Un Risiko geostrategico economico nel quale il colosso BlackRock deciderà se il mondo deve vivere con o senza il dollaro. Questo il contenuto nella lettera del CEO di Black Rock, Larry Fink, agli investitori.
L’amministratore delegato del più grande gestore di risparmio al mondo, con quasi 12mila miliardi di dollari di attivi, in Italia gestisce oltre 100 miliardi di euro, detiene il 7% di Unicredit e il 5% di Intesa Sanpaolo, il 4% di Mediobanca, controlla quote in Mediaset, Stellantis, Moncler, è il principale azionista privato in Enel, Eni, poste, Snam e dall’autunno scorso ha aumentato la sua presenza in Leonardo. Fink prevede una possibile “dedollarizzazione” dell’economia globale legata alle attuali condizioni statunitensi, a partire dall’enorme debito federale. Ventilando anche l’ipotesi che una valuta digitale privata possa diventare il nuovo strumento di riserva, come ETF legati al Bitcoin. Perché lo ha fatto, quali effetti ha su Trump, Vance, Thiel, Musk, che non sono “ amati”? e che cosa c’entra il piano di riarmo europeo.
L’Europa diventa protagonista con la strada militarista voluta da Berlino, benedetta da Draghi e avviata da Bruxelles. Ma ReArm Europe e Readiness 2030 sono manna per i fondi americani, i quali vedono la possibilità di una nuova bolla finanziaria, migliore rispetto a quella tech: il Riarmo. Praticamente: soldi pubblici trasformati in armi, missili, carri armati = che diventano dividendi.
Quindi mentre l’Europa si indebita per armarsi, gli Stati Uniti potrebbero perdere il primato della valuta dando la possibilità ai colossi finanziari di fare incetta di dividendi. Un Risiko geostrategico economico che non lo decide chi siede alla Casa Bianca e nemmeno alla Bce. Ma chi ha scritto la lettera ai suoi investitori, muove la maggior parte dei miliardi mondiali e si può permettere di decidere se il dollaro possa ancora valere come carta su cui è stampato.
La Black Rock avrebbe dovuto siglare la compravendita delle attività portuali del Canale di Panama il 2 aprile insieme all’italiana MSC. Ma la Cina è riuscita a bloccare l’acquisizione: un’avanzata ostile, mascherata da iniziativa finanziaria? Chi detiene le attività portuali detiene non solo un grande potere economico, ma una leva strategica globale.
Economia & Finanza Verde
Elisabetta Failla
ISPI – Istituto per gli Studi di Politica Internazionale