provo a rispondere – risale a quando, in virtù dell’uso sconsiderato dei social, l’odio, spalmato in quantità industriali, è diventato più redditizio dell’amore e la clava più del fioretto. I social, più del politicamente corretto, sono, contrariamente a quanto sostiene Soncini, , i veri carnefici del senso del ridicolo perché il loro pandemico gigantismo ha favorito l’espansione smisurata dell’ego e la perdita del senso del limite, condizione indispensabile ad una sana ironia. “La dittatura del politicamente corretto non esiste se non nella testa di chi ha la coda di paglia” (E. Brizzi, Il Foglio). La facilità con cui viene trasversalmente usato un linguaggio “politicamente scorretto” infarcito di stereotipi anche da chi si professa convinto democratico, può voler dire che, proprio a causa della plurisecolare cultura di cui siamo figli, non possediamo “le parole per dirlo.” Così, il tentativo di evitare l’uso di termini discriminanti si risolve spesso in maldestre soluzioni definite con ironia “politicamente corrette” per designare un linguaggio elusivo, inadeguato, artificioso, poco credibile. Meglio un linguaggio discriminatorio, ma chiaro che uno inclusivo, ma ipocrita? Si è contro il “politicamente corretto” non perché inadeguato a difendere le parti offese, ma per negare che ci siano! Non si cerca un linguaggio più consono del “politicamente corretto”, ma si sostiene il “politicamente scorretto!” Penso ci sia bisogno di “rifondare un linguaggio” in cui verità, chiarezza e rispetto della persona non siano incompatibili tra loro. E c’è bisogno anche di uscire dal recinto dell’ovvio del dato biologico, per quanto riguarda la differenza di genere, per comprendere, al di là della facile ironia della Soncini, la condizione di chi soffre per un’identità percepita e non riconosciuta. Questo richiede un altro linguaggio che non è né il politicamente corretto degli inadeguati e dei pavidi, né quello bullistico di stampo fascistoide. E’ un qualcosa che può formarsi solo attraverso un processo di rinascita etica e culturale che produca “altre parole per dirlo”: un linguaggio nuovo per l’uomo nuovo. Utopia? Forse … ma solo se ci si crede possiamo sperare nel cambiamento. Il linguaggio, prima di essere un sistema di regole, è l’espressione di un modo di pensare, di essere.

Anna Maria Guideri, 01-07-2021

La Scheda

Soncini, Guia
L’era della suscettibilità / Guia Soncini. – Venezia : Marsilio, 2021. – 191 p. ; 21 cm. – (Nodi). – [ISBN] 978-88-297-0987-8. URL SBN http://id.sbn.it/bid/TO10032116

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