Un Capodanno Intrigante

Il racconto è tratto da: Mosaico di Gino Benvenuti. Edizioni Punto Rosso, 2019 EAN 9788883512377

Mentre tutti festeggiavano l’imminente fine dell’anno, Lucrezia, una studentessa avvenente e brillantemente laureata in economia e commercio, con molta apprensione, si apprestò a fare un colloquio di lavoro presso un’agenzia specializzata per le assunzioni in grandi aziende; per l’occasione indossava un completo grigio castigatissimo ed una maglia girocollo azzurro pallido. Il perché della singolarità della data venne subito spiegato dall’impiegato, un giovanotto completamente rasato con un auricolare all’orecchio, vestito di tutto punto all’ultima moda; giacca a tre bottoni, pantaloni attillati e scarpe nere:

-Chi accetta di fare in questa data un colloquio dall’esito incerto, darà sicuramente maggiori garanzie di attaccamento al lavoro che oggi è una merce molto rara e per ottenerlo bisogna superare una serie di ostacoli. Vediamo il curriculum vitae che lei ci ha inviato- proseguì dando una rapida scorsa al foglio.

Lucrezia restò in silenzio in maniera composta.

-Vedo che è laureata da poco più di un anno e non ha ancora esperienze lavorative. Noi siamo una ditta specializzata a cui è stata chiesta questa selezione e le dico che garantiamo il più totale riserbo circa le notizie che ci vorrà dare ai sensi della legge n. 675/96 sulla “tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali” che è stata approvata proprio un anno fa. A questo punto le chiedo una firma liberatoria per l’utilizzo dei dati che lei ci fornirà e dopo inizieremo il colloquio- proseguì l’impiegato porgendole modulo e penna.

Lucrezia, inforcando gli occhiali che le conferirono un aspetto professionale, afferrò il modulo, ma per la penna preferì usare la sua vecchia stilografica con pennino d’oro di gran valore, che suscitò interesse nell’impiegato.

-È una vecchia stilografica?- domandò incuriosito.

-Sì, è una Waterman laccata blu del 1988 che apparteneva a mio padre. La utilizzo solo in particolari frangenti in quanto la firma con l’inchiostro è più personale- rispose lei senza distogliere lo sguardo dal modulo.

Una volta esaminatolo, firmò e lo restituì. Prima che venisse messo da parte, perché l’inchiostro si asciugasse, un botto fece sobbalzare entrambi.

-Ci avviciniamo alla mezzanotte- commentò l’impiegato.

-Non ci pensavo- replicò Lucrezia.

-Lei fuma?- proseguì l’impiegato offrendole una sigaretta appositamente sfilata a metà dal pacchetto.

-No, non ho mai fumato- .

-Questo è un dato a suo favore, come l’aver esaminato il modulo prima di firmarlo. È un segnale di affidabilità. Se in una azienda come questa, che ha 235 dipendenti, tutti fumassero si immagina che problemi ci sarebbero; sicuramente più malattie ed assenze dal lavoro- .

-Ha ragione- confermò Lucrezia.

Altri botti fecero da sfondo acustico a questo colloquio mentre l’impiegato, riposto il modulo in uno scanner, lo vide comparire sul monitor. Appuratosi che la candidata fosse nubile, prese un test specifico e glielo consegnò.

-Ha dieci minuti per rispondere- disse premendo il pulsante di un orologio che iniziò il suo conto alla rovescia.

Lucrezia nel visionare il test, dopo aver accavallate le gambe, si soffermò su un punto.

L’impiegato notò le sue perplessità e la rassicurò argomentando che “questo test è stato formulato da un’equipe di medici, sociologi e giuristi”.

-Le notizie, che riguardano la sua appartenenza a sodalizi politici o culturali, il profilo di alcuni suoi parenti, la sua situazione familiare, possono apparentemente sembrare insignificanti, però non lo sono- spiegò l’uomo -dobbiamo avere delle cautele; lei capirà!- precisò osservando Lucrezia.

