Il nesso cultura, biblioteche, spirito critico e sovvertimento dell’ordine costituito, è noto ed è una piaga che va estirpata senza tentennamenti se si vuole garantire la neo-democrazia. Finalmente, ora che è possibile per i governi gettare la maschera liberal-democratica ed esprimere la pienezza del potere, anche questa battaglia è stata intrapresa. Trump e Elon Musk in America, la Meloni in Italia sono i primi a distinguersi per la solerzia nel tagliare i fondi all’istruzione pubblica alle biblioteche pubbliche alla sanità pubblica … tutto ciò che è pubblico puzza di comunismo; ed hanno ragione. Il brano che presentiamo è una prova evidente che le biblioteche generano comunisti. E vanno chiuse.
Rivoluzionari cinesi
Estratto dalla recensione della biografia del fondatore del Partito Comunista Cinese Li Dazhao curata da Patrick Fuliang Shan
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L’ottenimento della direzione della biblioteca e di un posto di insegnante ha permesso a Li di acquisire un reddito fisso e credenziali accademiche. Il quinto capitolo esplora il lavoro accademico di Li, in particolare il suo ruolo nella trasformazione della biblioteca, insieme alla sua “rapida marcia verso il comunismo” (131). Sebbene Li non fosse un bibliotecario professionista, le sue meticolose capacità organizzative, l’interesse per i concetti internazionali e la politica democratica hanno influenzato il modo in cui ha ripensato la funzione educativa della biblioteca. Tradizionalmente, le biblioteche cinesi servivano a proteggere i libri dall’uso pubblico. Adottando tecniche occidentali, Li ha reso la biblioteca più accessibile a docenti e studenti. Ha costruito sale di lettura, sviluppato sistemi di classificazione e catalogazione basati su ciò che aveva osservato in Giappone e ha effettuato acquisti significativi di pubblicazioni pubblicate all’estero per la collezione. Ha trasformato la biblioteca dell’Università di Pechino nella “destinazione di visitatori che la rispettavano come un importante centro per la diffusione di informazioni” (110). Attraverso la sua ricerca accademica e l’insegnamento, Li ha esplorato argomenti di storia, economia e politica.
Le attività accademiche non erano l’unico ambito della scrittura e del lavoro di Li. Organizzò e guidò le proteste degli studenti e dei docenti contro il Trattato di Versailles, che concedeva il territorio e la sovranità cinese all’imperialismo straniero. Gli uffici della biblioteca fungevano da quartier generale di quello che sarebbe stato chiamato il Movimento del Quattro Maggio. Lui e la sua coorte di seguaci, tra cui l’assistente bibliotecario Mao Zedong, organizzarono diverse organizzazioni critiche di studenti e docenti che sarebbero state fondamentali per il futuro attivismo di sinistra. Shan documenta anche le idee innovative di Li che collegavano strettamente il Movimento del Quattro Maggio con la Giovane Cina e il Nuovo Movimento Culturale. Del ruolo di Li come leader politico durante il Movimento del Quattro Maggio, Shan scrive: “Li ha partecipato, Li ha guidato e Li ha agito coraggiosamente” (125).
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