Gli USA erano e restano il principale pericolo per la pace e la sicurezza internazionale – di Andrea Montagni
Da Biden a Trump cambiano arrangiamento e direttore di orchestra, ma le note son le stesse. E in Europa non siamo messi meglio
Le apparenze (in Europa) non devono ingannare. L’orientamento della nuova leadership degli Stati uniti, che ha abbandonato l’approccio aggressivo dell’amministrazione Biden nei confronti della Russia e che ha smesso di incoraggiare e sostenere l’Ucraina nella guerra, non indica e non significa un cambiamento della natura imperialista degli Stati uniti d’America. L’orrendo massacro in corso a Gaza, le scorribande dell’esercito israeliano in Libano e in Cisgiordania che l’amministrazione Trump spalleggia apertamente sono a ricordarci che le mani dei governanti degli Stati uniti sono sempre sporche del sangue dei popoli. Da Washington i popoli del mondo non possono mai aspettarsi niente di buono!
Per dirla in breve – e con il rischio che l’analisi soffra di una eccessiva semplificazione – nel passaggio di consegne tra Biden e Trump, la classe capitalistica di oligarchi, finanzieri e padroni d’industria che domina negli Stati uniti passa dal tentativo, impersonato dalla politica dei democratici, di perpetrare il ruolo predominante degli Stati uniti su scala mondiale – basato su una ideologia da “nuova frontiera” kennedyana che assegna agli USA e ai suoi alleati il ruolo di portatori della democrazia e della libertà – a quello della destra nazionalista e protezionista, che prende atto del declino americano ma pensa di gestirlo gettando sul tavolo dei rapporti internazionali tutta la forza di quella che resta l’unica potenza mondiale con mire planetarie di controllo e predominio delle economie e dei mercati. Abbandonando qualsiasi maschera e presentandosi come moderni gangster che sbattono in faccia ai loro nemici, ma anche ai loro alleati, le armi del ricatto economico e militare.
Le minacce alla Groenlandia, al Canada, il sostegno aperto alle forze più reazionarie nei paesi europei vanno presi sul serio.
In politica interna, i lavoratori, le donne, gli anziani, i neri, i latini, gli omosessuali soffriranno le conseguenze dirette di una America il cui modello culturale sono i John Wayne dei film della frontiera in cui un mondo di predoni e ladri di terre spadroneggia con la violenza contro i nativi e messicani. Il “nuovo” mondo multipolare a cui pensano gli USA è un mondo di barbarie e di sopraffazione, anche in casa.
Trump era e resta l’uomo che può premere il bottone della guerra termonucleare.
Andrea Montagni