-Ma a questa come faccio a rispondere?- obbiettò Lucrezia indicando il quesito.

-Le domandiamo semplicemente se lei raggiunge l’orgasmo con il suo partner- .

-Se io sono nubile non dovrei avere partner, almeno che voi non colleghiate donna senza partner ed orgasmo raggiunto uguale a persona di facili costumi- .

-Le ricordo che la risposta mancante è considerata errore- .

-Non ci sono problemi perché sulla casella segno no- rimuginò immediatamente e subito dopo consegnò il questionario.

-Bene- rispose l’impiegato mentre una girandola di fuochi d’artificio in lontananza illuminò l’edificio -per oggi ho terminato. Ho fatto fare circa duemila questionari. Il suo è stato l’ultimo- concluse chiudendo dietro a sé la porta.

-Quando avrò una risposta?- domandò Lucrezia sorridendo.

-Riceverà una email all’indirizzo da lei fornitomi; ora vado perché ho un appuntamento importante- .

-Allora spero che ci rivedremo presto- chiosò Lucrezia.

Una stretta di mano suggellò la fine di questo colloquio ed entrambi entrarono così in ascensore e nell’anno nuovo.

A piano terra una volta fuori dall’edificio, il giovane si dileguò velocemente sulla sua auto, mentre lei si guardò attorno ammirando una sequenza di immagini colorate e suggestive accoppiate ad un

martellante scoppiettio di mortaretti che suggellarono l’anno appena iniziato.

Lucrezia impugnò il cellulare, scrisse un messaggio e dopo la risposta vide un lampeggìo di fari. Si avviò verso quell’auto e parlottò con la persona dentro; poche parole, un cenno con la mano e dopo

si avviò verso la sua, però prima di entrarvi si girò intorno ancora con circospezione.

Dopo essere partita, percorse una decina di chilometri e vicino ad una radura, si accostò imitata dal suo amico. Scesero entrambi ed abbracciati si sederono su un masso osservando ancora la girandola

di fuochi d’artificio che illuminavano il cielo. Da dentro il reggipetto, lei estrasse un pacchetto di sigarette e ne offrì una all’amico che la rifiutò mostrando una batteria di spinelli.

-Ignazio vedo che ne sei fornito?- .

-Stanotte ce ne vorranno diversi. Questo sacchetto è per te; contali!- rispose l’uomo accendendone uno.

-Sono dieci, perfetto- asserì Lucrezia.

Fumarono in tranquillità ed una volta finito, con le loro auto si diressero verso un borgo antico da tempo abbandonato.

Passarono attraverso alcuni vicoli ed alla fine dell’unica strada carrabile, sbucarono in uno spiazzo dov’era ubicata una bellissima fattoria che somigliava ad un miraggio in un deserto rurale. Nel piazzale vi erano molte auto e l’edificio appariva illuminato in quasi tutte le stanze.

-Che te ne pare? Vedrai che sorpresa, Ignazio- disse lei sgranando gli occhi con fare civettuolo.

-Non me lo immaginavo proprio- rispose lui ancora stupito.

Assisterono ad una scintillante ed incalzante serie di gocce, crisantemi, stelle, girandole e bengala, che illuminarono il cielo seguiti da tonfi fragorosi e prolungati, a suggello della manifestazione pirotecnica e dopo i due amici si separarono.

-Il bello deve ancora venire- promise la donna che, estraendo dalla borsa un mazzo di chiavi, disse all’uomo di percorrere il passo carrabile e di entrare dalla porta borchiata mentre lei sarebbe passata

da una minuscolo cunicolo.

Una volta dentro la villa Ignazio confermò il suo stupore perché non si aspettava di trovarsi in un ambiente rumoroso dove la festa in pieno svolgimento trasmetteva un atmosfera ridanciana e godereccia.

Da fuori non si percepiva alcunché ed il presagio di partecipare ad una noiosa e convenzionale festa, per fortuna era stato scongiurato.

-È arrivata “madame Mariju”- disse un partecipante dando un’occhiata in una stanzetta.

