UNA DONNA AL QUIRINALE?

(Anche no, però …)

Ci vuole una piccola stecca nel coro unanime delle ragionevoli e prevedibili lamentazioni per la mancata elezione di una donna – in gamba (?) – al Quirinale. A tal riguardo mi preme sottolineare un punto, sfuggito ai più, ma, a parer mio, non banale: quello del bicchiere mezzo pieno. Non eleggere una donna alla presidenza della Repubblica è un dramma? A giudicare dagli alti lai dei media allineati con il politicamente corretto sembrerebbe di sì. Penso che, visto il favore di cui le donne godono, soprattutto nei ruoli apicali del potere, averne proposte due, sia già un risultato, infatti non era mai accaduto prima. Il fatto che il volo di Belloni e Casellati sia stato interrotto proprio sul più bello, può essere letto – anche se non eletto – diversamente. Per esempio che si è infranto un tabù, che si è sbloccata una situazione di stallo secolare che potrà costituire un precedente per esiti migliori nel prossimo futuro. E che forse, con la mancata assunzione al cielo, pardon, al Colle, della Casellati, l’abbiamo scampata bella. E qui mi corre l’obbligo di ammettere che non ricordo meriti attribuibili alla sua persona al netto dell’uso privato dei voli di Stato, ai conflitti d’interesse di natura familistica e al voto da lei espresso a suo tempo a favore della tesi della stretta parentela di Ruby Rubacuori con l’ex Presidente dell’Egitto, Mubarak. Sarebbe – ella – stata la figura più idonea ad inaugurare l’era delle donne al Quirinale? Non è azzardato supporre di no. Ma il punto più importante che mi preme sottolineare è quello del falso egualitarismo di quanti si sono stracciati le vesti gridando all’ennesimo oltraggio alle donne che, in quanto tali, dovrebbero assurgere alla carica più alta dello Stato a titolo di risarcimento, indipendentemente dai meriti acquisiti. E questo solo per poter issare per primi la bandierina femminista sulla vetta del Colle. I trattamenti diversificati relativi al genere, anche se fatti con intento riparatore, sono discriminanti perché stigmatizzano la differenza assumendola come criterio di valutazione e non come un dato oggettivo che ha tutto il diritto di essere riconosciuto e rispettato per quello che è.

Anna Maria Guideri, 08-02-2022

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