Una Bevanda Insolita

un racconto tratto da:
Nero Bizzarro : Racconti / Gino Benvenuti. Il punto rosso, 2022

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Da tempo una parrocchia era entrata in uno stato di fibrillazione a seguito di animate discussioni e l’oggetto del contendere non erano le questioni di principio come l’interruzione della gravidanza o la genetica oppure l’eutanasia, bensì la gestione economica ritenuta scriteriata dai fedeli e gli scandali di natura sessuale verificatisi di cui si mormorava nella zona.

La chiusura da parte del vescovo, rispetto a richieste di confronto con i fedeli, per affrontare i problemi di questa canonica, ebbe la conseguenza di evitare qualsiasi contatto con la stampa con la speranza che, non dando a certe rimostranze alcuna rilevanza, tutto si sarebbe esaurito senza clamore; egli però non aveva tenuto conto della esasperazione che serpeggiava tra i presenti. -I panni sporchi si lavano in casa- aveva detto una volta il prete al termine della sua omelia domenicale a cui seguì un “vogliamo sapere; basta con questa strategia del silenzio” urlato da un tizio dal fondo della chiesa subito applaudito da molti fedeli. A seguito di questa rimostranza il sacerdote pensò bene di finire subito la sua omelia, che si era protratta oltre ogni previsione.

Essa era divenuta un problema e più di una persona aveva mostrato il desiderio di andare ad ascoltare la funzione religiosa in un’altra chiesa, perché le sue omelie erano notoriamente verbose e prolisse generando noia e sbadigli tra i presenti. Su questo aspetto il prete aveva ricevuto un amichevole consiglio da chi nella diocesi era preposto alla comunicazione religiosa. Una volta verso la fine della sua omelia. il sacerdote, constatando che essa fosse disturbata da un fitto parlottio ed alcune persone si fossero addormentate, decise arbitrariamente di interromperla “per redarguire questa caduta di interesse”.

Suscitò un brusio che diventò clamore e dopo contestazione mentre alcuni si erano già allontanati con un pacchetto di sigarette e l’accendino in mano. Un’ altra volta, venendo cronometrato, raggiunse il tempo di quaranta minuti. -Oggi ha fatto il record! – . -Ma che fa? – . -Una conferenza signora- . “Vogliamo sapere col massimo di trasparenza” divenne in breve lo slogan dei contestatori a cui se ne affiancarono altri come “Eminenza vogliamo trasparenza” ed anche qualcuno particolarmente caustico “Sesso, coca e rock ne abbiamo piene le bollock” che fece imbestialire il vescovo.

Cominciò un tiro alla fune tra un manipolo di fedeli, che aumentavano di giorno in giorno nel sottoscrivere puntualmente dei comunicati, e le gerarchie ecclesiastiche ed una Domenica la messa vide una partecipazione ridotta perché molti fedeli, tra cui molti giovani, si erano radunati sul sagrato della chiesa ed avevano dato luogo ad una sorta di comizio. La situazione diventò pesante quando a seguito di una serie di assemblee, con discussioni ferventi promosse dal corpo di fedeli, fu presa la decisione di fare una contro-omelia sul sagrato della chiesa.

Un gesto simile di ribellione inconsueta suscitò scalpore e di questa situazione cominciò ad interessarsene la stampa. Fu un gesto dirompente che, annunciato tempestivamente ai giornali cittadini, ebbe molto spazio sui quotidiani locali e sollecitò anche l’interesse delle emittenti radiotelevisive. Interviste, comunicati, servizi televisivi convinsero il vescovo a prendere una decisione. Con un comunicato venne fatto presente che “a causa di impegni inderogabili già programmati non sarà possibile per la prossima Domenica essere presente alla funzione religiosa rimandando però alla successiva festività la mia presenza per incontrare il corpo dei fedeli”.

Questo impegno assunto ufficialmente e recepito come significativo, produsse una sorta di tregua tra le parti con il risultato che per quella Domenica la messa fu officiata dal sacerdote ordinario e seguita, per ordine del vescovo, in forma anonima dal suo vicario. Quel giorno la chiesa era gremita ed appena il prelato, facendo la sua apparizione presso l’altare, si inchinò davanti al tabernacolo, e poi si genufletté come atto dovuto di reverenza; tutti notarono la difficoltà delle sue movenze. Questi preliminari si svolsero in un silenzio assoluto sotto lo sguardo dei fedeli agguerriti.

Una volta in piedi il sacerdote baciò l’altare come atto di estremo ossequio e mentre l’incenso saliva verso il soffitto, si fece il segno della croce. Appena il sacerdote ebbe bevuto il calice, palesò una curiosa espressione arrossendo ed a sorpresa lo riempì ancora. Tra l’incredulità dei fedeli tracannò quindi, per la seconda volta, il contenuto del calice lasciandosi andare ad una manifesta soddisfazione, chiudendo ed aprendo ripetutamente le labbra con un volto già imporporato. -Ha fatto il bis- . -Come mai fa così? Ci deve essere un motivo- . -È proprio cambiato- . -Mi è sembrato di vedere un leggero tremolio delle mani- . -Hai visto come è soddisfatto- mormorò un’ anziana fedele alla sorella.

Questi commenti, seppur bisbigliati, serpeggiarono nella chiesa però tutti restarono in attesa dell’omelia. Lui imperterrito si ripeté e le sue gote s’infiammarono. -Ma che fa, beve invece di parlare- . -Hai visto ha fatto anche il tris- . Il vicario impassibile, mimetizzato tra la folla, registrò mentalmente sia i commenti della gente che il comportamento del sacerdote il quale, con un gesto chiamò a sé il chierico, chiedendo di potersi appoggiare a lui. Il giovane prese sottobraccio il sacerdote ed invece di accompagnarlo al pulpito lentamente lo guidò verso la sacrestia.

A questo punto il vicario si qualificò come tale, e, davanti all’altare, si scusò con i fedeli preannunciando nel contempo la visita del vescovo nella Domenica prossima che “officerà la Santa Messa in questa chiesa”. Successivamente si portò in sacrestia per constatare lo stato di salute del sacerdote e vide che, sdraiato su una poltrona, dormiva russando. Il vicario annusò l’odore del calice e con un dito ne strofinò il fondo e dopo lo portò al naso. -Questo è rum e di quello buono- asserì dopo essersi succhiato il dito in presenza del chierico che arrossì. -Qualcuno ha fatto uno scherzo. Tu che pensi? – gli chiese il vicario guardandolo.

Gino Benvenuti

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