-È in ritardo- commentò infastidito l’organizzatore della festa che venne avvicinato da Ignazio palesatosi come l’accompagnatore ufficiale di Lucrezia.

Entrambi confabularono un attimo e si portarono in una stanzetta al riparo da occhi indiscreti dove Ignazio consegnò all’uomo una busta.

Costui controllò il contenuto e soddisfatto la mise in tasca dopo avere pagato il pattuito.

Lucrezia, acconciata come prevedeva la festa, fece il suo ingresso nel salone in bikini e con il volto coperto da una maschera, che le copriva tutto il volto ed iniziò le sue eccitanti contorsioni da cubista

tra gli applausi, riuscendo a calamitare l’attenzione dei presenti, sia donne che uomini, facendosi così perdonare il ritardo.

Poco sopra il gomito destro portava un braccialetto, fermato da una maglia in oro bianco, sul quale spiccavano dieci anellini contenenti un rotolino di carta oleata chiusi con un minuscolo elastico della dimensione identica ad una sigaretta. Chi desiderava prenderne uno lasciava i soldi pattuiti sulla pedana che il direttore della festa raccoglieva celermente; il prezzo per un numero era elevato, tuttavia per la festa di Capodanno valeva la pena togliersi uno sfizio.

Fin qui niente di particolare, ma la sorpresa nascosta consisteva nel pescare, tra i dieci rotolini di carta oleata, l’unico con un premio.

Finito lo spettacolo e quindi tutte le virtuali sigarette, Lucrezia si ritirò nella sua stanza senza togliersi la maschera in attesa di concedersi a chi avesse vinto il premio, mentre nel salone cominciò il febbrile riscontro su chi avesse pescato il rotolino vincente.

Tutti i concorrenti intenti a scartare lentamente il proprio con la speranza di leggervi “hai vinto il premio”, ma, per una sequenza non predeterminata, i più assatanati nello scartare il rotolino di carta,

furono quelli che consegnarono il loro biglietto, con la dicitura “hai perso”, al direttore della festa ricevendo in cambio uno spinello di marijuana.

Ad un certo punto rimasero tre persone in competizione: due uomini ed una donna, unica rappresentante femminile in questa lotteria ed inevitabilmente molte persone con il brandy o una coppa di spumante in mano, fecero dei capannelli intorno ad essi.

-Facciamo così- propose la donna subito ascoltata con un silenzio irreale -datemi un mazzo di carte- .

Subito il direttore della festa gliene consegnò uno da scopa, ed allora la donna disse:

-Ognuno di noi tre alzerà una carta. La persona che pescherà la più alta sarà l’ultima a srotolare il tagliando ed ovviamente quello che pescherà la carta più bassa comincerà subito ad aprire il cilindretto di carta. Nel caso che si dovesse sapere da subito chi è la persona vincente, per esclusione le altre due riceveranno il premio di consolazione. Siete d’accordo?- .

La proposta ricevette l’assenso dei presenti, disposti a qualsiasi soluzione che rendesse più avvincente il gioco. Le carte vennero mescolate ed i tre partecipanti ne estrassero una ciascuno.

Prima che venissero banalmente mostrate tutte insieme uno dei presenti, afferrando il mazzo di carte, ne tolse una e chiese l’attenzione di tutti.

-Io ho estratto questa carta- disse mostrandola -è un semplice due di picche. Adesso i concorrenti che hanno estratto la loro carta sono pregati di non mostrarla, ma di porla sopra a quella che ho

estratto- spiegò, vincendo un certo scetticismo perché nel giro di amici veniva soprannominato “il mago” per la sua abitudine di corredare situazioni simili con giochi prestigio.

-Perché?- domandò la donna porgendo la sua.

-Ora vedrai. Mettila sopra la mia- disse mostrando il suo palmo della mano con la carta visibile -così; brava. Adesso guardate- continuò mostrando i dorsi di entrambi le carte. Voi conoscete la carta

che ho estratto, ma non la sua ed adesso io farò scivolare lentamente la carta della signora sulla mia; lentamente, lentamente- concluse.

