Ho letto diversi articoli sul sito della BBC che descrivono la situazione instabile del Myanmar (che “ai miei tempi” si chiamava Birmania). Sono storie degne del “cuore di tenebra” di Conrad, o se volete di Malraux.
Un articolo del 2023 racconta la storia della remota città di Lauakking, verso il confine cinese. Storicamente la presenza etnica cinese è forte nella regione, e il controllo politico centrale debole. Dopo la rivoluzione in Cina era in corso una lunga guerriglia dei comunisti birmani, cui nel 1989 la Cina tagliò i rifornimenti, a seguito dell’evoluzione del contesto internazionale (e dello scontro politico fra militari al potere e Aung San Suu Kyi, ma questa è un’altra storia). La guerriglia si frantumò, e un volenteroso comandante, Peng Juasheng, si organizzò per conto suo, allestendo una organizzazione criminale di un certo peso nella regione periferica e povera dello Shan, la cui unica risorsa era l’oppio. I capi militari locali vennero a patti con Peng, non riuscendo a eliminarlo, e vissero tutti felici e contenti. Laukkaing si trasformò in una sorta di villaggio del selvaggio west, però in grande, dove tutto si può comprare. Fra le altre cose, da Laukkaing si gestiva il traffico di oppio, ma Peng ebbe l’intelligenza di diversificare, concentrandosi sui casinò (“scam centres”), fra l’altro divenuti poi centri di lucrose truffe online in tutto il mondo. Nel 2009 il vicecomandante di Peng, si rivoltò contro il capo e il controllo delle case fu assunto da quattro famiglie mafiose, che ottennero protezione dai rappresentanti governativi, in primis il futuro uomo forte del Myanmar; la politica governativa era di assegnare loro il ruolo di una sorta di milizia ausiliaria di frontiera. Min Aung Hlaing, che in seguito è divenuto il capo della giunta militare che governa la Birmania fu il regista dell’operazione di accomodamento con le quattro famiglie. L’attività delle famiglie si è evoluta in campo energetico, infrastrutturale, commerciale, e ha avviato relazioni con atticità analoghe in Cina, a macao, in Cambogia, etc.
Peng, fuggito in Cina, ha rimesso in piedi il suo esercito guerrigliero, MNDAA in Myanmar, ed è morto un paio d’anni fa, con un funerale sontuoso degno di un vero padrino, cui hanno reso omaggio anche i rivali e le autorità militari birmane.
Le case da gioco, vietate in Cina, ma attraenti per i cinesi, fatturavano miliardi di dollari, e hanno richiesto una manodpera imponente; si dice che centomila immigrati (anche dalla Cina) lavorino in condizioni di schiavitù, nelle case di Laukkaing. Nel settembre 2023 la Cina ha chiesto però che la attività delle case fosse impedita. La famiglia più potente, quella di Ming Xuechang (lui stesso ricopriva cariche nella stessa polizia locale, facente funzione di una sua personale milizia), un mese dopo, è incappata in un incidente: mentre era in corso un trasferimento della sua casa da gioco (probabilmente dopo una soffiata) 50 o 100 dipendenti hanno tentato la fuga, c’è stata una sparatoria con molti morti, fra cui probabilmente alcuni agenti della polizia cinese sotto copertura. Questo ha portato ad una richiesta di estradizione da parte dei cinesi, che hanno masso le mani su centinaia (!) di membri delle “famiglie”, adesso processati in Cina, e forse a un cambio di strategia verso il Myanmar; da quel momento le guerriglie locali si sono intensificate (la Cina afferma di non aver cambiato la sua politica di neutralità e non ingerenza), in particolare quella dell’”Alleanza dei tre fratelli” (tre diversi eserciti guerriglieri), che si sospetta abbia l’appoggio cinese.
Però, non traete conclusioni affrettate: questo è solo uno dei conflitti etnici che attraversano Myanmar, e neanche il più importante. Uno dei più noti è quello dei Karen (a sud dello stato shan, di cui si parla sopra). Poi c’è quello dei Rakhin, al confine con il Bangladesh; secondoo le ultime notizie, il fronte AA controlla ora tutto il confine fra i due paesi. Da quelle parti ci sono anche i Rohingya (islamici) il cui esodo per mare ha attirato una certa attenzione; uno dei numerosi punti di attrito e guerriglia fra mondo buddista e mondo islamico. Tutti contro i militari? non è così semplice. I rapporti fra Rohingya e Rakhin sono tutt’altro che buoni, e dopo averli ben perseguitati la giunta militare sta ora corteggiando i Rohingya perché gli facciano da milizia ausiliaria. L’esercito guerrigliero AA fa(ceva?) parte della “Alleanza dei tre fratelli” (vedi sopra), ma gli altri due sembrano più inclini ad accettare le tregue proposta su mediazione cinese. I cinesi preferirrebbero in generale un paese pacificato e tranquillo, che lasci passare i loro convogli di merci, e si trovano a che fare con una molteplicità di guerre etniche, di scontri sociali, con un esercito con cui hanno buoni rapporti, ma che è convinto di avere una missione divina per governare il paese. A proposito, aggornamento della nota rpecedente: tutti i tre signori della guerra superstiti di Laukkaing sono stati estradati in Cina (il quarto sembra sia stato suicidato), non si sa bene come si rimetterà l’economia della regione ora che le case da gioco sono chiuse e i dipendenti sono stati rimpatriati in vari paesi, annche con un “ponte aereo”, il capo della Giunta è stato ben accolto a Pechino.
Franco Bortolotti 13-12-24