Una città di vecchi, che invecchia in un Paese di vecchi
Mio nonno si lamentava con suo figlio, mio padre, che la Firenze degli anni Sessanta non era più quella che lui aveva conosciuto da giovane. Mio padre si lamentava della stessa cosa con suo figlio, cioè io, trent’anni più tardi, nella Firenze degli anni Novanta. Io, per fortuna, ho interrotto la catena del lamento, e non me ne pento.
Le città cambiano volto, mutano nel tempo caratteristiche e benevolenza. E cambia anche la nostra percezione, il sentimento che ci mette in relazione al luogo in cui si è vissuto per tanti anni. È normale che accada. Mi ritrovo però a vivere in una città, Firenze, che ha la popolazione tra le più anziane d’Italia, in un Paese, l’Italia, che è secondo solo al Giappone per vecchiaia.
L’anziano è conservatore per definizione, spirito, natura e antropologia culturale. Che cosa volete che possa partire da Firenze? La rivoluzione dei pannoloni? Via, non ci meravigliamo che l’unica risorsa rimasta a questa città è l’industria turistica! La svendita della città.
Un’antica città di vecchi
Massimo Lensi da Facebook