-Perché fa questo?- chiese uno che aveva ricevuto il premio di consolazione.

-Semplice; per rendere più emozionante la lotteria- chiarì l’uomo che cominciò a far scorrere la sua carta sopra a quella scelta della donna.

-Ha ragione; scoprendo la carta più lentamente possibile c’è più divertimento- interferì un ritardatario alle prese con una coppa di champagne.

La prima carta cominciò a mostrare una sagoma maschile e completamente

scoperta risultò essere un fante di cuori.

-Otto per la signora; scrivete- .

-Ottimo punteggio- commentò la donna, mentre un suo amico le disse qualcosa in un orecchio.

Lei sorrise e rispose con un “a me piace, e sono sicuro piacerà anche a lei. Non è usuale”.

Osservati dai presenti vennero richiamati:

-Niente segreti- .

-Io non ho segreti- controbatté la donna con un sorriso luminoso.

-Prima di procedere facciamo un brindisi- disse il direttore della festa accolto con un applauso prolungato e qualche fischio di consenso.

-Giusto- sottolineò la concorrente infervorata dal buon risultato.

Esaurito il brindisi, “il mago” chiese un’altra carta e cominciò,

centellinando i movimenti, a farla scorrere l’una sull’altra con una lentezza esasperante.

Nel prosieguo del gioco quando la carta mostrò l’accenno ad una figura egli si fermò:

-Non abbiamo pensato al fatto che potrebbe essere anch’essa un fante e allora come si procederà?- chiese ai presenti.

-I due interessati procederanno ad un ulteriore pesca delle carte suggerì un invitato.

-Nel gioco usa stabilire l’ordine dei semi e cioè cuori, quadri, fiori e picche- replicò una donna di mezza età esperta giocatrice di poker.

-Non ci sto- rimbeccò una terza persona -è già uscito cuori per cui lei sarebbe avvantaggiata- asserì costui -le regole vanno stabilite prima- concluse.

-Giusto; allora si procederà ad una nuova pescata- precisò il “mago”, condiviso dai presenti. La questione non si pose perché a carta completamente scoperta essa risultò essere una donna di picche.

Madame Mariju nel frattempo, nella sua alcova, non essendo a conoscenza di questo insolito ritardo sarebbe voluta uscire per chiederne motivo ma, non potendo mostrarsi, fu costretta a restare nella

camera.

La terza carta risultò essere un re di fiori e quindi la graduatoria fu facilmente composta: toccò alla donna aprire il rotolino.

Tutti si accalcarono intorno a lei e quando arrivò quasi a metà del suo intento cominciò a comparire la prima lettera: H. la successiva lettera fu una A e la terza una I.

-Hai vinto- gridò il suo compagno.

-Non è detto- arguì un’altra donna.

-Perché?- si chiese confuso un altro giovane.

La risposta venne dalla lettera successiva: una P che confermò la sua esclusione.

-Hai perso, consolati con uno spinello- .

Toccò ad uno degli uomini e caso volle che fosse, all’insaputa di tutti, l’accompagnatore di Lucrezia.

Ma anch’egli dopo aver centellinato come un giocatore di poker il suo tagliandino deluso ritirò uno spinello e si mise immediatamente a fumarlo. Per esclusione il vincente risultò un giovane non molto conosciuto in questo tipo di feste e che non aveva amici presenti.

Subito ricevette molte congratulazioni e tra un “sei stato fortunato” e un “t’invidio” chiese all’organizzatore della festa, dopo avere mostrato il tagliandino vincente, dove recarsi.

-Aspetti qui nel corridoio e magari si segga su questa poltrona precisò l’organizzatore che poi passò ad avvisare Lucrezia, intenta a preparare uno spinello particolarmente robusto.

-Il vincitore tra cinque minuti busserà alla sua porta- chiarì.

