SON DAZZI AMARI

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Il mercante Trump: «O i dazi o la vita!» di Luca Serafini su Clarissa.it
FONTE Sinistrainrete
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Sintesi del breve saggio di Luca Serafini “Il mercante Trump: «O i dazi o la vita!»”

Critica all’approccio di Trump sui dazi

Economisti e osservatori contestano la politica dei dazi di Donald Trump, affermando che si tratta di una tassa sulle importazioni che ricade sui consumatori. Si denuncia anche l’uso della dichiarazione di emergenza nazionale da parte di Trump come un abuso di potere.

Sfondo economico

Dietro le scelte di Trump si cela un problema profondo: il crescente deficit pubblico federale degli Stati Uniti. Questo deficit obbliga il governo a cercare compratori per titoli di Stato per miliardi di dollari ogni anno, imponendo tale necessità su altri paesi.

Strategia di intimidazione

Trump usa la minaccia dei dazi come una leva per costringere altri paesi a comprare debito americano, proponendo un’alternativa brutale: accettare di finanziare il debito americano in cambio della protezione militare degli Stati Uniti.

Piano economico di Trump

Un saggio di Stephen Miran consuelente ascoltato di Trump suggerisce un accordo (Mar-a-Lago Accord) per ripensare il sistema finanziario globale in cui gli alleati dovrebbero finanziare le “zone di sicurezza” americane comprando titoli di Stato a lungo termine. Queste zone sono presentate come un bene pubblico, e il non acquisto di titoli porterebbe a dazi che allontanerebbero i paesi dall’ombrello protettivo americano.

Ricatto duale su Europa

Gli europei sono messi di fronte alla necessità di finanziare il debito americano e di affrontare il costo della sicurezza in Ucraina, demandando così anche oneri di spesa per la difesa agli Stati Uniti.

Riferimenti storici

Serafini menziona precedenti storici simili, come l’approccio di Lyndon Johnson, dove gli Stati Uniti chiesero ai loro alleati di finanziare il loro deficit in cambio di protezione militare, stabilendo una connessione tra debito e difesa.

In conclusione

il saggio esplora come Trump stia utilizzando una strategia di ricatto per rafforzare la posizione economica e finanziaria degli Stati Uniti a spese degli alleati, proponendo un’analisi che esamina i movimenti strategici del presidente in un quadro più ampio di politica economica e relazioni internazionali.

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