-Digli di entrare dopo che avrà fumato questo spinello meraviglioso e bevuto questo drink in tua presenza. Questa è la condizione pattuita. Io nel frattempo andrò sotto le coperte. Com’è fisicamente?- domandò incuriosita.

-È un giovane prestante, alto e molto elegante. È la prima volta che viene alle nostre feste- .

-Fortunato allora e spero anch’io- commentò Lucrezia -vai e fai come ti dico. Digli che lui entrerà ed uscirà al buio e non dovrà parlare; fa parte del gioco- .

-Va bene; come le altre volte- confermò l’uomo.

Il giovane seduto su un panchetto, non stava più nella pelle dopo essere stato ripetutamente ragguagliato sul suo comportamento prese a fumare con una serie di “tirate” convulse e frequenti per cui quando varcò la soglia della porta ebbe un giramento di testa.

-Spogliati caro- sentì dire in un crescendo di libidine.

-Certo sarò subito da lei- .

-Perché mi dai del lei?- .

-Per rispetto- .

-Questa è buona. Rispetto per una donna che si vince ad una lotteria. Non ti sembra contraddittorio?- .

-Senta a me lei piace un casino e quando l’ho vista contorcersi afferrando il palo mi sono fatto un film- .

-Ti chiedo di non parlarmi durante il nostro sesso perché ciò mi inibisce- .

-Sarò muto come un pesce, glielo garantisco- rispose il giovane ormai completamente nudo.

Una volta sotto le coperte avrebbe avuto voglia di toglierle la maschera,

però lei lo distrasse cominciando a palpeggiarlo e così colto da un’ improvvisa eccitazione cominciò a baciarla convulsamente in tutte le parti del corpo, raggiungendo in breve il suo orgasmo dopo

il quale cadde in un sonno profondo.

La festa proseguì e nessuno si preoccupò delle due persone perché un’altra donna prese il posto di Lucrezia cominciando a dimenarsi come un’ossessa abbarbicata al palo.

Passò un po’ di tempo ed una volta sicura che l’uomo stesse dormendo, Lucrezia pensò di fare una doccia ed a luce accesa osservò

minuziosamente l’uomo che aveva giaciuto per uno squarcio di notte accanto a lei senza consumare la sua vincita e che adesso russava profondamente.

Sorrise e da un cassetto di una scrivania estrasse un taccuino dal quale strappò un fogliettino ed iniziò a scriverci qualcosa prima di lasciarlo sul comodino, accanto agli occhiali scuri dell’uomo, fermandolo con una scarpa.

Soddisfatta riprese la via di casa, senza salutare nessuno perché sprovvista della maschera, insieme ad Ignazio che le disse.

-Abbiamo tirato su quattrocentomila lire a testa. L’idea funziona che ne dici?- .

-Come no! Per me è la seconda volta. Dobbiamo dare qualcosa all’organizzatore che dovrà pagare l’affitto per l’ambiente; o no?- .

-Lui guadagna sulle bevute, sui biglietti per partecipare alla festa, con i soldi che raccatta mentre ti esibisci come cubista e sulla rivendita di spinelli; vedrai che ci rientrano anche i soldi per l’affitto- precisò

Ignazio tacendo che l’immobile era intestato ad una sua società con domicilio fiscale all’estero.

A fronte del silenzio di lui, perplessa gli chiese se si fosse pentito di questa trappola:

-Assolutamente no; anzi sono soddisfatto di come mi è andata la prima volta. In fondo entrambi non abbiamo un lavoro e con una serata alla settimana mettiamo insieme uno stipendio- argomentò.

-Vedrai che avrò anche il lavoro- affermò lei con sicurezza.

-Hai avuto delle risposte dai tuoi colloqui?- .

-No, avrò conferme da un messaggio che ho scritto stamani- .

Ignazio al momento non capì il significato di queste parole a differenza

dell’uomo che quando si svegliò non gradì sicuramente il messaggio a lui riservato: “anche per questa volta ho usato la mia

Waterman blu del 1988, che mi porta decisamente fortuna. Ci rivedremo sicuramente in azienda. Ciao”.

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